J Life. Così s’intitola la personale di Paola Risoli che s’inaugura sabato 11 novembre, dalle 17, alla Shazar gallery in via Pasquale Scura, 8. La mostra resterà allestita fino al 14 gennaio.
L’esposizione è la sintesi di progetto partito nel 2016 che offre squardi sulla storia di J, giovane donna del Lagos, partita minorenne dalla Nigeria, vissuta in Libia quattro anni, uno dei quali trascorso in carcere, riconosciuta come rifugiata politica in quanto vittima della tratta.
La sua vicenda carica di forza, vita, errori, viene restituita dall’autrice attraverso una documentazione di duemilasettecento files, tra immagini e testi, 29 giga di dati, confluiti in parte nel cortometraggio LIFELIE (11’13’’; Miglior regia, Miglior fotografia, Miglior montaggio alla sezione documentari del XIII TSN Festival Internazionale del film corto, Roma 2020; direttore artistico: Mimmo Calopresti, presidente di giuria: Flavia Perina)
In mostra Punches, primi piani fotografici di J (foto), accompagnati da sue annotazioni e da considerazioni della fotografa.
Le immagini del volto della donna appaiono censurate da un enorme blocco nero che ricorda l’obbligo di nascondersi in quanto irregolare, obbligo che investe quindi anche la sua rappresentazione visiva.
La stessa violenza della cancellazione dell’identità, di rottura dell’integrità, si traduce nei neri estesi, nell’isolamento dello sguardo, nel corpo iconicamente spezzato delle inquadrature di LIFELIE, da cui sono ricavati i sei frames video in mostra (Fragments). Presenti in galleria anche i due video SHOOTS e START, le carte ufficiali della storia di J, e l’installazione site specific ASHES/CENERI.
Scrive Massimo Melotti nel testo che accompagna la mostra: «Il lavoro di Paola Risoli, utilizzando le pratiche della relazione e della partecipazione, ci fa riflettere, attraverso la forza dell’opera d’arte, sulle molteplici complessità di un fenomeno epocale come quello dell’emigrazione. Fenomeno che, a seconda degli approcci, crea tensioni e scandalo o partecipazione e solidarietà, in ultima analisi pone di fronte alla atavica questione del rapporto con l’altro. Rapporto che, comunque si guardi, è alla base della costituzione di ogni società umana. I migranti al tempo della società della globalizzazione e della spettacolarizzazione divengono involontari protagonisti della scena mediatica prima ancora di costituire un problema di flussi e di assetti sociali».
Per saperne di più
www.shazargallery.com
info@shazargallery.com
Shazar Gallery/ Paola Risoli tells the story of J, a young woman from Lagos. Victim of human trafficking
J Life. This is the title of Paola Risoli’s solo exhibition opening Saturday, November 11th, from 5 p.m., at Shazar gallery at 8 Pasquale Scura Street. The exhibition will remain on display until January 14th.
The exhibition is the synthesis of project started in 2016 that offers glimpses into the story of J, a young woman from Lagos, who left Nigeria as a minor, lived in Libya four years, one of which she spent in prison, recognized as a political refugee because she was a victim of trafficking.
Her story full of strength, life, mistakes, is given back by the author through a documentation of two thousand seven hundred files, including images and texts, 29 gigs of data, merged in part in the short film LIFELIE (11’13”; Best director, best photography, best editing at the documentary section of the XIII TSN International Short Film Festival, Rome 2020; artistic director: Mimmo Calopresti, jury president: Flavia Perina)
On display are Punches, photographic close-ups of J, accompanied by her annotations and the photographer’s considerations.
Images of the woman’s face appear censored by a huge black block that reminds us of the obligation to hide as an irregular, an obligation that thus also invests her visual representation.
The same violence of erasure of identity, of rupture of integrity, is translated in the extended blacks, the isolation of the gaze, and the iconically broken body of LIFELIE’s shots, from which the six video frames in the exhibition (Fragments) are derived. Also on view in the gallery are the two videos SHOOTS and START, J’s official history cards, and the site-specific installation ASHES/CENERI.
In the text accompanying the exhibition, Massimo Melotti writes: “Paola Risoli’s work, using the practices of relationship and participation, makes us reflect, through the power of the work of art, on the multiple complexities of such an epochal phenomenon as emigration. A phenomenon that, depending on the approach, generates tension and scandal or participation and solidarity, ultimately poses the atavistic question of the relationship with the other. A relationship that, from any point of view, is at the basis of the constitution of every human society. In the age of globalization and spectacle, migrants become involuntary protagonists of the media scene even before they become a problem of flows and social arrangements”.