Contenere le emozioni di un frammento, di un istante, di un’ora, di un anno, di un’epoca precisa della nostra esistenza.
Non perdere per strada nulla: le sensazioni, le intensità che ci hanno coinvolto o fatto vivere qualcosa di importante che con l’avanzare dei giorni il tempo provvede quasi a fare dimenticare, come se non avessero più peso, dopo averle superate.
Conservare, conservarle, preservarle. Vortici di insensata e malsana velocità quotidiana che rapisce il senso e il significato della nostra vita passata e presente… E poi arriva Ausiliare a insegnarci l’importanza dell’ascolto, restare a guardare con interesse anche nel presente qualcosa che è passato, qualcosa che in un preciso istante ci ha resi vivi, l’intensità che il tempo provvede a cancellare. Ausiliare, invece è in grado di valorizzare.
Ausiliare di Clarissa Baldassarri, curato da Marianna Agliottone e Rosaria Iazzetta, emoziona e stupisce tutti, lo fa dal suo primo giorno, richiamando l’attenzione di molti che sabato scorso hanno avuto la possibilità di vivere un percorso sensoriale nell’intensità e nell’ascolto.
L’evento, promosso dall’ Accademia di Belle Arti di Napoli, con il sostegno della Galleria Gianmarco Casini di Livorno è il frutto della ricerca progettuale e artistica di Clarissa Baldassarri per la sua tesi finale del biennio specialistico in scultura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Tre istallazioni site-specific create per lo spazio della Chiesa San Giuseppe delle Scalze in salita Pontecorvo (nei pressi di Montesanto). Un’idea artistica di elevato spessore che punta a creare in un posto mistico e misterioso di Napoli un giusto connubio tra opera artistica contemporanea e patrimonio artistico.
Un percorso che invita a discutere del presente nel presente che non diventa mai passato attraverso tre percorsi che scrivono, ascoltano e dettano l’andamento del tempo di ciò che viviamo.
Ausiliare perché l’artista offre ai visitatori tre lavori incompleti. Sono delle istallazioni di cui il fruitore si serve per comprendere qualcosa che sta al di là delle bellezza visiva e sensoriale percepita in lavori e opere finite.
La prima installazione Fonometro: fa riferimento a un proiettore che trasmette dati provenienti da un Fonometro. Uno strumento che registra le intensità tradotto in decibel.
Una linea scrive e trasmette in tempo reale la vita, il passaggio delle persone che visitano quel luogo. A fine mostra un software traduce in dati numerici i dati registrati che saranno poi trasformati dall’artista in un vero e proprio archivio di intensità vissute in un determinato tempo e luogo. Un risveglio alla consapevolezza di quali spazi viviamo e occupiamo e di come li attraversiamo.
Una seconda istallazione si trova al centro della chiesa, Il filtro: dei fogli bianchi con delle grate in ferro, queste grate a fine mostra saranno tolte e ciò che resterà sono tracce della polvere accumulata nel corso dei giorni che “scriverà” sui fogli.
Questa installazione mostra una doppia faccia: una funzione di fare passare e l’altra di ostacolare, nel caso di Ausiliare la polvere che si imprime sul foglio è la testimone del tempo che avanza e ciò che lascia e fa entrare.
La terza istallazione, invece, è il confessionale: sempre prendendo come spunto la funzione della grata, del filtro, Clarissa chiude la grata del confessionale con un elemento di ferro zincato. In genere, nel confessionale abbiamo due persone: una persone che parla e l’altra che ascolta.
In questo caso a prescindere dalla posizione che si occupa ci si trova sempre in una dimensione di ascolto, un ascolto però fallimentare perché ciò che si ascolta è una sequenza di parole e altre che si aggiungono che vanno a descrivere il significato analitico della parola stessa. Concentrandosi quindi sull’ascolto della singola parola si rischia di perdere il contenuto e di non seguire più il filo del discorso.
Il testo che si ascolta e che è stato tradotto nella sua analisi grammaticale è della Genesi che ha ispirato Clarissa. Ci spiega che l’uomo e la donna, alle origini vivevano in un tempo infinito e quando hanno deciso di cedere all’inganno di possedere un oggetto hanno come scelto di non essere più in un tempo infinito ma in un tempo finito, anche la loro visione è cambiata.
Improvvisamente si scoprono nudi. Se prima riuscivano a vedersi oltre l’apparenza delle cose materiali, oltre la fisicità, ora, scegliendo la mortalità, la materialità, iniziano a dare peso esclusivamente all’apparenza fisica a discapito dello spirito e dell’anima. Nel confessionale l’ascolto si perde e ci si concentra appunto sul significato della singola parola, tralasciando il resto.
I tre lavori di Ausiliare sono la rappresentazione di essere, apparire, dare, ricevere, cosa percepiamo e cosa noi diamo.
La grata appare in ogni lavoro, nel primo – nel Fonometro- riesce a registrare le intensità sonore, è la base di appoggio delle intensità: il grafico scientifico.
La grata del Filtro, invece, elemento centrale e fisico, sottolinea cosa si permette di fare passare e cosa resta in superficie mentre quella del confessionale indica come lo utilizziamo e quando lo applichiamo.
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L’esposizione è visitabile su appuntamento fino al 15 marzo e sarà associata anche alla pubblicazione di un catalogo pubblicato da Iemme Edizioni.
In foto, le installazione create ad hoc per la chiesa