Diario di scatti, diario di una sperimentazione, di una scommessa nata da un gioco e dall’intuito di un fotografo di esperienza. “Diario minore” è la mostra di Sergio Riccio, ospitata nel suo studio nel cuore di Napoli: undici immagini 70×100 realizzate con la Lomo, macchina fotografica “giocattolo”, amata dai giovanissimi che scatta fotografie in sequenza a distanza di uno o due secondi. “Era il ’99 racconta Riccio mi trovavo sulla costiera francese e guardando queste strane macchinette ho pensato che si potesse fare qualcosa di divertente ribaltando l’uso ludico che normalmente se ne fa”. E se d’abitudine la Lomo viene utilizzata con pellicole ad alta sensibilit  a colori, lui sceglie il bianco e nero e la bassa sensibilit  per dare vita a un “distillato di emozioni e sensazioni”.
Il risultato è sorprendente, poetico, sospeso, intenso. “Paradossalmente commenta il fotografo da una macchina giocattolo sono venute fuori foto molto più dense e forti del solito”.
Ecco che i limiti posti dalla macchina che scandaglia il tempo diventano punti di forza: in un solo colpo d’occhio si vive lo sviluppo dell’istante, la magia del movimento-immobile. L’onda che si ritira dalla spiaggia, il sole sulla pelle nuda, il gioco delle ombre: scene semplici che si velano talvolta di angoscia, acquistano peso ed è l’insostenibile leggerezza dell’essere.
Emozioni condensate in un paesaggio, in un sorriso sussurrato, in un’architettura. Ci si immerge in un’atmosfera cinematografica, sospesa, misteriosa. Le foto raccontano una storia, invitano a seguirla con la mente e a reinventarla.
E’ un Riccio, questo, più maturo, flaneur di mondi e situazioni non più legati a interessi più o meno “professionali” (il barocco, il liberty, il paesaggio) e neppure a curiosit  sulla solitudine dell’uomo postindustriale (Bagnoli, la notte, la Grecia, i “pezzetti” di Napoli), ma creati dalla prospettiva deformante e più vera di un terzo occhio.
Il ciclo completo è contenuto nel catalogo pubblicato da Dante e Decartes con il testo di Felice Piemontese che scrive “Se si intraprende un viaggio nello spessore delle cose bisogna avere nervi saldi e pieno controllo di se stessi, dal momento che le cose tendono sempre più a mostrarsi in modo illusorio, a proporsi come pura superficie. (…) Paesaggi che richiamano antichi maestri, corpi femminili quasi smaterializzati, ciottoli, allusioni al Tempo e ai Luoghi consumati dall’uso: si può riassumere cos la bellezza struggente di queste fotografie”.

La mostra è visitabile su appuntamento fino al 30 giugno
Studio Riccio tel. 0815495598 e 3292334894
Via Salvator Rosa 287

Nelle foto, alcuni scatti di Sergio Riccio

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