Dimenticato. Nobile esponente del barocco partenopeo, numero uno alla pari di Bernini, invece per il fotografo napoletano Sergio Riccio, che in occasione del Premio Fanzago (5 i vincitore; Achille Bonito Oliva, Alberto Di Pace, Maurizio Marinella, Gennaro Sangiuliano e Fabrizio Vona), proprio alla fine dello scalone firmato, nel settecento, da un altro genio architettonico come Ferdinando Sanfelice, all’ingresso dei saloni di Palazzo serra di Cassano, in alto, ha stesso con le mollette i suoi panni fanzaghiani, gigantografie dei suoi scatti.
Svetta, tra tutti, il capolavoro della Certosa di San Martino con due festoni, ritrovati per caso solamente circa un decennio fa, sepolti nel chiostro della chiesa per volont del suo stesso autore. Fanzago aveva litigato con i monaci certosini e, piuttosto che dargliela vinta, aveva nascosto alcuni dei suoi capolavori. Episodio raccontato da Riccio stesso (di fronte alla sua installazione inaugurata ieri) che illumina la personalit ribelle dello scultore e architetto ingiustamente oscurato.
Lombardo, nato in provincia di Bergamo, Cosimo arrivò a Napoli intorno al 1608, dopo la morte dell’aristocratico padre Ascenzio, per lavorare, insieme ad altri artisti e progettisti, alla ristrutturazione proprio della Certosa e nella citt rimase sino alla fine (1678), lasciando ampia traccia della sua genialit .
E in attesa che una (speriamo prossima) più ampia mostra fotografica di Riccio metta a fuoco per intero la straordinaria opera di Fanzago in citt , vale la pena andare a dare un’occhiata a quelle foto penzolanti (ancora per una settimana)davanti quelle monumentali scale di via Monte di Dio 15.
In foto, i "panni fanzaghiani" di Riccio