È indubbiamente un romanzo per palati fini, molto particolare, quello che ci propone lo scrittore regista e sceneggiatore Aldo Lado. La sua indiscussa protagonista, come è facile intuire fin dal titolo, è Miriam.
La troviamo inizialmente molto piccola, visto che ha solo nove anni di età. Siamo a Gerusalemme nel 70 d. C e la città è a dir poco martirizzata da scontri violenti e continui tra i ribelli, sempre più numerosi e agguerriti, e i romani, che sebbene sembrava che fossero giunti in loco per dare una mano a placare i combattimenti, hanno solo peggiorato la situazione, diventando loro stessi agguerritissimi e mettendo in scena un violentissimo assedio, che toglie il respiro agli abitanti.
Il cibo inizia a scarseggiare, soprattutto il grano, e la gente sta letteralmente andando fuori di testa; del resto, si sa, che quando la pancia è vuota, così come la dispensa, è difficile ragionare e stare bene. Proliferano le malattie, molte della quali mortali, la sporcizia e il puzzo, mentre nelle strade c’è solo miseria, orrore e morte.
È in questo tragico scenario che si muove Miriam, per cercare con disperazione, ma nel contempo pure co acuta determinazione, qualcosa da mettere sotto i denti per lei, per il fratello Meir e per il padre Belgas, rabbino del tempio. La mamma è morta diversi anni prima per mano violenta di un ribelle. È dunque lei, nonostante sia solo una bimba, a occuparsi delle numerose faccende domestiche, che riguardano soprattutto la cucina.
Ha paura, e pure tanta, ma sa che non può fare altro se vuole mantenersi in vita. Incontra madri disperate con in braccio i loro bambini provati, ormai morti o pronti alla loro assai precoce dipartita, e uomini visibilmente invecchiati.
La follia serpeggia sempre più negli occhi e nelle menti della gente, ma lei riesce a non arrendersi e vuole lottare con le unghie e coi denti per la sua vita. Una vita che è ormai messa fortemente in pericolo: gli scontri tra ribelli e i romani sono sempre ad altissimo livello e l’assedio si fa sempre più pressante. Si capisce che quindi non è più possibile vivere lì.
Miriam, insieme al padre e al fratello, scappa per un passaggio segreto, che però non si rivelerà tale, poiché verranno scoperti, quando penseranno, per tragica ironia del destino, di avercela ormai fatta. Il padre verrà barbaramente ucciso sotto gli occhi delle sue creature che saranno pertanto costrette a scappare, perderanno la libertà, il dono più prezioso per ogni essere umano e non si vedranno praticamente più. Non sapranno più che fine ha fatto l’altro, se vive e o se sta bene, ma Miriam non perderà mai la speranza di riuscire a tornare una donna libera e di ribellarsi.
Incontrerà nel suo cammino una sorta d’angelo custode, ovvero il cuoco alessandrino Moustafà, che oltre a insegnarle molti gustosi segreti culinari, le permetterà di studiare e di dare quindi un po’ di pace a quella sua inesauribile sete di sapere e di conoscenza. Diventerà una persona colta e sarà questo suo modo di essere che le permetterà di andare avanti nella vita, per poi essere trasferita a Pompei, dove il suo destino avrà il suo compimento. Avventuroso e introspettivo. (Cosmo Di Michele)
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