Ciro Ceruti, attore, autore, regista. Sarà in scena con lo spettacolo “A tutti ma non a me”, 11-12-13 luglio 2024 in Villa Vannucchi a San Giorgio a Cremano (NA) di cui ha firmato la regia insieme ad Ernesto Lama, uno spettacolo ricco di contenuti. Con Paco De Rosa, Giovanni Allocca. Una storia davvero particolare che parla di una caduta e attraverso questa caduta poi nasce la commedia con le varie riflessioni.
Spiega Ceruti: «La caduta è una metafora perché parliamo di una “disgrazia”. Solitamente quando giudichiamo un qualcosa di altre persone, di altre famiglie, siamo razionali e quindi giudichiamo secondo il nostro modo di vedere razionale, preciso; quando invece capita a noi stessi perdiamo un po’ di lucidità e quindi l’istinto ne fa da padrona. In questo caso, è l’avventura di una persona anziana, che interpreto, che viene a sapere che suo figlio è omosessuale. Il mio personaggio è figlio del suo tempo, quindi inizialmente sprigiona tutte le sue caratteristiche omofobiche rispetto alla questione, ma pian piano si cerca di capire. È un punto di vista sia dall’una che dall’altra parte: tutte le persone omosessuali che hanno il diritto di vivere una vita e una sessualità come tutti noi; però dall’altra parte racconto anche l’altro punto di vista perché ad una persona anziana bisogna lasciare il tempo di metabolizzare. Non bisogna subito crocifiggere la persona anziana perché ci vuole del tempo».
È un tema di grande attualità. Attraverso la risata si permette al pubblico di fare una riflessione; il pubblico lo assorbe e non se ne accorge, diventa un’assimilazione inconscia.
Su questo tema spesso si pensa a giudicare; ognuno di noi lo fa anche in base alla cultura, alla famiglia, il posto dove si è cresciuti, dove si vive e questo è normale, si è contaminati da dove si viene, però questo bisogna combatterlo.
Poi nella commedia tra i protagonisti ci sono vari punti di vista. Solitamente si tende a criminalizzare la persona che la pensa in un altro modo. In questo caso – dice Ceruti – ho voluto sostenere l’omosessualità in quanto ragione e scelta di vita, ma anche giustificare e lasciare il tempo per metabolizzare una persona che in quel momento non riesce ad accettare il proprio figlio omosessuale.  
Sul palco, molti aspetti della vita quotidiana e il teatro ha questa responsabilità di spiegare ciò, ma facendolo in maniera morbida. «Oggi – conclude l’artista – il teatro ha una responsabilità enorme, quella di (ri)portare i giovani a teatro. Secondo me c’è una generazione che non è mai andata a teatro, dai 15enni ai 30enni, c’è una grande fetta che a questa età non conosce il teatro. Si dovrebbero sensibilizzare maggiormente i giovani. Il teatro va sostenuto. Io se potessi, vivrei solo di teatro».

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