Romanzo/Rodolfo Martinez e la leggenda di Kokopelli, il dio che suona il flauto. Nella storia di un ragazzo che trova la propria strada

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Nell’opera Kokopelli. Il vento che suon di Rodolfo Martinez si presenta la storia di Rey, un ragazzo che cresce senza padre e che deve subire dei forti traumi, che condizionano la sua esistenza ma che generano anche preziose opportunità. Ad esempio, dopo essere stato picchiato e derubato mentre tornava a casa da scuola, il quindicenne Rey decide di imparare a difendersi praticando il karate, che diventerà con gli anni un punto fermo nella sua vita.
L’altro faro nella sua esistenza è la madre Ally, di discendenza Navajo; la donna lo ha cresciuto infondendogli sani principi e lo ha reso partecipe della leggenda che la sua famiglia si tramanda di generazione in generazione: quella del dio Kokopelli, raffigurato come un uomo ricurvo su sé stesso che sembra danzare impugnando un flauto.
L’opera è incentrata su questo mito, che si ripropone sia durante il percorso di crescita di Rey ma anche quando conosciamo il passato di sua madre e quello di suo nonno, un archeologo che, durante una spedizione in New Mexico, camminando per i mercatini del pueblo in cerca di qualche oggetto antico aveva trovato in un vecchio copricapo indiano un medaglione raffigurante proprio Kokopelli.
Quel semplice accadimento lo aveva portato a conoscere sua moglie, proprietaria della bancarella, e a proseguire la tradizione legata a questa divinità dei nativi americani; si dice infatti che appaia a chi è puro di cuore, e Ally racconta a Rey delle esperienze di alcuni membri della sua famiglia con Kokopelli, aprendogli la mente a questa importante rivelazione.
Il rapporto di Rey con la divinità avverrà in un modo particolare, e lo porterà a comprendere che niente accade per caso e che, se si ha il coraggio di affrontare le proprie paure, si può scoprire una strada mai intravista prima, che conduce al proprio destino.
«Kokopelli, forse, è solo una leggenda. Forse è solo il vento, forse è solo un sogno, forse è soltanto immaginazione… o forse no», si afferma nell’opera, e alla fine poco importa quale sia la risposta; ciò che conta, infatti, è credere che ci sia un senso alla fine di tutto, che ci sia un significato a questa vita che va oltre ciò che vediamo e che sentiamo.
Rey ha la forza di guardarsi dentro e di comprendere cosa desidera davvero il suo cuore, soprattutto grazie alla filosofia del karate e all’amore di chi gli sta vicino, col corpo o magari solo in spirito. (Silvia Tasti)
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