Pubblichiamo di seguito una breve riflessione di Francesco Divenuto partendo da un’agenda di famiglia.
Consultare la vecchia agenda di famiglia, che gira da anni per casa, può provocare un trauma con danni incalcolabili fino alla perdita del proprio equilibrio mentale.
Fra nomi cancellati, perché senza più un “padrone”, nomi di amici e parenti ormai lontani e dimenticati, e nomi che non corrispondono più a nessuna persona nota, sfogliare queste pagine, consumate dal tempo, è come entrare in un cimitero abbandonato.
Se conto i nomi che ancora rivestono una loro utilità mi accorgo che non raggiungo un numero elevato per cui già cercarla, l’agenda, sepolta sotto libri, bollette pagate e posta inevasa, può risultare un’impresa.
Alla fine, il più delle volte, non ricordo più perché volevo consultarla cioè quale nome stavo cercando e perché. Forse un’urgente riparazione? Un medico? Qualche amico al quale chiedere un consiglio? Forse solo un pensiero che, con la stessa rapidità con la quale si è presentato alla nostra mente, ora è svanito; e se dovesse ritornare sarà difficile riconoscerlo.
Tutta questa riflessione porta a una conclusione, ossia a valutare l’inutilità della rubrica. Occorre ripensarla in nuovi termini. E non è cosa facile.
La soluzione più semplice sarebbe quella di trascrivere, in una nuova agenda, i nomi utili e lasciare che la memora dimentichi tutti gli altri.
Operazione semplice e, soprattutto, rapida, forse troppo rapida per cui, una volta chiusa la nuova agenda, un disagio, una sorta di malessere, mi assale e non riesco a comprenderne la ragione.
Riapro, foglio per foglio, ed allora tutto mi appare chiaro. Intere pagine, e non soltanto quelle della W, J, K o Z, ma anche altre risultano vuote, bianche senza un nome. Ho l’impressione che la mia vita si sia accorciata enormemente. Resto perplesso e poi un pensiero riaffiora.
Nella vecchia agenda, tutti quei nomi, sì anche quelli ripetuti, sostituiti o cancellati definitivamente, riflettono la mia vita, i lunghi anni trascorsi, sono parte di me. Come posso, coì leggermente, liberarmene, lasciarli andare senza un ricordo; ogni numero rimanda a persone, avvenimenti, stagioni della mia esistenza; non posso cancellare tutto semplicemente distruggendo la vecchia agenda.
Ho deciso: formerò una seconda agenda sulla cui copertina scriverò “Agenda di ieri” mentre su quella, per così dire, in corso, scriverò: “Agenda di oggi”. Ogni inizio di nuovo anno formerò una nuova rubrica mentre in quella di ieri, sempre la stessa, aggiungerò i nomi di persone che, per qualche motivo, saranno uscite dalla mia vita. È deciso, pausa caffè e domani al lavoro.
Ricomincio. Prima decisione: se, ad un nome non corrisponde nessun ricordo particolare, se non riesco a collegarlo a persona nota ecco che quel nome è pronto per trasmigrare sull’Agenda di ieri. Sembra un criterio facile e invece…dopo qualche nome devo ammettere che il lavoro è meno facile di quanto credessi.
Improvvisi ricordi, incertezze e soprattutto i dubbi inceppano il lavoro; ma il vero problema è un altro e, temo, insormontabile.
Nella vecchia agenda, inseriti fra le pagine e nell’ultima di copertina, trovo una serie di foglietti, di diverso formato, colore e con scritture diverse. Alcuni soltanto un numero senza alcun nome; per questi l’unico destino è l’eliminazione. La maggior parte, invece, è caratterizzata da indicazioni alquanto personali.
Leggo, ad esempio: “il cugino di Luigi (idraulico)” oppure, “il salumiere del vicolo appresso” o anche “la zia di Rosetta (sarta). Nessuno dei numeri appartiene ad un cellulare; probabile segno di anzianità degli appunti?
Quale criterio scegliere per riportarli nell’agenda di ieri? Forse con la qualifica, per cui avremo un idraulico, un salumiere ed una sarta? Potrebbe essere un criterio valido. Resta, però, la curiosità di capire meglio; ad esempio l’idraulico è Luigi o il cugino? E così per gli altri numeri.
Ma la domanda di fondo alla quale è difficile dare una risposta resta: chi ha scritto questi numeri e quanto tempo fa? Le persone indicate sono ancora esistenti? Telefonare e chiedere “Siete vivo”? Mi sembra indelicato ed allora senza certezze tutta l’operazione “agenda di ieri” viene meno, non ha senso. Se ad ogni nome non riesco a collegare una persona, un momento preciso della vita che è passata nella mia casa, tutto crolla. Sono sconosciuti che tale resteranno, per sempre. Non riesco a trovare una via di uscita; ogni idea, criterio ritenuto utile ad una ulteriore verifica crolla dimostrando la sua inutilità.
Troppi fili si intrecciano ma non formano un ordito quanto, piuttosto, una matassa senza significato. Alla fine, dopo la pausa di qualche giorno, capisco dove sta l’errore. Pretendere di mantenere in vita cose, momenti e persone del passato non ha senso. Mi convinco che l’idea dell’agenda di ieri” come ho chiamato quella rubrica nella quale far approdare tutto quanto ancora resta nella vecchia rubrica telefonica di famiglia, è una sciocchezza.
L’unica realtà è l’agenda di oggi. Certo pochi nomi, come del resto poche sono le persone di cui ho bisogno come poche sono quelle che ricordo. Le pagine si assottigliano come, del resto, sono diminuiti i miei giorni.
Tutto si tiene, tutto ha un senso.
«Ma scusa, mi suggerisce mia moglie, utilizza la rubrica del cellulare senza porti tutti questi inutili problemi». La praticità delle donne risulta vincente.
Foto di Edar da Pixabay
L’AUTORE
Ordinario di storia dell’architettura all’università Federico II di Napoli, Francesco Divenuto è autore, tra l’altro, di numerosi saggi su riviste specializzate e di due romanzi “Il capitello dell’imperatore. Capri: storie di luoghi, di persone e di cose” e “Vento di desideri “(edizioni scientifiche italiane). Tra gli ultimi libri realizzati, quelli a più voci dal titolo “Napoli: a bordo di una metro sulle tracce della città” coordinato con Guido D’Agostino e Antonio Piscitelli (edizioni scientifiche italiane 2019), La casa nel Parco. Un giorno tra il Museo e il Real Bosco di Capodimonte (AGE 2020) e Agorà, ombre e storia nelle piazze di Napoli (La Valle del Tempo, 2021) curati con Clorinda Irace e Mario Rovinello..
Tra i racconti, pubblicati sul nostro portale, “Variazioni Goldberg”, “Il bar di zio Peppe”, “Carmen e il professore”, “Il flacone verde (o Pietà per George)”, “Lido d’Amore”, “Frinire”, “Primo novembre”, “Due di noi”, “Il trio”, “Quattro camere e servizi”, “Mai di domenica”, “Cirù e Ritù”, “Una notte in corsia”, “Gennaro cerca lavoro (il peccato originale)”, “L’odio”, “Il vaso cinese”, e “Il nuovo parroco”, “L’eredità”, “Una caduta rovinosa”, “Cronaca nera”, “La cartellina rossa”. “L’ultima scelta”, “Un disco rotto”, “Sogno di un giorno di mezzo agosto”, “Il mare verde”, “L’arrosto di Ariosto”, “Madre”. Questo racconto s’intitola “Una battuta di meno e una sposa di troppo”.