Romanzo/ Alfredo Ingegno racconta la storia (vera) di Lina, figlia abbandonata in orfanotrofio

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«Non gli piaceva doversi dedicare alla persecuzione degli oppositori al regime e anzi ne ammirava sinceramente la purezza d’animo e le nobili intenzioni ma diffidava di ogni questione che facesse anche lontanamente puzza d’ideologia. Non era interessato alla politica e non ne aveva una buona opinione. Credeva solo nella dignità del proprio lavoro da svolgere nel modo più onesto possibile, con competenza e autorevolezza, senza guardare in faccia nessuno. Sapeva cogliere e interpretare ogni minimo segnale di cambiamento e riusciva a intuire il futuro con rara lungimiranza. E le nubi sempre più dense che osservava formarsi all’orizzonte proiettavano nel suo animo i colori della disperazione».
Il commissario di pubblica sicurezza Benedetto Giannetto è l’intenso protagonista del romanzo “Lina” di Alfredo Ingegno (Nuova Ipsa), ambientato in nord Italia nel ventennio trascorso tra le due guerre mondiali.
Benedetto, in virtù della sua posizione professionale, deve occuparsi di reprimere le azioni dei sovversivi antifascisti ma non si sentirà mai a suo agio in quel ruolo, e ciò gli creerà confusione e rimorsi. Benedetto è inoltre tormentato anche nella sua vita privata: è mangiato vivo dai sensi di colpa dopo aver abbandonato in un orfanotrofio la figlia appena nata, Lina, frutto di una relazione illegittima che a quei tempi significava una macchia indelebile sulla reputazione e l’immediato licenziamento.
Benedetto compie questa scelta estrema all’insaputa della sua amante, Ilde, una donna che condizionerà la sua vita e che lo ancorerà ancora di più ai suoi sensi di colpa; ci sarà poi un’altra importante figura femminile, Camelia, che sarà invece la responsabile della sua presa di consapevolezza, sia interiore che professionale, e che sarà il grande amore della sua vita: un amore travagliato, destinato ad essere spezzato ma che travolgerà il protagonista sovvertendo le sue credenze e i suoi ideali.
Ma è Lina il vero nucleo attorno a cui ruota l’esistenza di Benedetto: prima come fantasma persecutore e poi come presenza reale, quando il protagonista la riprenderà con sé dopo più di un decennio, e grazie a lei imparerà ad amare incondizionatamente; il loro rapporto si staglia sullo sfondo di una Storia che non fa sconti a nessuno, e che influenza pesantemente il vissuto dei personaggi.
Alfredo Ingegno presenta un’emozionante storia vera: Lina è infatti sua madre e Benedetto suo nonno; l’autore ha voluto narrare la loro vicenda personale per restituire vita a queste due figure che, sebbene non siano state protagoniste di nessun gesto eroico, hanno, nel loro piccolo, dimostrato come l’amore possa davvero compiere miracoli. (Teresa Basci)
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