Dopo “Eredità ingombranti”, “Lo stalker”, “Donna avventura avventata”, ecco l’ultimo dei 4 racconti che vi proponiamo, tratti dal libro di Francesca Vitelli“Sirene si nasce”, edito da ilmondodisuk. Un modo per trascorrere con la leggerezza dell’ironia questa quarantena da Covid-19: #restateacasa in compagnia di pagine scoppiettanti ispirate dalla realtà, musa inesauribile dell’autrice. E buona lettura.
La barriera della stanchezza Petronilla l’aveva infranta già da un pezzo. La giornata di inizio agosto era stata una di quelle che sembrano non dover mai finire, in cui l’unico pensiero che tiene in vita un essere umano è la prospettiva di una vacanza.
Alle undici di sera, strisciando dal garage al portone del palazzo, l’ammasso di cellule femminili pregustava una lunga doccia che potesse, anche solo temporaneamente, sciogliere quella melassa di umidità e sudore che l’aveva avvolta come oleoso sudario per l’intera giornata.
La mente vedeva l’acqua scrosciare, avvertiva il delicato bouquet del sapone, pregustava la sensazione di freschezza ristoratrice, immaginava la carezza di un telo di spugna morbido, cominciando a scivolare in un tempo e una dimensione nella quale si può abbassare la guardia: l’entrare in casa propria, nel proprio mondo, dove le cose sono come piacciono. Niente lotte, niente compromessi, niente estenuanti acrobazie diplomatiche. Il proprio spazio fatto di colori, odori, abitudini.
Spesso, però, la mente guarda troppo in avanti.
Entrata nel palazzo, Petronilla fu accolta dalle tenebre. Era la terza volta in un mese e mentalmente ripassò il dialogo che l’indomani mattina avrebbe avuto al telefono con l’amministratore. Non le importava se alla prossima riunione tutti l’avrebbero guardata confermando l’opinione che hanno di lei: una rompipalle.
Arrivata a infilare la chiave nella toppa della porta di casa, quando la meta era quasi raggiunta, tutte le rilassanti visioni del cervello le si accartocciarono in un videoclip di musica metal in cui i decibel e le immagini congiuravano per farla stramazzare al suolo.
La chiave prima si bloccò e poi si spezzò. Metà dentro e metà in mano. Petronilla si domandò se in una vita precedente avesse commesso un eccidio. Perché questa punizione? Perché tali prove e cimenti? Si era forse, inconsapevolmente, messa alla ricerca del Santo Graal?
Si trascinò due piani più su e bussò all’uscio della sorella che, al vederla in un tale stato di prostrazione, temette il peggio.
Investita dal solo fascio di luce proveniente dal lume nell’ingresso della casa, con uno sguardo allucinato, brandendo un moncone metallico spiegò: «Quel deficiente dell’amministratore! Domani lo strozzo! Siamo di nuovo al buio e mi si è spezzata la chiave nella toppa».
«Dormi da me e domattina risolviamo».
«No, grazie, voglio andare a casa mia».
«Se non vuoi arrampicarti sulla grondaia e rompere il vetro di un balcone, la vedo difficile…».
«Chiamiamo Robert!».
«Robert è il nostro collaboratore domestico non Spiderman…».
«Ma lui ha un altro mazzo di chiavi».
Robert, fido e silente filippino, svegliato nel cuore della notte, accorse. Biascicando incomprensibili improperi, inciampò tre volte nel buio.
Guardati mestamente la toppa, il moncone metallico nelle mani di Petronilla e la di lei sorella in camicia da notte, non proferì verbo.
«Robert, cosa ne pensi?».
«Lady, no key».
Benché Robert risieda e viva in Italia da tempo, l’idioma locale non ha mai suscitato interesse in lui, quello anglosassone lo pratica per lo stretto necessario. Perciò, le comunicazioni tra loro hanno assunto il carattere di quelle tra vecchi coniugi: asciutta stringatezza.
«Chiamiamo una ditta di pronto intervento», disse Petronilla.
«E dove la troviamo?», chiese la sorella che, per altezza e magrezza, con una nivea camicia da notte indosso aveva tutte le sembianze di un fantasma.
«Telefono a Carla, lei amministra un condomino e conoscerà sicuramente qualcuno».
«Petronilla è mezzanotte».
«E allora? Il pronto intervento serve per le emergenze a qualunque ora».
«Quelli sono i pompieri e gli ospedali non i fabbri…».
«Pronto, Carla, sono Petronilla, mica dormivi? Ah, sì? Scusa ma ho bisogno di un piccolo favore. Mi si è spezzata la chiave nella serratura di casa, non riesco a entrare, non è che potresti darmi il recapito telefonico di una agenzia di pronto intervento? No, non posso dormire da mia sorella, è fuori con la famiglia. Come, non rispondono di notte e che pronto intervento è?».
A Petronilla sembrava che sul volto della sorella stesse aleggiando un ghigno, l’aveva colta in fallo a mentire spudoratamente.
«Bene, adesso vieni a dormire da me?».
«No, devo risolvere. Adesso chiamo Armida».
«Armida?».
«Sì, forse conosce qualcuno.
«Sì, la neuro. Magari non guasterebbe».
«Pronto, Armida, ti ho svegliata? Scusa tanto, ho bisogno di aiuto, conosceresti per caso un fabbro che possa venire adesso a casa mia? Mi si è spezzata la chiave nella toppa. Sì, grazie, aspetto e appunto il numero».
Terminata la telefonata, Petronilla compose un altro numero e dette l’indirizzo.
La sorella la guardò incredula.
Dopo poco si sentì inciampare nelle scale e si udì un italico sacramentare.
«Buonasera, signora. Mi faccia luce con la torcia e vediamo cosa si può fare».
L’aitante giovane si accosciò per ispezionare la toppa.
All’improvviso si fermò, avvertendo un ronzio.
«Ma c’è un allarme inserito?».
«No, l’ho staccato».
«E cosa è questo ronzio?».
«Questo ronron? Non è un ronzio è una persona che russa».
«Come, qui sul pianerottolo?».
Petronilla spostò il fascio di luce della torcia che investì una figura maschile seduta su uno scalino con la schiena appoggiata al muro.
Il fabbro fece un balzo indietro e Petronilla lo rassicurò: «Non si preoccupi, è solo Robert, il nostro collaboratore filippino».
Il fabbro lo guardò riflettendo che in fondo il colonialismo non è tramontato se ci sono ancora persone che fanno dormire i loro collaboratori domestici accasciati sulle scale fuori dalla porta di casa…
Ripreso il lavoro di osservazione della serratura, il fabbro, dopo poco, si fermò di nuovo.
Sentì un secondo ronzio.
«Signora, si sente un altro ronzio ma per caso ha due diversi antifurti?».
«No, questa è mia sorella».
L’uomo la guardò senza capire. Petronilla spostò il fascio di luce della torcia verso l’altro lato delle scale dove una signora in camicia da notte bianca dormiva con la testa poggiata al muro.
Prima di rimettersi all’opera, il fabbro guardò Petronilla e le domandò: «Prima che ricominci, ci sono altre persone accampate nei dintorni?».
«No, siamo solo noi, può procedere…».
In capo a dieci minuti, l’aitante giovanotto estrasse il moncone metallico dalla toppa e si rivolse a Petronilla per chiederle una seconda chiave.
Petronilla si diresse spedita verso Robert e tentò di svegliarlo ma il suo era sonno di piombo. Spazientita, lo sollecitò: «Su venga qui e gli frughi nelle tasche, deve averla messa lì».
Il fabbro la guardò smarrito e con la testa fece un cenno di diniego.
«Quante storie, le passo la torcia, almeno faccia luce!».
Intenta a girare Robert su un fianco, alla ricerca della chiave, non si accorse dei passi che nel buio si avvicinavano. Il figlio della vicina di casa stava rincasando, illuminando il proprio cammino con il telefono cellulare quando scorse una donna di spalle muovere un cadavere, mentre un complice, con accanto una cassetta di attrezzi da scasso, le faceva luce con una torcia. Sull’altra parete il cadavere di una donna.
Che fare? Scappare? Urlare?
Raccolto il coraggio, il ragazzo dette il via a un ululato.
All’improvviso i cadaveri si rianimarono, la ladra di spalle si girò e, come un’ossessa, gli gridò contro, mentre il complice assunse un’aria sconvolta.
Tre porte si spalancarono sul pianerottolo e la somma dei rispettivi fasci di luce che ne fuoriuscivano rischiararono la scena.
Mezz’ora più tardi Robert e la sorella di Petronilla dormivano nei loro letti, i vicini di casa consideravano che sì Petronilla è proprio una rompipalle, mentre il fabbro stava pensando a quali numeri giocarsi l’indomani al Lotto.
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ENTERPRISINGIRLS
Troverete il racconto, insieme agli altri 3, anche sul sito dell’associazione e potrete scaricarne il pdf
cliccando questo link https://enterprisingirls.it/iorestoacasa–con-le-sirene.htm
IL LIBRO
Un gruppo di amiche racconta la vita infrangendo tabù con una predilezione per il politicamente scorretto. Una galleria di personaggi femminili mette in scena le piccole grandi avventure quotidiane, scardinando lo stereotipo che vuole le donne incapaci di solidale sostegno e complicità. Il rapporto con gli uomini, il potere, il lavoro, l’amore, il sesso, la bellezza e il passare del tempo scorrono fluidi in queste pagine in cui ironia e leggerezza sono magistralmente illustrate da Maria Siricio. Parole e immagini unite da una sottile, elegante, scoppiettante, irrefrenabile ironia.
L’AUTRICE
Francesca Vitelli nasce a Napoli nel 1968, si laurea in Scienze Politiche e sceglie la libera professione di consulente di enti pubblici, associazioni e imprese. Per il suo quarto compleanno, la madrina le regala una macchina da scrivere arancione ed è amore a prima vista. Scrivere è la sua passione; farlo con ironia, un talento. Ha pubblicato saggi economici e racconti. Incontra persone, viaggia, ascolta, osserva e nella sua mente prendono corpo visioni che finiscono sulla carta.
In pagina, illustrazioni di Maria Carolina Siricio tratte dal libro