La passione per l’arte si sviluppa gi in tenera et . “Ho iniziato da piccola a essere un soggetto creativo. Prendevo ogni tipo di materiale e ne combinavo di tutti i colori”. Oggi, Silvana Sferza, ha un atelier tutto suo in via Martucci 49 e i suoi video girano per il mondo, da Cagliari a Miami, da New York a Mosca. Poi, dipinti, sculture e gli abiti d’artista.
Il video è la tua ultima passione… una passione che ti ha portato oltreoceano…
“Lavoro col computer da anni, un Mac. E la macchina mi permette di realizzare video. Video che sono piaciuti molto e che ora stanno viaggiando. Il clip “Air”, per esempio, nacque per un festival di New York dedicato all’urbanistica. Da un punto sopraelevato di Napoli filmai le auto che transitavano. Fermai la scena e quel pezzo di strada d pochi metri è diventato un video.
Un tuo tratto distintivo è rintracciabile nei vestiti/scultura, esposti tempo fa alla Fondazione Mondragone…
“Alcuni nascono come provocazione. Penso all’abito da sposa barca o quello con i pomodori. In generale, vogliono rompere i canoni dell’abito tradizionale per indossare una scultura. Tutte le mie creazioni possono essere indossate. I primi abiti che trasformai, erano miei vestiti che non mi soddisfacevano. Li dipinsi per farli belli. Sono piaciuti e ho cominciato a farne altri, ma li creo per divertimento, non in serie. La persona che lo indossa deve sapere che sta indossando un pezzo unico”.
Dove prendi gli abiti da trasformare?
“Io sono per il riutilizzo. Da sempre. Riutilizzare è dare nuova destinazione. Riutilizzare mi piacerebbe, ma se qualcuno li vuole acquistare, non mi sembra corretto vendere un vestito usato. Ho quindi una sarta che realizza gli abiti partendo dai miei disegni”.
Che studi hai fatto?
“Ho frequentato il liceo artistico quando era in via Costantinopoli, ospite dell’Accademia. Erano anni molto politicizzati e subivamo il fascino dei nostri ospiti, li vedevamo come guida. Insieme abbiamo portato avanti diversi progetti. Finito il liceo, ho viaggiato alla ricerca di esperienze artistiche. Poi sono tornata a Napoli e ho iniziato a lavorare lo studio di architettura del professor Beguinot. Il disegno tecnico mi ha insegnato molto. In quel periodo mi fu commissionata una via crucis per una chiesa. Cos mi scontrai con i miei limiti nella scultura e mi iscrissi all’accademia, dove sono stata allieva di Perez”.
Che ricordo hai di lui?
“Era un maestro sfuggente, dal carattere chiuso. In quattro anni ci avrò parlato due o tre volte. Mi ha aperto nuove strade, mi ha indirizzato artisticamente e mi ha fatto conoscere il mio mito: Ert. Perez mi spiegò che questo artista creò delle carte molto particolari. Incuriosita, le cercai. Trovate, le presi per entrambi. Questo dono lo imbarazzò. Dopo qualche tempo mi chiamò nel suo studio e mi regalò delle carte antiche di Beardsley, il maestro di Ertè”.
Progetti futuri?
“Un libro dedicato alla pittura su vestito. Il titolo è “Investo l’arte”, che è lo stesso della mostra alla Fondazione Mondragone. Ho raccolto foto, disegni e quello che non si è visto all’esposizione. Al libro è allegato un dvd con alcuni momenti dell’inaugurazione. Per ora, ho stampato tre copie di prova. Ho chiesto finanziamenti e sono in attesa. Poi sto preparando un nuovo video e un lavoro sulla donna che si dovr svolgere in un posto abbastanza grande. Ma non posso dire di più”.
Nelle foto (di Maria Volpe Prignano), Silvana Sferza e alcune opere dell’artista