Dopo la presentazione al salone del libro di Napoli che si è svolto a maggio, nel complesso monumentale di San Domenico Maggiore, la raccolta di racconti “Sirene si nasce” firmata da Francesca Vitelli e pubblicata da ilmondodisuk approda nella “tana artistica” di Sara Lubrano (gioielli artigianali) in vicoletto Belledonne a Chiaia 7 (Napoli): qui è anche ambientata una delle “avventure” di Allegra & co. Presentazione mercoledì 18 luglio, alle 18, 30, dove potrete fare una chiacchierata con l’autrice (Francesca Vitelli), l’editrice (Donatella Gallone) e vedere dipingere dal vivo Maria Carolina Siricio che ha illustrato queste pagine… Di seguito la recensione di Maria Regina De Luca per darvi un’idea di quello che troverete nel volume e da Sara.
“Sirene si nasce” … e lo sono, nate, le protagoniste del libro di Francesca Vitelli che, in diversi e variegati racconti, illustra l’assioma. Va detto che le sue Sirene si sono portate dentro tutto il retaggio della loro polisemantica natura e dei loro nomi che da Astrolabia, Zaira, Egea, Armida, Betsabea e così via contengono il tempo del mondo, della fiaba e del mito, delle diverse koinè e del sogno mediterraneo, divenuto realtà nell’incantesimo fatato del golfo di nascita… o di rinascita.
Questa ondata di walkirie marine possiede la cifra identitaria della musicalità ammaliante che non è solo della voce, ma che si è nel tempo dilatata oltre le note cogliendo ai diversi uncini i ritmi e i battiti, le dissonanze e le consonanze, i desideri e i sogni dei diversi mondi con i quali si sono confrontate riuscendo ad accordarli in sapiente sintonia sul proprio.
Così le protagoniste dei racconti sfiorano la vita con leggerezza, senza rischiare d’impantanarsi nelle sabbie mobili di fraintendimenti amorosi e di sentimenti avvolti su se stessi come gòmene in avaria: polene battute dal vento obbligatoriamente vincenti, pena il naufragio di sé stesse e della nave che ne segna la scia.
Sembra che le circostanze avverse nelle quali sono spesso pesantemente coinvolte non trovino mai in loro una vittima più o meno rassegnata, ma una spettatrice curiosa di quanto può succedere e in grado di sollevarsi di qualche centimetro dal livello del quotidiano, osservare dall’alto gli avvenimenti e allestire la strategia vincente.
I nodi del vivere che vengono continuamente al pettine nei vari racconti sono nodi da sciogliere e ostacoli da scavalcare. Non trovano pace queste Sirene in incognito delle quali un piccola sosta esitante può determinare il destino, ma esse sembrano aver appreso ancestralmente a non restare mai, e nemmeno per sogno, rassegnate a ruoli subalterni nelle varie vicende che tentano di irretirle e a prosegue a colpi di virate di coda e di remi, e ci viene la curiosità di scoprire fino a che punto conti il nome che, non certo casualmente, l’autrice ha fatto loro indossare: quello di una città invisibile, (Zaira), di una maga innamorata, (Armida) della moglie e madre di Re (Betsabea), di figlia di Re, (Egea) e così via: donne perfettamente inserite nel loro tempo ma non donne comuni con non comuni nomi di donne… e se nei nel nomen è il numen il bisticcio non è provocatorio, ma provocato e accettato, in divertita naturalezza.
Quel che è certo è che le protagoniste di questo divertissement da qualcuno hanno dovuto ereditare la vista lunga, la sapienza del mondo, la consapevolezza dell’effimero, e quindi dell’esserci senza dimenticare che, forse lontano forse vicino, è in agguato il non esserci, una Neverland dove non alloggia la ricerca dell’eterna giovinezza, ma della grevità della vita che ne annulla l’essenza riducendola a una valva vuota.
Ma prima che ciò avvenga, ci dicono le nostre Sirene mediterranee dai plurietnici nomi, e finchè dura, la vita va afferrata per la sua coda guizzante, per i suoi capelli fluttuanti come quelli della Felicità e della Fortuna…e delle Sirene.
Dalla luce radiosa di un golfo a un piccolo scoglio all’ingresso di un porto velato dalle brume del Nord le Sirene sono entrate nella leggenda del mondo, da quella di una Città la cui bellezza continuamente si trasfigura nella musica a quella dell’Oriente e dei suoi misteri a quella del favoloso Andersen.
Una favola universale, dunque, tessuta con la loro voce melodiosa che non è sempre strumento di seduzione, ma di persuasione a una verità comune che consenta di vivere in un mondo di comune armonia.
Da sottolineare che la frenetica attività delle nostre Sirene non dà mai segni di stanchezza, che prove che stroncherebbero Ercole sono vissute con intraprendenza e una, sia pur del tutto personale, coerenza e, soprattutto, con leggerezza.
A questo sciame lucente di Sirene non possiamo non aggiungerne una. E’ una Sirena mediterranea che per amore della patria napoletana ha messo a soqquadro il mondo dell’arte muovendosi a fior d’onda, con la delicata intuizione che quando si parla di idiomi, siano essi di popoli o di forme d’arte, e si chiede all’arte figurativa, a pittori e a fotografi, di offrire le proprie opere affinché una lunga lettera d’amore a una città, Dictionnaire amoureux de Neaples di Jean-Noël Schifano ne divenga il Dizionario appassionato o si vola a fior d’acqua o ci si inabissa, anche l’ SOS è rivolto a una Sirena e in aiuto di una Sirena. Parliamo di Donatella Gallone, editrice del libro, giornalista e scrittrice, il cui umorismo e ironia evita il sarcasmo e propone, sempre con leggerezza, formule inusate in editoria, come quella che fa capolino tra lustro e brusco nel recentissimo Sirene si nasce.
Le illustrazioni di Maria Carolina Siricio (in foto, il disegno della copertina) meriterebbero un discorso a parte per la loro perfetta adesione al racconti, per la leggerezza con la quale l’artista usa alla pari acqua e aria, mare e cielo; per l’aggraziata fantasia delle immagini, per gli slanci da sub e da dee delle sue Sirene fatate, per aver saputo inserirsi nel racconto con intelligente e reciproca compenetrazione.