La medicina è assurta a scienza dopo infiniti studi che la svincolarono dalla elucubrazione filosofica e dal dogmatismo religioso per sottoporla a sperimentazioni e verifiche: le ‘dimostrazioni necessarie’ e le ‘sensate esperienze’ di Galileo.
Era stato Ippocrate, secoli prima, a disancorarla dalla superstizione affidandola alla ragione, e tuttora la scienza medica ha intorno diversi pianeti ‘alternativi’ basati su energia, frequenze, vibrazioni, campi elettromagnetici ed energetici…
Pianeta particolare è una disciplina della fisica che interpreta la realtà tutta nella sua versione energetica: la Radionica, alla quale si affianca la Radiobiologia che studia gli organismi viventi e legge le malattie come squilibrio energetico.
Fu un neurofisiologo americano, Albert Abrams, dopo gli studi in Europa, a parlare di energie vibrazionali con la possibilità di diagnosticare le malattie e curarle attraverso irradiazioni di campi elettromagnetici. Il grande successo e la carica di Responsabile del dipartimento di medicina non salvarono Adams dalla diffidenza per la diversità delle sue pratiche, ma la ricerca nel campo non s’interruppe.
Nel 1937 a Napoli Giambattista Callegari, libero ricercatore in fisica e radiobiologia, studia le teorie del biologo G. Lakhovski, ripercorre l’esperimento dei Gerani’ e, nel 1939, realizza un circuito risonatore. Dopo la guerra, in Francia, formula la K-ipotesi con la successiva verifica strumentale a Napoli nel 1945.
L’ enunciazione dell’effetto K, o Radionico, si concretizza nel K-Radiomicrometro D R C (Dispositivo Radionico Callegari), prototipo di quella che sarà la CRC (Centrale radionica Callegari), circuito radionico col quale s’interpreta la materia nella sua essenza di energia elettromagnetica.
Premi e riconoscimenti internazionali non mancano al fondatore della Radionica, il nuovo metodo di studio delle condizioni fisiche, emozionali ed energetiche di un soggetto. Tra i collaboratori di Callegari è un chimico che si è dedicato anche allo studio della fisica e che, negli anni Cinquanta, si è cimentato brillantemente nella fabbricazione di raffinatissime essenze per profumi e liquori.
Il suo piccolo laboratorio in un cortile antico di via Sant’Anna dei Lombardi è un vivaio di cultura, e non solo scientifica, perché Raffaele Troise considera la conoscenza umanistica indispensabile a qualsiasi iniziativa della mente e della ragione. Nella sua creatività di sperimentatore, s’impegna nella costituzione di società per la fabbricazione di tubi al neon e per la rigenerazione di tubi catodici.
La sua irrequietezza intellettuale lo conduce all’incontro con Callegari: nasce un’amicizia che va oltre l’intesa scientifica e i due si complementarizzano tra loro sia nello studio che nell’attività di realizzare e produrre in pratica la C. R. C. Ce ne parla il figlio Massimo, continuatore, insieme al fratello Giuseppe, delle ricerche e dell’attività paterna.
«Studiosi e ricercatori all’avanguardia delle scienze spesso discutevano qui fino a notte alta» ci dice Massimo che, col fratello e fin da bambino, spesso vi assisteva in disparte. «Mio padre aveva ‘addomesticato’ le forze energetiche per utilizzarle a vantaggio della salute dell’uomo, aveva sperimentato a fini pratici lo studio delle piramidi con le loro proprietà di conservazione e di generazione di energia. La vastità del campo di applicazione della “Centrale Radionica Callegari” lo affascinò subito e dette inizio a uno scambio di esperienze e a una collaborazione nella ricerca che durarono tutta la vita» .
Suo padre sperimentava personalmente i risultati dei suoi studi?
Sì, come molti degli studiosi di allora. Con Callegari, decisero di gestire la loro ricerca con discrezione e riserbo, attribuendo i risultati delle loro esperienze a qualcosa più grande di loro. Di comune accordo, si rifiutarono di dare in pasto al mercato questi miracoli.
Perché miracoli?
La scoperta di frequenze complementari che tendono a ripristinare la frequenza che corrisponde alla sanitas attraverso lo studio di energie sottili è un miracolo. Nel 1972, per merito di Teodoro Guerra, è stato inaugurato il Centro di Radionica Sperimentale quale riferimento per tutti gli scienziati interessati alla Radionica e alle sue sperimentazioni. Oltre al CRS, gli operatori hanno continuato a sviluppare, presso le proprie sedi, conservando i contatti col mondo accademico, lo studio teorico-pratico della Radionica a fini diagnostici e terapeutici.
Chi usa oggi la centralina radiobiologica in modo ufficiale?
Medici, ricercatori, alcuni ospedali, i centri di ricerca dell’università di Friburgo, a Sidney, in Russia, a Pechino.
L’associazione che porta il nome di Callegari si propone qualche fine altrettanto ideale?
Sì sono organizzati per la sperimentazione dei gruppi di lavoro su base nazionale.
E il lavoro di suo padre? Viene citato?
Molti dei ricercatori che usano la centralina la commissionano a noi quali depositari dei dettami di Callegari.
La centralina dei miracoli che ha varcato il post-industriale, ma che inserisce il proprio battito nell’armonia del cosmo. C’è anche in voi quel ‘riserbo’ che ha impedito a vostro padre di industrializzare il prodotto?
Abbiamo sempre pensato di non voler finire in pasto a una pubblicità consumistica, cosa che purtroppo avviene da tempo per tanti che hanno sviluppato teorie e apparecchiature ricollegare alla Radionica, ma differenti nei presupposti teorici dalla teoria di Callegari.
Questo perseverare in una virtù che è anche rinunzia non le sembra eccessivo?Non parlerei di virtù, avendo ereditato quel credo etico “pro Scienza e Socialità” che ha sempre caratterizzato lo studio di Giambattista Callegari.
Guardarsi intorno in questo spazio che prende aria e luce dal cortile ci riporta a quanto scrisse di Raffaele Troise un suo convinto collaboratore e sostenitore, Oreste Bellini, illustratore scientifico del centro di radionica Callegari e cofondatore del Centro ricerche scientifiche Callegari sezione Calabria: “Questa stanzetta merita il rispetto sacrale che si ha per i templi della scienza. Qui le centraline Callegari, piccoli gioielli di tecnica fatti a mano, vengono costruite da Raffaele Troise, chimico di vasta esperienza che, insieme a Callegari, ha dato un contribuito innovativo alla radionica. In questo crocevia di uomini di scienza e di filosofia, Troise polarizzava l’interesse e, qualsiasi progetto scientifico si ideasse, riusciva a realizzarlo.e a effettuare esperimenti non solo teorici, ma pratici come quelli sulla piramide, resi possibili non solo dalla sua scienza, ma dalla sua arte.”
Massimo e Giuseppe, come pensate di ufficializzare questo vostro lavoro da monaci cistercensi?
Sarebbe necessario un atteggiamento più aperto da parte del mondo accademico e una campagna sperimentale che mettesse in luce la scientificità del metodo. Si rende conto in quale vortice di diffidenza, di interessi opposti, di meccanismi mossi dalla filosofia del guadagno a tutti i costi finiremmo per trovarci?
Meglio sperare nei miracoli. Mi dica dell’altra attività del vostro laboratorio nelle quali rientra l’ utilizzazione della “Veltistina”, prodotto spagirico, secondo metodi per i quali scomodiamo Galeno e Paracelso.
Alla scuola di medicina costituzionalista del professore Pier Nicola Gregoraci, allievo del Cardarelli, partecipò il dottor Antonio Mobilio che utilizzò le proprietà curative della Veltistina della quale è stato assiduo sperimentatore.
Inoltriamoci nel pianeta. O continente, Veltistina e del suo coltivatore diretto, il professore Gregoraci, medico dei Borbone e dei Savoia che ha allevato generazioni di studiosi: ultimo allievo l’indimenticabile dottor Mobilio, autore di un testo che tuttora fa scuola. Suo collaboratore, Raffaele Troise, che ha operato col metodo di medicina galenica quella alchimia sulla complessità della materia trattata.
Nel laboratorio Troise gli alambicchi, le bottigline trasparenti, le piramidi e un numero indefinibile di lettere, testimonianze, rassegne di studi, fotografie delle varie tappe del percorso del suo fondatore ne testimoniano la fertilità del pensiero, la vivida sete di conoscenza che l’ indusse a cercare nelle pieghe segrete dell’essere il rimedio per curare con scienza e coscienza chi soffre.
Un giuramento al quale Troise ha tenuto fede pur senza averlo pronunciato, nel nome di un’etica di pensiero e di vita che ha dato i suoi frutti e che andrebbe finalmente riconosciuta oggi che la vita sembra aver perduto molti dei requisiti che ne rendevano auspicabile l’eternità. Che il mondo accademico si lasci coinvolgere nella campagna sperimentale auspicata dai fratelli Troise sarebbe un miracolo minore di quelli nati dallo studio e dalla dedizione dei giovani scienziati di allora in nome del loro credo “Pro Scienza e Socialità”, agitato dai loro eredi come la bandiera di un rinnovamento che potrebbe contribuire a curare le disarmonie del mondo.
Giuseppe e Massimo Troise questo credo l’ hanno ereditato fin da ragazzi, tra le pareti di questo laboratorio-convivio dai loro maestri che forse credevano nell’esistenza siderale dei miracoli, ma che hanno dedicato sé stessi e la loro vita perché si realizzassero su questa terra.