Ho camminato a lungo, con la tensione di chi ha di fronte un artista pronto a raccontare tutta la sua esperienza, e non sa se tendere l’orecchio alle sue avventure o non aspettarsi nulla nell’attesa di percorrere tutta la sua opera pittorica e svelare cos ogni mistero della sua vita.
Quasi un’oretta di viaggio, per giungere nello studio di Roberto Vedova, pittore (grafico e ceramista) da cinquant’anni, in una zona di Napoli abbastanza isolata, nei pressi dei Camaldoli, in piena campagna partenopea.
Abbiamo percorso la distanza che separava la sua abitazione nei pressi del Vomero sino al suo studio personale dei Camaldoli, e contemporaneamente ho udito narrarmi tutta la sua vita di artista indipendente, nato a Napoli e ivi cresciuto, con esperienze all’estero (Slovenia, Germania, Olanda) e nel suo paese, esperienze che hanno segnato la sua evoluzione da pittore vicino allo strutturalismo sino alla sua più recente pittura "mitologica".
Un itinerario tutto volto alla ricerca di una figura umana che tenta disperatamente di emergere ed emerge, alla fine, dalle linee iniziali, semplici, rudimentali, "materiche" che attraversano l’opera giovanile dei primi anni ’70, sino alle "maschere" prodotte nel periodo del terremoto in Irpinia (nelle cui zone l’artista fu volontario e tecnico), per giungere alle opere degli anni 1987 – 1989, nelle quali emerge gi il tema "Mediterraneo" che ora ritorna e lo vede esporre al "Museo Archeologico di Pithecusae", nella Villa Gingerò, a Lacco Ameno d’Ischia, dal 6 al 31 agosto 2009.
La nuova personale di Roberto Vedova "Mediterraneo. Terra, fuoco, mare, vento. Rivivere il mito oltre il mito" raccoglie una serie di opere pittoriche composte negli ultimi dieci anni, che portano l’artista a ritornare alle sue origini mitiche e mitologiche, nei paesaggi di un’isola che lo ha visto per diversi anni ospite indiscusso e protagonista di molte esposizioni, sin dalla met degli anni Ottanta.
Ma non è solo questo: i paesaggi dell’antica Pithecusa, della meravigliosa isola verde, sono stati gi negli anni ’87 – ’89 lo sfondo principale e l’indiscussa materia dei suoi quadri, insieme con il mare, con i tramonti, con le dimensioni spaziali dei monumenti antichi.
Adesso in primo piano è il mito greco – romano, in particolare le due figure di Penelope ed Ulisse che si stanziano sulla scena pittorica di Vedova, il loro amore che si intreccia a un percorso esistenziale in cui compaiono libri antichi, pergamene, coppe (in particolare l’antica Coppa di Nestore, custodita al “Museo Archeologico di Pithecusa”, nel cortile di Villa Arbusto), cavalli, Angeli, sino a giungere agli immensi corpi femminili, che occupano gran parte delle tele e di cui degno comprimario è l’uomo, l’uomo che pensa, che tocca, che abbraccia, che tiene in mano un pennello ed una tela.
Il pittore permette di guardare ogni cosa nel suo studio di campagna, di sfiorare ogni oggetto, anche il più insignificante, e cos si intravedono resti di cornici, pennelli in disuso, tele ricoperte e scoperte, ammassate e solitarie, e poi visi e fotografie, colori nuovissimi e secchi incrostati dal tempo antico, e poi quadri, tele, xilografie, e disegni, moltissimi disegni, che sono la base prima e fondamentale da cui si parte per l’elaborazione della tela.
E’ un percorso interiore, un itinerario dell’anima, quello che Roberto Vedova ha percorso, dai primi anni in cui ha frequentato il liceo artistico a Napoli, contro la volont della sua famiglia, sino agli anni dell’Accademia di Belle Arti e della Facolt di Architettura, cinquant’anni fa, quando gli si sono aperti gli scenari incommensurabili dell’arte, che lo hanno condotto, dopo anni di lavoro e di non rare difficolt a dipingere ancora, ad armarsi di tela e colori vivaci, per ricercare ancora com’è che si forma la figura umana, la storia di un "uomo qualunque" che ricerca la sua quotidianit nel mito, la storia di un uomo napoletano che ha avuto l’ardire di conoscere, viaggiare, prendere, partire e non rinunciare mai a ciò che l’ha condotto a dare un senso alla sua disordinata vita.
Nello studio illuminato dalle prime luci del giorno, in una Napoli caotica che quasi non lascia respirare e sopravvivere un artista qualunque, io l’ho visto un artista, un pittore, un narratore, un amico, un uomo, un uomo un po’ ribelle, che nonostante le difficolt in cui il Sud tutto trascina gli artisti, ha dipinto, ha prodotto arte, ha elaborato, ha ricercato, ha creato, ha venduto (all’estero più che in Italia) le sue opere, ma mai la sua arte, protagonista indiscussa di tutta una vita.
Museo Archeologico di Pithecusae, Villa Gingerò, Lacco Ameno d’Ischia
ROBERTO VEDOVA "Rivivere il Mito oltre il Mito: Mediterraneo. Terra, fuoco, mare, vento"
Vernissage Gioved 6 agosto 2009 alle ore 21,30 (aperta sino al 31 agosto 2009)
(Corso Angelo Rizzoli, 210 – Lacco Ameno – 081.980510 – pithecusae@libero.it – orario: 10,00 – 13,00; 19,00 – 22,00 – chiuso luned)
Nella foto in alto, particolare della locandina. In basso, un’opera dell’artista