«Il vecchio si alzò dal letto e, insieme alla sua amica, si incamminò con passo un po’ claudicante, verso la porta. Lei pose la mano sulla maniglia e guardando il suo amico “mio caro, ci siamo, stiamo per uscire, finalmente. Lo sai, ricordi vero, che io non posso essere al tuo fianco in questa avventura? Sai che ci dobbiamo salutare qui, sulla porta?” Disse con una tenerezza infinita. “Apri questa dannata porta” rispose duramente il vecchio, benché nel suo intimo la amasse. Aprì lentamente, la porta che tanto il vecchio desiderava varcare, e questi gettò uno sguardo ingordo al di là, per muovere immediatamente un primo passo».
“Il vecchio” è uno dei sette, emozionanti racconti presenti nella raccolta “Schegge: Ci sono storie che ti entrano dentro” di Pierferrè. In questa vicenda incontriamo un uomo ultraottantenne che ha vissuto una vita all’insegna dell’avventura e del rischio; nel corso della storia rievoca alcuni momenti, condividendoli con una figura misteriosa che sta al suo fianco, almeno finché egli non decide di oltrepassare una porta, che lo condurrà, questa volta da solo, verso una nuova avventura.
Questo racconto è esemplificativo della bravura dell’autore nel delineare situazioni che sembrano muoversi naturalmente verso una direzione, per poi compiere brusche deviazioni; niente è come sembra in queste storie, in cui anche i personaggi possono modificare il loro atteggiamento o rivelarsi diversi da come apparivano. Mentre ne “Il vecchio” è la situazione a cambiare di significato, e ciò succede anche nella storia intitolata “Ulani”, una delle più intense della raccolta, in altri racconti vi possono essere dei cambiamenti radicali all’interno dell’anima di un personaggio; è il caso di “Ares”, in cui viene presentato un protagonista privo di pietà e di rispetto per la vita altrui, che nell’epilogo dimostra invece di avere a cuore il destino delle persone.
Pierferrè sa gestire con attenzione le sfumature caratteriali dei suoi personaggi, e riesce comprenderli nel profondo; anche quando si trova ad avere a che fare con un essere non umano – un cane – sa dotarlo di una complessità psicologica affascinante.
Nel racconto “Oliver”, che chiude poeticamente la raccolta, incontriamo un Bovaro che si ritrova in una sorta di viaggio di consapevolezza, da cui noi umani possiamo apprendere molto. Ognuno dei racconti contenuti in quest’opera ci porta a riflettere sulla complessità della vita, e sulle scelte che compiamo; lo stile tagliente e brutale dell’autore permette a queste storie di entrarci dentro proprio come schegge, e di non lasciarci più. (Teresa Ciardino)
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