Da circa un’ora una zanzara (culex pipiens) mi gira intorno tentando di colpirmi; è sempre la stessa, di questo sono sicuro. La vedo che cala, con giri sempre più stretti, cercando di planare sul mio braccio. Resto fermo, immobile, non muovo nemmeno il giornale che sto leggendo.
Scende piano ma quando è quasi giunta alla meta si accorge della mia mano alzata e con uno scarto di lato, vola via per poi ritornare dopo poco. Certo spera in un mio momento di distrazione; ma, in realtà, io non voglio ucciderla e non per una improbabile rispetto per tutte le creature viventi quanto piuttosto per un piano ben preciso: una volta presa voglio strapparle un’ala o una zampa e poi lasciarla libera in modo che possa andare dalle altre zanzare e dire: attenzione, non andate da quell’uomo, è un sadico.
Mi sembra un piano abbastanza semplice eppure non è di facile attuazione. Occorre aggiungere qualche osservazione non di poco conto, osservazioni che spiegano l’insuccesso del mio progetto.
Da qualche tempo ho notato che le zanzare, quelle di una volta, grandi con la corazza bruna che ti arrivavano addosso facendosi precedere dal loro caratteristico verso non esistono più. Insomma quelle che ormai ci volano attorno, sono piccole, nere e, soprattutto, non fanno più quel loro caratteristico zzzz!
Non so dare una spiegazione scientifica; forse anche questi insetti, in una continua migrazione, si sono congiunte con altre specie dando vita a questo nuovo insetto che ormai regna indisturbato. La migrazione che per l’uomo, ha più vantaggi che svantaggi, vale anche per questi fastidiosi insetti perché in questa loro mutazione sono diventate più aggressive, insidiose.
Devo anche dire che questo mio proposito è solo l’ultimo espediente messo in campo e del quale, per la verità, non ho ancora verificato la validità.
Sì, perché in un primo tempo, ho cercato di difendermi in un modo che ritenevo drastico e definitivo. Mi sono informato sui diversi mezzi, diciamo scientifici, per eliminare il fastidioso volatile; li ho provati tutti ma, ammetto, senza essere pienamente soddisfatto.
Prendiamo, ad esempio, la lampada che le attira e le frigge; sì perché il rumore che emettono rimanda proprio al calare di un cibo nell’olio bollente. Ebbene confesso che proprio quel sibilo, sia pure breve, mi infastidisce senza considerare la poltiglia che dopo devo eliminare dalla lampada. Il classico zampirone, a parte che metà si spezza diventando inservibile, non ha dato i risultati che io ricordavo quando lo usava mia madre e le più moderne candele di cera fanno troppo fumo e, spesso, imbrattano i pavimenti.
La scienza, allora, ho pensato certo ti viene in aiuto; basta restare una sera davanti ad un qualsiasi programma televisivo, e l’elenco di prodotti suggeriti diventa lunghissimo. Occorre solo decidere. Ritorno a casa con una busta piena di boccettine con pennellino, tubetti di crema e bombolette spray. Ai prodotti chiesti da me ho aggiunto quelli consigliate dal farmacista.
Ho trascorso un discreto tempo a leggere attentamente le istruzioni: attenti ai bambini, e non usare in presenza di donne gravide. Ecco almeno questo rischio non lo corro. Semmai una maggiore chiarezza l’avrei pretesa sulla modalità per aprire agevolmente i contenitori. Anche in questo caso, come per i medicinali o per l’acqua minerale, ho notato che più il numero di anziani aumenta e più diventa difficile servirsi di questi prodotti. Almeno la bottiglia d’acqua, con l’aiuto di una pinza e dopo qualche sforzo riesco ad aprirla mentre la boccettina del medicinale, quella, per intenderci, con il tappo da spingere e poi girare, devo ammettere che è la causa delle mie sussurrate, colorite imprecazioni che, per pudore, non oso ripetere.
Ma ritorniamo alla serie di bombolette e creme che ho sistemato, allineate, sul tavolo di cucina. Se devo confessare di aver trovato un criterio, diciamo scientifico, per decidere quale utilizzare, direi, lo ammetto, una bugia. Forse il colore della bomboletta o la lunga immagine di tutti gli insetti possibili, compresi scarafaggi, che il prodotto assicura di eliminare, mi hanno convinto.
Eccomi lucido e puzzolente, dopo essermi accuratamente spalmato, pronto per la prova generale; esco sul balcone e passeggio avanti e indietro, lo ammetto, con spavalda aria di sfida. Non ho sentito la puntura ma un ponfo sulla gamba, che non ricordavo di avere, mi suggerisce di desistere e comincio a grattarmi furiosamente. Conclusione: miglior risultato non ho attenuto da creme e spray vari considerando anche il fastidioso odore che lasciano sulla pelle. Quindi ho bandito ogni prodotto farmaceutico.
Le zanzare, naturalmente, hanno approvato la mia decisione e io ho dovuto escogitare altri sistemi. Sono passato a metodi, per così dire, casalinghi: il mezzo limone in cui sono stati introdotti dei chiodi di garofano, la pianta di basilico sul comodino, ma, anche in questo caso, a parte il buon odore, nel caso del basilico, non ho ottenuto alcun successo: in verità mi sono rifiutato di utilizzare la carta moschicida, come qualcuno pure mi suggeriva. Vedrai, diceva, l’appiccicosa decorazione, disposta in punti strategici, le attira così come attira le mosche. Confesso, a me quell’ostentato trofeo con mosche, mosconi ed insetti vari, appiccicati ed impossibilitati a muoversi, in attesa della morte, mi fa veramente schifo.   
Tutto questo è la premessa; ecco perché ho pensato di stabilire, come dicevo, un diverso approccio con le zanzare: io non vi ammazzo e, dopo avervi catturate, vi lascio libere ma, appunto, non senza prima avervi tolto un’ala o altra parte del piccolissimo organismo. È, insomma, un avvertimento; come a dire diffondete la voce che con me è meglio stare alla larga.  
Ora sono da ore in attesa di verificare la validità di questo mio estremo stratagemma. Ecco, ora la zanzara, come dicevo, è arrivata; evidentemente sta studiando il campo per capire quale sia il punto debole dal quale attaccare. Le donne di casa mi girano anche loro intorno ma non hanno il coraggio di chiedere che cosa sto facendo; il sospetto di un mio malore è evidente nelle loro espressioni. Sorrido senza muovere troppo la testa ottenendo, così, un risultato ancora più allarmante. Il ghigno del mio viso, infatti, somiglia troppo al nefasto risultato di un ictus per cui sono costretto a muovermi e parlare per tranquillizzarle.
Ecco, la zanzara è volata via. Ma io sono testardo, dalla poltrona non mi muovo, qui deve ritornare, lo so e io l’aspetto.   Eccola, sono sicuro, l’ombra che mi è volata davanti gli occhi non può che essere la zanzara. Occorre avere pazienza ed aspettare restando immobile.
Eccola; è di nuovo quasi ferma sul mio braccio destro; forse non vedendo la mia mano sinistra in alto, è perplessa non capisce che cosa stia accadendo. E scende, piano, direi indecisa; si ferma pochi centimetri sopra la mia pelle; aspetto; si ferma, cala, si posa. Il tempo di un nano secondo e splasc! la mano sinistra cala inesorabile.
Non è stata veloce a capire il pericolo che stava correndo. Ora guardo; sul braccio una poltiglia di sangue; certo il mio sangue, quello che mia ha succhiato, prima, sul balcone; forse proprio questo l’ha resa pesante e lenta nei movimenti. Ecco, mi sono vendicato. Vorrà dire che l’esperimento lo inizio domani.

Foto da Pixabay
L’AUTORE
Riflessioni sul quotidiano e racconti ispirati alla realtà. Francesco Divenuto ci affida le sue esperienze quotidiane a storie e brevi racconti che ci fanno sorridete e riflettere, sempre in un stile leggero ma curato e a tratti poetico.
Già professore ordinario di storia dell’architettura all’università Federico II di Napoli, ha anche scritto numerosi saggi su riviste specializzate e d due romanzi “Il capitello dell’imperatore. Capri: storie di luoghi, di persone e di cose” e “Vento di desideri “(edizioni scientifiche italiane). Tra gli ultimi libri realizzati, quelli a più voci dal titolo La casa nel Parco. Un giorno tra il Museo e il Real Bosco di Capodimonte (AGE 2020), Agorà, ombre e storia nelle piazze di Napoli (La Valle del Tempo, 2021) curati con Clorinda Irace e Mario Rovinello, e Un giorno lungo una vita. Storie di tanti e di noi stessi (La Valle del Tempo 2024) dove raccoglie anche alcuni racconti pubblicati sul nostro portale come quello intitolato “Madre”.  

RISPONDI

This site is protected by reCAPTCHA and the Google Privacy Policy and Terms of Service apply.