Figura astrusa e versatile del teatro del secondo Novecento si rivela Roberto De Simone (Napoli 1933) che, col modo d’intendere il teatro, culturalizzato e per nulla spontaneo, recide fermamente le convenzioni piccolo borghesi del teatro eduardiano.
Nel ’46 s’iscrive al Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli, diplomandosi in pianoforte e composizione. Ma gi a quindici anni, come allievo, esegue il Concerto per pianoforte ed orchestra K. 466 di Mozart; in seguito, con l’esecuzione del Concerto in do Minore n 3 per pianoforte e orchestra di Beethoven, è consacrato tra gli allievi più meritevoli dei Conservatori italiani e partecipa al Premio Nazionale intitolato a Giuseppe Martucci, classificandosi tra i primi.
D cos inizio a una brillante carriera concertistica, cui affianca ricerche antropologiche ricerche per le quali F. Autiero e A. Ruccello sono stretti collaboratori e attivit di compositore ed etnomusicologo.
Le ricerche storico-musicali confluiscono in revisioni e regie di opere che tratteggiano la ri/valorizzazione del repertorio sei/settecentesco di scuola napoletana Le Zite ‘ngalera di Vinci; Il Flaminio, La Serva Padrona, Lo Frate ‘nnammurato, Livietta e Tracollo di Pergolesi.
Quale autore di musiche per balletti, pièce teatrali e film, si ricordano Edipo Re, La lunga notte di Medea, Masaniello, Quant’è bello lu murire acciso.
Si muove sulle orme di Ernesto De Martino e Diego Carpitella; esplora il tessuto magico/religioso della cultura popolare meridionale, riporta alla luce folklore ed espressivit musicale e gestuale delle classi subalterne, ridando dignit a un patrimonio infinito, de/storificato, privato di ogni significato dalla borghesia napoletana e dall’intellighenzia. Gli studi antropologici costituiscono materiale per saggi e antologie di dischi tuttora basilari per comprendere il vasto tessuto culturale meridionale.
L’incontro con giovani interessati alla ri/nascita della musica popolare fa s che si formi la Nuova Compagnia di Canto Popolare, di cui fino al ’77 De Simone è direttore artistico. Con la NCCP prende parte nel ’74 al Festival dei Due Mondi di Spoleto con una singolare ri/lettura della Canzone di Zeza.
A dicembre dello stesso anno mette in scena al Teatro San Ferdinando di Napoli un’edizione critica della seicentesca Cantata dei pastori di Andrea Perrucci.
Ri/elabora e dirige Festa di Piedigrotta nel ’79 e Eden Teatro di Viviani nel 1981.
Invitato nuovamente a Spoleto nel ’76, presenta La Gatta Cenerentola impasto di linguaggi desunti dalla tradizione orale, da G. Basile, dalla musica barocca napoletana e significanti dell’interiorit fantastica e magico/rituale del Sud. Le figure/sentimenti divengono simboli in cui si concentrano aspirazioni e paure che nell’immaginario collettivo s’identificano col malessere dei napoletani.
Con la Cantata dei pastori, La Gatta Cenerentola, Mistero napolitano e L’opera buffa del gioved Santo, De Simone va oltre il folklorismo borghese crea esempi colti di teatro popolare, sintomatico del conflitto tra diverse forme e funzioni della cultura presenti all’interno di una comunit organizzata. Ciò appare con maggior chiarezza nell’intricato corpus musicale, composto da ritmi mutuati dalla produzione musicale di tradizione orale e da elementi della musica colta e sacra napoletana ed europea del 1600/1700. quanto conferma il Maestro “Mi attira il teatro totale, anche l’ambiguit teatrale. Un teatro dove l’attore non è solo individuo, ma anche coro e dove il coro può essere individuo. Tutto ciò con l’uso della parola, del gesto, del suono, dell’oggetto che acquista una sua fisionomia sempre significante”. Un teatro corale in cui si possa narrare la nostra storia trascorsa rapportata alla cruda realt attuale. Esso si fonda su un tempo di festa, di frantumazione del tempo storico che diventa metastorico un momento non tangibile di azione (teatrale), un contesto non reale, in cui l’elemento festa’ è percepito come rappresent/azione di un quid che assume la forma di teatro laddove sono sempre presenti gli opposti, i doppi e le figure e/o i personaggi assumono ruoli polisemici.
Nelle vesti di compositore, De Simone d vita a una simbiosi tra musica popolare e musica colta; esperienza che lo accosta a Stravinskij, Bartòk, Orff. Nelle composizioni si avvertono esplosioni/implosioni jazz, toni melodrammatici, atmosfere da kabarett, richiami e stilemi dell’opera buffa napoletana, polifonia rinascimentale, spunti madrigalistici, politonalismo, combinazioni inusuali di ritmi e sonorit dissonanti, dove colto e popolare appartengono allo stesso linguaggio artistico che si dipana e sviluppa secondo le esigenze del compositore. Si ricordano tra le composizioni Requiem in memoria di Pier Paolo Pasolini, Carmina Vivianea, Lauda Intorno allo Stabat, Populorum Progressio.
In qualit di regista di teatro lirico, mette a punto nei maggiori teatri mondiali opere di Mozart (Don Giovanni, Cos fan tutte, Idomeneo, re di Creta, Il flauto magico), di Verdi (Macbeth, Falstaff, Nabucco), di Rossini (La Cenerentola, L’italiana in Algeri).
Dal ’72 al ’76 insegna Storia della Musica presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Dal 1981 al 1987 è Direttore Artistico del Teatro San Carlo di Napoli. Dal ’95 al ’99 è Direttore del Conservatorio di Musica San Pietro a Majella di Napoli nominato per chiara fama. Nel ’98 è nominato Accademico di Santa Cecilia e successivamente insignito del Cavalierato delle Arti dal Presidente della Repubblica Francese.
Con Eleonora apre la stagione lirica ’99 del San Carlo, opera composta per il bicentenario della rivoluzione napoletana.
Nel 2002 inaugura, con una nuova edizione di Eden teatro di Viviani, il teatro Trianon di Napoli.
Nell’ambito del Napoli Teatro Festival Italia, nel giugno 2008 porta in scena Lo Vommaro a duello; mentre nel giugno 2010 mette in scena El Diego – Concerto n10, tributo a Maradona.
Nel gennaio 2011 per i 300 anni dalla nascita di Pergolesi, al San Carlo rivisiter e firmer la regia dell’Olimpiade di Pergolesi.
De Simone ha scelto Napoli non come spazio chiuso’ in cui lavorare, ma come luogo simbolico dal valore universale. L’impellenza politica del primato della cultura ha portato spesso il Maestro a denunciare lobby partitiche inondanti i teatri italiani. palese il suo vivere defilato, lontano dalle mode, dai salotti benpensanti pseudo culturali che hanno incancrenito Napoli moralmente, intellettualmente, umanamente.
In foto, Roberto De Simone allo spettacolo "El Diego", andato in scena al Napoli Teatro Festival
*Docente Universit Suor Orsola Benincasa di Napoli; drammaturgo