Una grande orchestra. E’ la musica dei suoi colori che lo accompagna da una vita. Insieme al pianoforte. «Quando dipingo è come se suonassi». Ed è vero anche il contrario. Un abbraccio indissolubile tra forme e suoni che segnano il ritmo di oltre novant’anni vissuti artisticamente. Ancora oggi Armando De Stefano ha un pensiero vivido come la sua pittura.
Un Maestro dell’Accademia di Belle arti di Napoli che non manca mai, in ogni incontro pubblico, di ricordare il suo Maestro, Emilio Notte. «L’affresco l’ho imparato da lui, così come lo realizzava Tiepolo». Abbandonandosi alla creatività senza ripensamenti, in un espressionismo creativo che non perde di vista il seicento, il suo secolo di riferimento, immergendosi nella Storia per indagare la realtà, perché il tempo non cancella i comportamenti, anzi, spesso li ritrova intatti, così com’erano.
Armando è nella bella sala delle conferenze di palazzo Nunziante in via Domenico, Morelli 7, una delle due sedi Fideuram (l’altra è poco distante, in piazza dei Martiri 58, a Palazzo Partanna) dove Franco Riccardo cura un ciclo espositivo che celebra gli artisti di casa nostra, partendo dall’intrigante titolo “Complicità e conflitti “.
Questa non è una mostra, ma un omaggio a un autore che ha illuminato il Novecento. Accanto al Maestro, al gallerista e al regista Mario Franco (che ha realizzato per lui, dieci anni fa, un video, proiettato come testimonianza di un percorso coerente e forte), un cavalletto con il dipinto “La fuga”, esposto fino a settembre. Come i protagonisti di una favola che racconta un’esistenza rischiarata dalla creatività. A scandire gli interventi di tutti, le pause musicali offerte dal piano di Francesco D’Errico e dal contrabbassista Marco de Tilla.
Caravaggio spunta tra le parole e i ricordi: «E’ nella tipologia delle persone, che incontro. Vidi una ragazza tra i vicoli di Napoli, con una treccia…». Che gli rammenta una delle figure ghermite dal chiaroscuro del genio lombardo. E nel flusso della memoria si insinua anche il pittore irlandese Francis Bacon. «Eravamo a Venezia, nel 1950. E ricordo quello che mi disse, quasi un rimprovero: Voi italiani che fate Realismo vedete a una dimensione». Sono gli anni del gruppo Sud” con Raffaele Lippi (tra gli altri) e dell’iscrizione al Pci che li avvolge nell’ideologia e a tratti li imprigiona in una visione monotematica di denuncia.
Una rete da cui Armando si sottrae presto, navigando verso visioni di libertà e autonomia. Dalle quali emergono anche le sue Ombre presentate al Pan dal 19 maggio al 25 giugno. Opere nate da una inesauribile energia creativa da far invidia a un giovane emergente. Grandi tele con una Musa: le poesie di Jorge Luis Borges, suggeritrici di scenografie pittoriche e ritratti grandiosi, aspri, inesorabili, come intense sono le tonalità, vibranti in tutta le loro sfumature. Dove la tristezza, l’oscurità, l’anima affamata del poeta affiorano attraverso una moltitudine di figure.
Sono anche quelle persone delle nostre vite, che disegnano l’albero descritto dall’autore argentino: quelle persone…che ci rendono felici/per il semplice caso di avere incrociato il nostro cammino./Alcuni percorrono il cammino al nostro fianco,/vedendo molte lune passare,/gli altri li vediamo appena tra un passo e l’altro./Tutti li chiamiamo amici e ce sono di molti tipi./Talvolta ciascuna foglia di un albero rappresenta/ uno dei nostri amici.
Eco di discorsi che viaggiano nell’aria di un pomeriggio d’arte. Quello che resta è una traccia indelebile. In chi cerca cibo della mente e rifugio dalla banale violenza del quotidiano.
Il prossimo appuntamento Fideuram
Complicità e conflitti
Convergenza diversiva
Carmine Rezzuti- Quintino Scolavino
Giovedì 29 giugno, opening ore 18
Fino al 21 settembre
Piazza dei Martiri,58- Napoli
La mostra è curata da Franco Riccardo
tel. 0814297611
3496137937