Guardando la luna. La interroga il giovane favoloso, Giacomo leopardi. Ancor prima il genio poetico e teatrale di Shakespeare la definisce una ladra ardente, che strappa al sole il suo pallido fuoco.
Mentre un proverbio francese paragona la sua mutevolezza all’opinione della donna. In ogni caso, lei, fulgida, triste o pittoresca lascia un’orma immortale.
Ed è sotto il suo magico chiarore che s’incontrano due differenti generazioni di artisti, il sannita Giuseppe Leone e il sarnese Max Coppeta.
Guardando la luna, infatti, è il titolo della mostra che rientra nella rassegna partenopea “Camere d’arte” organizzata dal Relais del Métis, alla sua seconda edizione. Inaugurazione, domenica 17 dicembre, alle 17.
Spiega la curatrice, Stefania Trotta: «L’esposizione è una dedica d’arte a quel puntino luminoso che da sempre illumina le nostre notti e i nostri pensieri. La luna, con la sua silhouette così misteriosa e rarefatta è stata la musa di una miriade di poeti, letterati, registi e ovviamente artisti: dalle Osservazioni delle fasi lunari, finemente disegnate ad acquerello da Galileo Galilei, allo splendore che emana su Venezia ne La Vigilia di Santa Marta nel dipinto del Canaletto… Infine come dimenticare Moonwalk di Andy Warhol che rende omaggio ai primi passi di Neil Armstrong e i famosi Moon Mirror di Anish Kapoor, con le loro superfici specchiate in acciaio e lacca».
E, adesso, nella raffinata cornice del Métis, in via Cappella Vecchia 23, a pochi passi dall’elegante piazza dei Martiri, centro nevralgico del quartiere Chiaia, vicinissimo alla ritrovata libreria Feltrinelli, affollato punto d’incontro partenopeo, i due artisti sperimentano le loro affinità e divergenze, esplorando l’archetipo femminile per eccellenza, unico satellite naturale della Terra.
Leone, nato a Buonalbergo nella seconda metà degli anni quaranta, già maestro di tecniche pittoriche all’Accademia di belle arti di Napoli, ha l’animo sognante dell’artista che cerca nella metafora e nella materia del colore i misteri della vita, il fascino dell’esistenza, l’incantesimo della memoria.
Classe 1980, Coppeta ha un approccio scenografico con l’arte che gli deriva dalla propria formazione artistica. Un sguardo multimediale, il suo, che nel 2012 lo spinge verso ‘‘Piogge sintetiche’’, percorso esperienziale e visionario che gli fa utilizzare prodotti chimici e tossici per simulare i misteri della natura; conquistando importanti spazi espositivi a Napoli, Milano, Torino, Venezia, Los Angeles e Singapore.
Relais Métis/ Joseph Leone and Max Coppeta meet looking at the moon. Exploring visions and metaphors
Looking at the moon. The fabulous young man, Giacomo Leopardi, interrogates her. Even earlier Shakespeare’s poetic and theatrical genius calls her a fiery thief, tearing the sun from its pale fire.
While a French proverb compares her changeability to a woman’s opinion. Either way, she, shining, sad or picturesque leaves an immortal footprint.
And it is under her magical radiance that two different generations of artists, the Samnite Giuseppe Leone and the Sarnese, Max Coppeta, meet.
Looking at the moon, in fact, is the title of the exhibition that is part of the Neapolitan review “Rooms of Art” organized by the Métis Rélais, in its second edition.
Explains the curator, Stefania Trotta: “The exhibition is an art dedication to that bright dot that has always illuminated our nights and our thoughts. The moon, with its silhouette so mysterious and rarefied, has been the muse of a myriad of poets, writers, filmmakers and, of course, artists: from the Observations of the Moon Phases, finely drawn in watercolor by Galileo Galilei, to the splendor that emanates over Venice in The Eve of Santa Marta in Canaletto’s painting… Finally, how can we forget Andy Warhol’s Moonwalk, which pays homage to Neil Armstrong’s first steps, and Anish Kapoor’s famous Moon Mirrors, with their mirrored surfaces of steel and lacquer.”
And, now, in the sophisticated setting of Métis, at 23 Via Cappella Vecchia, just a few steps from the elegant Piazza dei Martiri, the nerve center of the Chiaia district, very close to the restored Feltrinelli bookstore, a crowded Neapolitan meeting point, the two artists are experimenting their affinities and divergences by exploring the female archetype par excellence, Earth’s only natural satellite.
Leone, born in Buonalbergo in the second half of the 1940s, formerly a master of painting techniques at the Academy of Fine Arts in Naples, has the dreamy soul of the artist who seeks in metaphor and in the materia of color the mysteries of life, the fascination of existence, the charm of memory.
Born in 1980, Coppeta’s scenographic approach to art stems from his artistic training. A multimedia gaze, his, that in 2012 pushed him toward ”Synthetic Rains,” an adventurous and visionary path that makes him use chemicals and toxic products to simulate the mysteries of nature; conquering important exhibition spaces in Naples, Milan, Turin, Venice, Los Angeles and Singapore.