Nel romanzo “La forza di andare oltre. Gutta cavat lapidem” di Alessia Capone si narra la storia di Perla, che seguiamo da quando è una bambina e fino alla sua maggiore età; la protagonista ha molti punti di contatto con l’autrice, e per questo motivo si può affermare che quest’opera abbia uno sfondo autobiografico.
Ciò che colpisce di questo romanzo al primo impatto è la ricchezza delle descrizioni: l’autrice si sofferma spesso sui dettagli dei paesaggi e degli ambienti, permettendo al lettore di immaginare vividamente il contesto in cui si muovono i personaggi. Un altro punto di forza è rappresentato dalla presenza di numerose citazioni tratte dalle parole dei filosofi e degli scrittori greci e latini, inserite all’interno della narrazione senza mai appesantire la trama ma, anzi, offrendo ulteriori spunti di riflessione.
Ogni citazione, infatti, si accorda perfettamente con una determinata situazione o con un particolare sentimento provato dalla protagonista – «Mi fa tenerezza e al contempo compassione il fatto che qualcuno, in un passato lontano, abbia provato le mie stesse sensazioni e che queste ultime si ripetano all’infinito, una dopo l’altra, senza che vi sia una esatta corrispondenza tra ciò che si desidera e ciò che si ha, capendo, infine, che quell’areté di cui andavano in cerca gli antichi greci è un lavoro senza fine, una fonte di ispirazione e guida per una vita piena di significato e integrità, che difficilmente un essere umano, fallibile com’è, riuscirà mai a raggiungere».
Sin da ragazzina, Perla è tormentata da ombre inquiete; tutto ha origine da una frase detta da suo nonno paterno la prima volta che l’ha vista – “Chi è questa?!” – riferita proprio a lei: non scorreva buon sangue tra suo padre e suo nonno e ciò aveva comportato che l’anziano ce l’avesse ingiustamente anche con lei sin da quando era nata, arrivando a disconoscerla.
«Era stato un colpo al cuore e la mente ci ritornava puntualmente, perché aveva innescato una serie di dubbi in me stessa che soltanto con il tempo avrei risanato. Chi ero io? Che cosa volevo dalla vita? Perché non mi rassegnavo alle difficoltà e alle assenze che nella vita di tutti i giorni mi ossessionavano?».
La storia di Perla è una vicenda di dolore, di abbandono e di riscatto: la ragazzina dovrà cercare la forza in sé stessa per risalire dal baratro in cui l’hanno gettata tutte le persone che non l’hanno amata, a partire da suo nonno; Perla diviene un simbolo di resistenza, della volontà di non arrendersi, della determinazione di scacciare le tenebre e di abbracciare la luce. (Ornella Parisi)
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