Fra le razze dei ciarlieri e dei cialtroni, se ne distingue una, dei poetastri laureati, canne vuote che non smettono di flautare lo sfiato della voce estasiandosi delle fatue modulazioni.
Le parole recitate da Guido Caserza ruotano come macigni nel silenzio dell’ascolto, scuotendo emozioni profonde nell’anima di un pubblico attento e numeroso, presente ieri sera nella sala Assoli nel cuore dei Quartieri Spagnoli, artisticamente rinata grazie al recupero architettonico realizzato dal centro di produzione teatrale Casa del Contemporaneo.
In scena, la Soirée à Circe inserita nella stagione autunnale dei concerti
organizzata dall’Associazione Dissonanzen (che dal 1993 diffonde a Napoli i linguaggi musicali contemporanei) intitolata Sorgenti per evocare non solo energie nuove che sgorgano dalla terra ma anche le infinite sorgenti sonore circostanti.
Uno spettacolo intenso quello proposto dal compositore, saxofonista, direttore d’ensemble e performer milanese (legato al cielo di Parthenope) Claudio Lugo. Nato come studio per il Festival Sonora di Merano e presentato a spettatrici e spettatori partenopee/i con l’Ensemble Barocco di Napoli e il soprano Roberta Invernizzi. Quest’ultima ha dato prova di una potente capacità interpretativa anche nei tre lavori della compositrice Francesca Caccini (1587-1641) e in “Amarilli” di Giulio Caccini/ Claudio Lugo che hanno preceduto la cantata profana.
Opera non semplice questo Canto di Circe (con poesia in latino) che muove dal testo del 1582 di Giordano Bruno reso in italiano da Tommaso Ottonieri. La musica che l’accompagna le è cucita addosso sottolineando, nella conversazione della maga Circe con l’assistente Meri, la critica feroce a un’umanità bestiale. Circe, figlia del Sole, resta omerica solo nello spunto: Quella di Omero trasforma l’equipaggio di Ulisse in maiali grazie alle sue misteriose pozioni). Questa di Bruno va oltre… Solo quattro o cinque non hanno perso sembianze umane.
Lei lo sottolinea con sarcasmo: Quei pochi che la metamorfosi non tocca, soltanto quelli quelli sono gli umani; nulla potrebbe su loro l’incantesimo! E nemmeno lo vorrebbe. Seguono visioni di un bestiario che ben dipinge una società insulsa, tra ragli di asini, abbaiare di cani rabbiosi e creature acquatiche.
L’atmosfera rapisce anche per la sua attualità. Arte e letteratura dimostrano ancora una volta di essere eterne. Non invecchiano mai, piuttosto hanno la capacità di rinnovarsi. Lo testimonia la frase di una ragazza che siede accanto a chi scrive. Quando si spengono le luci, chiede un po’ stupita: Ma è già finito?
Un incantesimo contemporaneo, costruito in simbiosi con l’Ensemble barocco composto da Tommaso Rossi (flauti), Marco Piantoni e Eleonora Amato, (violini), Vezio Jorio (viola), Manuela Albano (violoncello), Giorgio Sanvito (contrabbasso),, Giovanni Martinelli (chitarra elettrica).
Ma la stagione di Dissonanzen continua. Prossimi appuntamenti: i concerti che si terranno al Conservatorio di San Pietro a Majella dall’11 al 13 novembre sul tema “L’antico e il moderno per Lugi Nono (1924- 2024)”.
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Per saperne di più
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In foto, l’Ensemble barocco