Questo nobile decaduto ha ospitato la migliore borghesia napoletana, luogo salubre e ricco di verde. A testimonianza del fatto di essere stata una zona ricercata vi sono i numerosi monumenti sorti tra il XVII e il XVIII secolo, nel grande bagliore dell’et del Barocco.
A raccontarlo sono Cinzia Massa e Vincenzo Moretti nel saggio “Rione Sanit . Storie di ordinario coraggio e di straordinaria umanit ” (edito da Ediesse), presentato alla libreria Feltrinelli di piazza dei Martiri.
Un viaggio nella pancia della citt che riprende storie di coraggio, quel coraggio che diventa straordinario perch praticato ogni giorno, in ogni situazione e momento in questa comunit che sembra voler rinunciare alla cultura e al lavoro.
In ogni narrazione emergono verit e fatica secondo la giornalista di Repubblica Conchita Sannino. “Un racconto di Napoli per i napoletani che segna il passaggio da una Sanit dimenticata ad un sistema a rete”.
Questo ventre è attraversato da tutti gli strati sociali, dal professore all’artista, dall’immigrato al povero. Ma non si notano differenze, distacchi, cesure.
Secondo l’autrice Cinzia Massa non bisogna interpretare ciò che appare, che è visibile ma quello che è vero, che vive, che esiste. “Questo libro è dedicato ai giovani per dargli la forza di vivere, di cambiare il Rione Sanit “.
Il coautore Vincenzo Moretti riassume “storie belle di persone belle”.
Si inizia con l’associazione “L’altra Napoli” di Ernesto Albanese. Il padre di Ernesto venne ucciso nel maggio del 2005, nello stesso anno nacque quel soggetto associativo che iniziò posizionando un albero di Natale al centro della Galleria Umberto dove era possibile lasciare un messaggio su come i napoletani volevano la loro citt . Fu immediatamente bruciato ma comunque resistette, con migliaia di messaggi raccolti, molti dei quali significativi.
E’ la volta del padre comboniano Alex Zanotelli che mette in relazione l’esperienza di Korogocho, la baraccopoli della periferia di Nairobi che ha nel suo cuore la discarica di Dandora, la più grande del paese, con i nostri quartieri periferici come Scampia, Ponticelli ma anche i Quartieri Spagnoli, a fronte dei paradisi di Chiaia, Vomero e Posillipo.
Padre Alex tratteggia questo popolo splendido, con una capacit di accogliere straordinaria” nell’immediato dopoguerra questa era una zona di proletariato urbano molto industriosa e con una capacit lavorativa straordinaria, dove si facevano scarpe e guanti apprezzati in ogni parte del mondo e dove l’arte orafa aveva interpreti di straordinaria bravura”.
Ma il punto di forza è il racconto della gente della Sanit , la semplicit e la napoletanit di chi vi dimora da sempre. Come Iolanda Cardamone, orlatrice di scarpe e stivali da donna dentro casa. Emerge il profilo di una vedova quarantaseienne dai modi elementari ma piena di dignit e sani principi. Iolanda analizza, con dovizia di particolari, atteggiamenti, movenze e pensieri delle famiglie del quartiere. Dimostra, argutamente, che la camorra, le mode deleterie, il modo di campare sono il frutto esclusivo dell’ignoranza che si trasmette dai genitori ai figli. Bisognerebbe mandare a scuola prima padri e mamme e poi i figli.
Il libro si colora di tante storie, singole ed associative, che hanno un filo conduttore l’umanit . La straordinaria benevolenza di una comunit che sente vicino il riscatto ma che non riesce ad agguantarlo, che in fondo spera e lotta contro i più, contro il pensiero unico dell’ignoranza. E le istituzioni?
Brillantemente assenti.
In foto, la copertina del volume