Santelli editore/ ‘Nu piezzo ‘e vita: Ottavia Fusco Squitieri racconta il suo amore per Pasquale, lettera per lettera

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L’uomo delle provocazioni intelligenti, colui che propone una cinematografia di rottura, un napoletano con un trascorso iniziale di sinistra estrema e trovatosi successivamente senatore di Alleanza Nazionale. E quando Bertinotti gli chiese il perché di quella scelta, nel suo spirito tra il beffardo e il provocatorio, gli rispose che, se a chiederglielo fosse stato lui, si sarebbe candidato per il suo partito.
Questo è il libro ‘Nu piezzo ‘e vita. Il mio amore per Pasquale, lettera per lettera, di Ottavia Fusco Squitieri (Santelli editore, pagine 176, 14 euro)
Il compagno di una vita, il suo sposo, il suo tutto, così lo racconta l’autrice del libro, Ottavia Fusco, la persona che non conosci e che non ti aspetti, per certi versi. Un racconto dell’uomo dietro le quinte; la sua spiritualità, i suoi amori, la sua quotidianità fatta di gesti semplici ma profondi.
Nella prefazione, la scrittrice e giornalista Barbara Alberti lo definisce così: «… Pasquale Squitieri è qui il Pasquale di Ottavia, un uomo dalle innumerevoli sfumature, insidiose, affascinanti…a tratti di una simpatia irresistibile… ».
Massimo Cotto, giornalista, disc jockey e scrittore, nell’introduzione sottolinea: «… Mettete insieme Ottavia Fusco e Pasquale Squitieri, mescolate le differenze dentro un cappello da prestigiatore, estraete a caso ed avrete una poesia dadaista, la più bella e assurda che si possa immaginare…Pasquale Squitieri era come Fabrizio De André: amava il ping pong dialettico, guardava il punto di vista degli altri come fosse una pallina e rispondeva colpo su colpo…Non era interessato a parlare con persone che la pensassero come lui. Quando succedeva, si annoiava. Guai a dargli ragione…».
Il libro scorre lettera per lettera l’alfabeto e descrive le emozioni e le sensazioni di Pasquale Squitieri, che amava cucinare, specialmente il pesce, le polpette, la pizza fritta (retaggi di napoletanità). Ma anche un convinto borbonico che considerava i piemontesi come i nemici del Sud, predatori che hanno svenduto il meridione d’Italia ai Savoia e alla massoneria inglese, innescando rivolte e stragi di popolazione. E poi Garibaldi, un sanguinoso mercenario, altro che eroe.
Il libro racconta anche un atto di follia: Squitieri che prende a ceffoni Sandro Pertini, per aver affermato, quest’ultimo, di non aver visto il suo film su Claretta Petacci, perché brutto. Per questo motivo sollevato di peso da due corazzieri del Quirinale e allontanato fuori dall’edificio.
Diventa straziante, ma lucido e lineare, il racconto dell’autrice sugli ultimi giorni di vita di Squitieri. Ogni sensazione viene sviscerata con chiarezza di linguaggio, sembra rivedersi direttamente nelle azioni raccontate. Si notano finezza argomentativa e trasposizione di emozioni pure.
Un buon libro quello di Ottavia Fusco Squitieri; intimo, genuino, pieno di pensieri che raccontano un grande amore. E lei, l’autrice, che entra nello stesso in punta di piedi, probabilmente sminuendosi anche un po’, forse per far emergere la pienezza e la compiutezza del grande regista e sceneggiatore. Un uomo che ha combattuto anche con un tumore che, peraltro, ha sconfitto. Lui muore per altra causa.
Si consiglia una lettura tutta d’un fiato, forse è il miglior modo per apprezzare il tanto che viene raccontato. Così se ne rispetterebbe l’altezza dovuta, secondo il mio personale sentire.
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