Il Cantico delle creature composto da S. Francesco negli ultimi anni della sua vita, in un quadro di gravi sofferenze fisiche e profonde prove spirituali, rappresenta uno degli esempi più luminosi della preghiera di lode, ma rivela anche una nuova visione antropologica.
Contestualmente, la laude segna un distacco profondo con la cultura del tempo che vedeva il mondo come fonte di peccato (cfr. La Contemptus mundi del cardinale Lotario, futuro papa Innocenzo III), e sottolinea la connessione globale che investe l’uomo, la natura e Dio stesso. Per Francesco tutto è in relazione.
Attraverso una rivisitazione della Sacra Scrittura, ci permette di intuire come il vertice della Creazione non sia il sesto giorno (la creazione dell’uomo), come si è portati comunemente a credere, ma il settimo: il giorno del riposo di Dio, il giorno in cui Dio trasferisce tutta la forza creatrice attraverso la dinamica delle relazioni.
L’evoluzione creatrice non si arresta ma trova la sua piena e definitiva attuazione nel giorno consacrato da Dio. Ne deriva l’importanza che questo giorno riveste nella cultura ebraica; lo shabbath – il sabato- ( per i cristiani la domenica) rappresenta non solo il giorno del riposo, ma soprattutto il tempo del recupero di tutte le relazioni (cfr. Esodo: non lavorerai né tu, né il tuo schiavo, né il tuo bestiame); è il giorno della pari dignità di tutti gli esseri viventi, il giorno dell’uguaglianza sociale.
La stessa relazione si estende anche alla terra nel settimo anno – detto anno sabbatico – (cfr. Levitico: viene imposto il riposo assoluto della terra), mentre nel cinquantesimo anno (dopo 7 cicli di 7 anni) – a. giubilare – con il condono dei debiti si ripristina la pace sociale.
Riappropriarsi del nostro tempo è la premessa fondamentale per ristabilire ogni relazione. Francesco d’ Assisi parla ancora oggi agli uomini del nostro tempo per ricordarci che non è possibile una vera ecologia integrale senza il recupero di queste tre relazioni: quella con Dio, con gli uomini e con la natura.
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