La Petite Messe Solennelle di Gioacchino Rossini contiene gi  nel titolo una contraddizione: è piccola nell’organico (la versione originale prevede due pianoforti un armonio, quattro solisti e otto voci di rinforzo) ma è solenne, grandiosa nell’architettura. Le sonorit  imponenti, i pezzi d’insieme sottesi da un’impostazione contrappuntistica stringente e le arie di suggestiva bellezza fanno di questa Messa una pagina solenne, grandiosa, tutt’altro che piccola. Forse di piccolo c’è solo l’atteggiamento modesto dell’autore nel confronti del Bon Dieu al quale ha dedicato la composizione, proprio lui, lo spirito beffardo e satirico dell’opera italiana, laico come nessun altro. Chiss  che non si debba leggere in quel “Petite” un’ennesima, straordinaria espressione di quell’animo laico e libero.

Al San Carlo è stata presentata la versione con orchestra della Messa: sul podio Maurizio Benini, noto agli appassionati di lirica per essere un cultore di Rossini dell’opera italiana. Sobrio e preciso, ha guidato un’orchestra in gran forma e un coro all’altezza, molto migliorato da quando ne ha assunto la direzione Salvatore Caputo.

La composizione, che risale al 1863, pochi anni prima della morte del musicista pesarese, è una sorta di riflessione spirituale, ma non poteva che essere fatta come Rossini amava. Non bisogna, quindi, meravigliarsi se sembra una successione di pezzi chiusi, se non sembra proprio adatta ad essere eseguita in chiesa, tantomeno durante una celebrazione liturgica: è una messa come la poteva concepire Rossini, un canto spiegato a Dio, un canto affatto umano, appassionato, squisitamente terreno. Un canto moderno, tuttavia, che ricorda sicuramente il compositore di opere, che taceva dal 1829, quando lasciò le scene dopo il trionfo di Guillaume Tell, ma nello stesso tempo, si tratta di una pagina che accosta Rossini ai grandi compositori degli anni del suo silenzio, svelandone una sorprendente attualit . Rossini non è mai stato cos romantico come nella Petite Messe Solennelle. A questa linea interpretativa si è attenuto il direttore, affiancato nell’impresa dal quartetto vocale. Bravissima Teresa Romano (soprano), non proprio a suo agio Marianna Pizzolato; convincente il tenore, Mario Zeffiri, straordinario il basso Ugo Guagliardo.

Nella foto, Gioacchino Rossini

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