Agatha Christie è la musa ispiratrice. Napoli, una mamma indulgente che galleggia sul gofo. Mentre la musica immaginata diventa inesauribile fonte energetica. Il giornalista Antonio Vastarelli conta su un tris d’assi nel suo esordio da “giallista” targato Fanucci editore che lo accoglie nella collana “Nero italiano”.
“Dieci piccoli napoletani” non è il remake del quasi omonimo thriller (Dieci piccoli indiani) della celebre scrittrice britannica, ma una sorprendente prova d’autore in cui la capacità giornalistica di osservare la realtà abbraccia l’accurata ricerca della parola. Il risultato è una scrittura scattante, piacevole, mai scarna, costruita attraverso molti dialoghi e personaggi.
Antonio sceglie come alter ego Arturo Vargas: dopo aver concluso l’ennesima esperienza giornalistica con un alto dissenso dall’editore, inseguendo le proprie verità, Vargas si adegua a un nuovo stile di vita, annidato in un confortevole appartamento con vista sul mare, in compagnia di un coniglio di nome Schizzo, e scrivendo racconti fantasy con lo pseudonimo Lob ‘O Neill.
Improvvisamente, il suo quotidiano rabberciato viene sconvolto da una busta piena di soldi infilata sotto la porta e da una telefonata.
« Il signor Vargas?, chiese una donna con una voce da hot line./Dipende, risposi/Ho un problema…»/ Solo uno? Beata lei!/Non scherzo… Qualcuno vuole uccidermi!/… Ascolta: mi chiamo… Paola di Littanic».
È la prima scarica di adrenalina che si abbatte sul protagonista, ormai abituato, dopo le sue amare esperienze professionali, a scansare emozioni di ogni tipo.
Gli indiziati sono dieci: una lista che si srotola al ritmo di una filastrocca. Comincia così: Dieci piccoli napetani/rotolavan sulla neve:/uno, ahilui, in bagno andò, ne restaron solo nove.
La sparizione è inesorabile e va di pari passo con l’indagine di Vargas : ogni volta che incontra un indiziato, puntualmente se ne perdono le tracce, mentre il campo investigativo si popola di persone a tratti esilaranti, tra l’ironico e il grottesco.
Lettori e lettrici scopriranno da soli come andrà a finire, ma la tentazione di offrire loro qualche visione in più di lettura è irresistibile. Tra i tipi in cui si imbatteranno, un probabilissimo tassista (considerando che ogni essere umano nasconde un lato poco illuminato), scambista per movimentare la routine di coppia, insieme a una moglie molto pittoresca.
Vargas piomba nel suo appartamento per nascondersi dagli inseguitori ed ecco lo sguardo che cosa gli prospetta…. «… il tassista aprì la mano destra con la quale aveva tenuto chiusa la vestaglia fino a quell’istante come fosse un sipario. Indossava un simpaticissimo vestito borchiato sadomaso…».
Non mancano un portiere spione e un vicino piuttosto singolare, il professor de Rogatis che spunta quando Arturo meno se lo aspetta. E in una di queste apparizioni improvvise gli dice:«… Voi giornalisti credete che la verità stia nelle pagine di cronache: ma non è così mi creda. La verità è nascosta nelle parole, e solo l’enigmistica può svelarla. Io acquisto tanti giornali, ma la cronaca la leggo poco, per lo più la uso per accendere il camino: conservo solo le pagine di enigmistica, così mi informo su quello che realmente succede nel mondo».
Un enigma, la città. Si estende in tutti i suoi giochetti di corruzione, illegalità e finto perbenismo da riciclo. All’ingresso di un night club molto esclusivo dove il detective dell’ultim’ora si reca per svolgere il compito affidatogli, un affresco della fauna metropolitana: camorristi emancipati desiderosi di introdursi negli ambienti buoni, figli di industriali con il cervello alle Maldive in cerca di coca, ragazze bene vestite da entraîneuse e ragazze bone a caccia di convenienza.
E una compagnia resistente fino all’ultima pagina: una variegata orchestra jazz (Miles Davis, John Coltrane…) che varia e si arricchisce in ogni capitolo. In questo momento di necessaria reclusione da Coronavirus colorerà anche una delle vostre giornate.
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In foto, Antonio Vastarelli in compagnia del suo libro. Vastarelli è giornalista professionista, collaboratore del quotidiano Il Mattino. Tra l’altro, ha lavorato nella redazione del quotidano Napolipiù come caposervizio e ha collaborato a Il Sole 24 ore