Dedicata alla Madonna della neve, cui viene attribuito il miracolo di aver fatto nevicare a Roma nei primi giorni di agosto di diversi secoli fa.
Dal 4 al 6 agosto, nel borgo medievale del Casamale, a Somma Vesuviana (in provincia di Napoli), si è svolta la Festa delle Lucerne. Questo rito, che si ripete ogni quattro anni, prende le sue origini da celebrazioni antiche che si perpetuano nel tempo.
Ben 4000 lucerne hanno addobbato i vicoli del borgo antico di Somma Vesuviana, creando una sorta di percorso magico-matematico-spirituale, in cui ha preso vita un sincretismo fra sacro e profano, fra figure vive e figure morte.
I simboli geometrici, posti all’ingresso dei dieci vicoli Coppola, Malacciso, Puntuale, Cuonzolo, Torre, Zoppo, Giudecca, Piccioli, Lentini, Perzechiello, sono stati una sorta di cammino esoterico verso una simbolica ed esorcizzante “rinascita”, seguita a due anni di pandemia. Anche il tema della guerra, da cui pure è necessario liberarsi, è stato presente negli allestimenti costruiti con cura e suggestione prospettica nelle corti della borgata.
Come spiega Arcangelo Rianna, storico studioso della festa delle lucerne di Casamale: «Il vero significato è festa della luce, non festa dei morti; una luce che si rinnova ogni quattro anni e coinvolge tutta la comunità. È la festa della comunità che si riscopre, supera i dissidi che normalmente nascono nella vita di tutti i giorni. Le generazioni di adulti, vecchi, donne e bambini partecipano insieme ad allestire questa festa, che identifica da secoli la comunità del Casamale. Gli uomini sono addetti alle strutture, a ripararle e a montarle nei vicoli con l’addobbo delle felci per le strade; le donne puliscono le lucerne, le completano con il lucigno e le montano sulle zeppe fissate nei fori delle strutture per accenderle. Poi, la sera i ragazzi si dedicano a formare le bandierine e le collane di carta colorate».
I simboli, montati con maestria su dei supporti di legno arricchiti di zeppe e lucerne, hanno creato una suggestiva visuale di profondità, vero elemento dominate e caratteristico della festa. Quadrati, triangoli, rombi, cerchi, esagono sono stati concepiti all’ingresso di ogni vicolo per fare in modo che lo spettatore osservi, come in un labirinto di specchi, la prospettiva di un’immagine che si rimpicciolisce in profondità e si perde nell’infinito.
Il “lucigno” (stoppino), imbevuto di olio, è la parte costitutiva della “lucerna” (candela) da cui si sprigiona la fiammella baluginante, che crea un particolare effetto di luce ed ombra. Secondo la credenza popolare, queste due componenti essenziali per il gioco visuale, alla base della festa, rappresentano assieme i simboli della sessualità dell’uomo e della donna.Ad arricchire il percorso, sono state rappresentate scene di vita quotidiana, utilizzando abitanti del borgo oppure dei pupazzi.
Troviamo poi, dei cenni storici sul caratteristico centro antico di Somma Vesuviana sul portale borgocasamale.it: «ll luogo prende il nome dalla aristocratica famiglia dei Causamala che compare per la prima volta in un atto di locazione del 1011. Circondano il borgo le antiche mura aragonesi, consolidate nel 1467 dal re Ferrante d’Aragona. Il nucleo centrale del Casamale è un edificio ecclesiastico, il convento dei Padri Eremitani di Sant’Agostino con la cappella titolata prima a San Giacomo e poi, dopo la costruzione della chiesa, a Santa Maria della Sanità. Nel 1595 la chiesa fu insignita del titolo di Collegiata cambiando il nome di Santa Maria Maggiore. L’antico borgo medievale del Casamale si conserva ancora integro, nonostante le evidenti tracce di manomissioni consistenti in interventi in calcestruzzo tra le antiche murature in pietra. Il borgo è astutamente protetto a sud dal monte Somma, a est dall’alveo Fosso dei Leoni e a ovest dall’alveo Cavone del Purgatorio. Attorno al centro, l’attuale Collegiata, si sviluppa un impianto medievale fatto di vie strette, alcuni archi, con le coperture delle case che sembrano toccarsi non consentendo al sole di filtrare. Le costruzioni presentano una colorazione grigia e spesso si trovano importanti archi d’ingresso in piperno. I balconi delle abitazioni, ornati da parapetti di ferro battuto, sono poco sporgenti e sono impostati su robuste soglie di piperno lavorato».
La Festa delle Lucerne, che risale al 1300, trae origine con molta probabilità da un antico rito pagano appartenente alla comunità rurale che da sempre ha abitato questi luoghi: le vie disegnate dalle lucerne rappresentano dei varchi che “aprono” al dialogo tra la vita e la morte e accompagnano il visitatore attraverso una sorta di percorso magico che mischia il sacro con il profano.
Casamale è un luogo fortemente suggestivo, un intrigo di strade e vicoli che ricordano la storia dei nobili casati che hanno dominato la città nel corso dei secoli, e stupisce per le sue architetture in stile catalano, per la bellezza dei suoi palazzi, per il suo essere “accogliente”.
A rendere questa particolare celebrazione ancora più suggestiva, la maestria degli artigiani e l’abilità di commercianti, che hanno messo a disposizione dei visitatori le ricchezze enogastronomiche fiorite nel humus del Monte Somma, tra cui il pregiato vino Catalanesca, derivante da un vitigno importato in queste terre nel 1450 dal re Alfonso I d’Aragona e sopravvissuto anche alla filossera.
Insomma, fra tocchi di colore e intensa e calda luminosità, la Festa delle Lucerne ha posto in risalto, ancora una volta, le bellezze storico-artistiche di un territorio che ha molto da offrire nell’ottica di una valorizzazione del nostro sterminato patrimonio culturale.
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