La violenza sulle donne non conosce calendari, date stabilite e celebrazioni, e mantenere sempre alta l’attenzione su questo fenomeno aberrante e tremendo è semplicemente doveroso.
Ne parliamo con la Adelaide Mazzocchi, presidente e anima del Consultorio Familiare Santa Maria di Costantinopoli a C.C. Onlus. «L’associazione tra violenza e aggressione fisica è sicuramente corretta ma limitante. Nel senso che la violenza non si può identificare solo nella “donna presa a botte”, e quando questo avviene si perde di vista il cuore del problema e le possibili azioni di intervento per combattere il fenomeno.
A quale tipo di pressioni si riferisce?
Prima delle botte la violenza inizia in modo molto meno evidente con una serie di maltrattamenti psicologici fatti di valorizzazione e squalifica ( “Questa cosa che hai cucinato fa schifo!” , “…Ma come ti sei conciata, non vedi che sei grassa!””…sta zitta, tu non capisci niente”) derisione, eccessiva attribuzione di responsabilit o colpa, controllo e divieti, continua critica alla visione del mondo della donna fino alla distorsione della realt oggettiva.
E le vessazioni che cosa producono?
All’inizio sono sporadiche e lievi, e la donna quasi non ci fa caso, poi iniziano a essere più frequenti ed incalzanti, ma nel frattempo la donna si è abituata a questo clima di micro violenze, si adatta alla violenza. Le vessazioni e le umiliazioni continue e quotidiane hanno un effetto pernicioso e logorante sulla donna e lentamente minano in profondit il proprio senso di S, del proprio valore, delle proprie risorse, fino ad annichilirla. Il maltrattamento psicologico contribuisce allo scopo di esercitare il dominio totale sulla donna. Il messaggio che passa alla donna attraverso questi comportamenti è che lei è persona priva di valore e questo induce chi subisce ad accettare in seguito anche le aggressioni fisiche e/o sessuali. Ecco perch poi, spesso, anche quando si è passati alle botte, lei non se ne va, non denuncia.
Quale meccanismo si mette in moto?
Il fatto che la violenza si insinui nella relazione in modo graduale e finisca per essere accolta dalla donna, la lascia in uno stato di confusione. Per questo è importantissimo parlare con queste donne, aiutarle a esplicitare ciò che subiscono, dare un nome alla loro sofferenza, questo è il primo passo per poi iniziare un percorso di liberazione dalla violenza».
Gli obiettivi del Consultorio Familiare?
Il Consultorio Familiare Santa Maria di Costantinopoli a C.C. Onlus, con l’istituzione dello Sportello Antiviolenza "Spazio Ascolto Donna", offre uno spazio di ascolto per tutte quelle donne che subiscono abusi e maltrattamenti intrafamiliari e che attraverso percorsi che prevedono il supporto psicologico e la consulenza legale specialistica, vengono aiutate concretamente ad uscire fuori dalla spirale di violenza in cui si trovano. Lo Sportello “Spazio Ascolto Donna” garantisce gratuit delle prestazioni e soprattutto anonimato. Il nostro servizio intende colmare quel vuoto di sostegno che è a monte del percorso che porta ai servizi sociali e dai centri protetti. Il nostro approccio al problema della violenza sulle donne non si realizza solo sotto il segno dell’emergenza ma ci vede attivi nel promuovere iniziative culturali e di sensibilizzazione e prevenzione del fenomeno.
Il Consultorio Familiare Santa Maria di Costantinopoli a C.C. Onlus tra le altre iniziative messe in campo, ha organizzato uno spettacolo di beneficenza, “Io dico no” che si terr domenica 29 novembre 2015 al Teatro Paradiso di Napoli in via Mariano Semmola 16.
Lo spettacolo vede la partecipazione del coro giovanile del San Carlo, di Giovanna Panza, del gruppo Mujeres Creando, di Antonella Maisto, Myriam Lattanzio e della City Ballet School diretta da Enzo Padulano e Simona Barattolo. Lo spettacolo, che sar realizzato a pochi giorni dalla giornata mondiale contro la violenza sulle donne, vuole essere un’occasione per sensibilizzare la comunit sul fenomeno della violenza sulle donne, per richiamare alla loro responsabilit i rappresentanti delle istituzioni cittadine, per divulgare una cultura della solidariet e del rispetto delle diversit e promuovere la prevenzione del fenomeno.
Nelle immagini, le locandine del consultorio e dello spettacolo