In nome di Rossini, il teatro San Carlo si propone ancora una volta protagonista di sinergie di altissimo livello. Come in questo caso, per la celebrazione del 150° anniversario della morte di Rossini, che vedrà non solo l’allestimento del  “Mosè in Egitto”, ma anche  la mostra “Rossini, furore napoletano”
La sinergia vede schierarsi al fianco del Massimo partenopeo, la Fondazione Banco Napoli, la Biblioteca Nazionale di Napoli e la Fondazione Rossini di Pesaro. Per un percorso che porterà questi momenti anche fuori Napoli, come ricorda il direttore artistico Paolo Pinamonti, che nel corso della conferenza stampa ha sottolineato, tra le altre iniziative, una selezione del Mosè in forma di concerto che avrà luogo a Orvieto.
ll Teatro San Carlo di Napoli celebra i 150 anni della morte di Gioachino Rossini con uno tra i nove capolavori che il genio pesarese compose per il Massimo partenopeo. Per la regia di David Pountney, cast d’eccezione tra cui Carmela Remigio, Alex Esposito, Giorgio Giuseppini, diretti da Stefano Montanari sul podio dell’Orchestra e del Coro del San Carlo.
In contemporanea al Memus (Museo del San Carlo) l’ ampia mostra di documenti, autografi, cimeli del musicista a cura di Sergio Ragni, grande e appassionato studioso rossiniano.
Mosè in Egitto andò in scena per la prima volta al San Carlo di Napoli il 5 marzo 1818, quarta gemma fra i nove capolavori che Gioachino Rossini scrisse nei suoi anni napoletani. E il Teatro di San Carlo – giovedì 15 marzo (ore 20.00) – gli rende omaggio a 150 anni dalla morte, con un’edizione del Mosè in Egitto assai originale, a firma di David Pountney per la regia, nell’allestimento  –  mai presentato in Italia – della Welsh National Opera.
Spiega David Pountney, celebre regista britannico, nonché librettista di opere tra cui tre di Peter Maxwell Davies: «La mia messinscena sarà molto semplice, astratta. Non ci sarà il deserto, e il Mar Rosso sarà evocato da rimandi iconografici. Il palcoscenico è sormontato da due grandi muri, uno rosso e uno blu, colori molto intensi che fanno pensare alle cromìe di Chagall. La sua pittura ha raffigurato molti soggetti sacri. Ma ho voluto evocare anche Rothko, i cui contrasti di colore rappresentano l’eterna lotta antagonistica tra due forze, tra il bene e il male. Ma chi stabilisce dove è il bene e dove il male? Per me quest’opera ci parla sempre di un conflitto tra politica e religione».
Il Mosè andò in scena al San Carlo per la Quaresima del 1818 e fu ripreso l’anno successivo con il terzo atto modificato, dove comparve quello che diverrà l’emblema dell’opera: la preghiera Dal tuo stellato soglio. Interpreti furono Isabella Colbran (Elcia), oltre ad altri due punti di forza, il tenore Andrea Nozzari (Osiride) e il basso Michele Benedetti (Mosé).
« (…) Il Mosè in Egitto si colloca giusto nel cuore del periodo napoletano di Rossini – dice Bruno Cagli – e di quell’esperienza di rinnovamento dell’opera seria italiana che, iniziata con Otello, doveva concludersi con Zelmira, prima che Semiramide ponesse il suggello alla carriera italiana del compositore. Drammaturgicamente e musicalmente le opere napoletane hanno stilemi propri: soppressione quasi costante, dopo Otello, della sinfonia di apertura, allargamento in qualche caso dell’impianto da due atti a tre, tentativo di superare i numeri chiusi con criteri nuovi. Sono queste solo alcune di quelle caratteristiche delle opere serie napoletane che Rossini non tentò di imporre nelle coeve produzioni per gli altri teatri italiani. E non è casuale che, dovendo alcuni anni dopo cercare un raccordo tra il nuovo corso della sua produzione in Francia e il suo vecchio repertorio, egli si sia rivolto proprio a due opere napoletane, Mosè in Egitto e Maometto II che, per il soggetto e la struttura, gli permettevano di inserirsi agevolmente nell’ambito del nascente grand-opéra».
Per saperne di più
http://www.teatrosancarlo.it/
In alto, una scena di “Mosè in Egitto”, scatto di Luciano Romano

Giovedì 15 Marzo ore 20.00 – Sabato 17 Marzo ore 18.00
Domenica 18 Marzo ore 17.00 – Martedì 20 Marzo ore 20.00

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