Un grande dolore e anche un rimorso. Di non averlo salutato prima che se ne andasse. Luciano D’Alessandro era cos schivo, riservato, un po’ brusco, ma capace anche di grandi slanci. Raccontava con semplicit tutte le belle cose che aveva realizzato, regalando al mondo emozioni visive. Un reporter che aveva nell’obiettivo l’occhio della mente e nel petto sentimenti che molto spesso nascondeva. Si meravigliava a volte, con l’incredulit del bambino, che il suo lavoro ricevesse tanto attenzione.
Per molti era un burbero, invece aveva il cuore tenerissimo. Ricordo quando pazientemente, nel suo “antro solitario” di parco Grifeo, insegnò con generosit alcune cose della macchinetta appena acquistata a me che ero affascinata dalle foto ma non avevo nessuna familiarit tecnica con loro. E rammento una raccomandazione su tutte via il flash, se non c’è luce non si scatta.
Spinto dalla curiosit e dall’innovazione, al contrario di tanti fotografi che la snobbano ancora, aveva sperimentato la rivoluzione digitale, affascinato dalle sue potenzialit , utilizzandola con tutta la sua sapiente esperienza. A noi lascia una luminosa e incancellabile scia di umilt .
CHI ERA
Se n’è andato all’et di 83 anni, dopo una vita da grande fotogiornalista. Nato a Napoli nel 1933, fin dal 1952 ha intrapreso la strada del fotogiornalismo collaborando con le maggiori testate nazionali e internazionali quali "L’Espresso", "Time", "Il Mondo" di Pannunzio,"Life", "Stern", "L’Europeo", "Corriere delle Sera", "Daily Telegraph", "Die Zeit", "Le Monde", "Rinascita", L’Unit …
Ha ricoperto per alcuni anni l’incarico di redattore fotografico de "Il Mattino" di Napoli. Infranse il tabù degli ospedali psichiatrici, negli anni ’60, grazie all’amico Sergio Piro, direttore del manicomio di Materdomini (Nocera Superiore), che gli apr le porte per fotografare "Gli esclusi" domiciliati tra quelle mura.
Per saperne di più
www.lucianodalessandro.com/
Nella foto, Luciano D’Alessandro e uno dei suoi celebri scatti dal manicomio del Salernitano