SosPartenope non è un allarme o grido di aiuto ma uno squillo gioioso lanciato dal portale e casa editrice www.ilmondodisuk.com  diretto da Donatella Gallone, giornalista e editrice. Obiettivo è tradurre in italiano il Dictionnaire amoureux de Naples dello scrittore Jean-Noël Schifano, direttore negli anni 90 del Grenoble, cittadino onorario di Napoli.
La versione originale, 580 pagine, pubblicata in Francia nel 2007 da Plon e giunta alla quarta edizione (2016), continua a incrementare la presenza di turisti francesi da noi.  “Leggero e dolce come una piuma, accarezzante come un raggio di sole sul fondo di un vicolo, fondente come un uovo in camicia sotto la lingua o la crema delle zeppole il giorno di San Giuseppe. E’ il colore che tutti gli artisti del mondo chiamano semplicemente il Napoli chiedendolo al loro fornitore di colori, il giallo universale” (J.N. Schifano).
Ma è anche il colore del tufo, pasta, pastiera, babà, sfogliatella. Sembra un dizionario dalla A alla Zeta, ma, in realtà è un poema omerico in cui il protagonista non è un solo uomo, che cerca di tornare ad essere re sposo padre, ma un popolo con la sua storia e cultura di 27 secoli di una città unica al mondo che, delusa e tradita dal sogno di una Italia unita per la quale ha combattuto, aspira di tornare capitale non di un regno ma della cultura.
Napoli, nel 1860 viene occupata da un migliaio di ex carcerati piemontesi comandati dal mercenario sanguinario uxoricida Garibaldi. Ad accoglierli un nucleo di criminali napoletani arruolati nella polizia al comando di Salvatore De Crescenzo, camorrista della Pignasecca, abitante ai Ventaglieri. La camorra entra nelle stanze del potere.
Mozart scrive nel 1770 alla sorella Nannerl: «I lazzaroni, hanno il loro comandante e capo che riceve ogni mese dal Re 25 ducati d’argento per mantenere un certo controllo». Napoli, città museo visitabile giorno e notte gratuitamente, si trova a essere governata dai Savoia, stirpe piemontese definita da Stendhal bastarda né francese né lombarda, i peggiori dominatori per arroganza, ignoranza, malvagità. Ridotta in miseria, priva di dignità, denaro oro opere d’arte, industrie, fabbriche, cantieri navali, vede emigrare in cerca di lavoro napoletani e meridionali.

Nino Daniele | ilmondodisuk
Nino Daniele durante la connferenza stampa di presentazione dell’avento a Palazzo San Giacomo. In alto, Schifano mostra  i disegni  realizzati dai ragazzi di una  scuola elementare di Tolosa, sollecitati dalla loro maestra che ha portato in classe il “Dictionnaire” dello scrittore francese

 Sorge una scuola orfanotrofio per minori abbandonati o orfani in cui si imparano i mestieri legati alla nautica e al mare. La disperazione fa sognare la fuga via mare. Napoli reagisce elaborando una sua lingua con la poesia, teatro, editoria, café chantant. Reagisce facendo arte d’avanguardia tanto da essere scelta come palco mondiale da Marinetti per il suo Manifesto Futurista nel 1909. Da Napoli parte l’invito alla parità tra i due sessi con la libertà di abortire e divorziare, il voto alle donne, ossia il diritto allo studio ad una propria identità culturale.
  Si cammina nei vicoli sopra tre città: greca, romana, bizantina. Si vive dove ha vissuto Lucullo, primo mecenate, dotato di una vasta biblioteca, studioso di cucina, generale che tra una battaglia e l’altra conquistò ciliegie, albicocche, e altre delizie. Virgilio, il mantovano, amante della natura, autore anche delle Georgiche e Bucoliche, sacerdote di Iside e riti egiziani. Inoltre Pitagora, l’apostolo Paolo, Petrarca, Boccaccio, Vico, Stendhal, Goethe, Mozart, Leopardi, Bellini, Cimarosa, Toscanini, D’Annunzio, Marinetti e, alle origini, mercanti, stranieri, regnanti, principi, ambasciatori.
Andy Warhol interpreta la città come pagina viva di Storia antica. Mette scarpe nuove da ginnastica e fa a piedi tutta Spaccanapoli, antica strada greca, per raccogliere suoni, voci, colori, profumi di osterie e pasticcerie, e le espose in mostra. Unica città ad avere un ritratto della sua indole.
Caravaggio la ritrae in “Le sette opere di Misericordia”. Il popolo è dotato di orgoglio e di un protagonismo indomito, che cerca con slanci di ogni ceto la rinascita sociale nelle arti e in ogni altra forma culturale oppure con le armi proprio nei momenti di maggiore tragedia.
Nel 500 la città boccheggia in una povertà drammatica, nei quattro rioni più popolosi sorgono orfanotrofi che raccolgono e salvano centinaia di piccoli poveri infelici, figli della strada che alimenta disperazione, delinquenza e prostituzione. Sono il Santa Maria di Loreto, il Sant’Onofrio a Porta Capuana, i Poveri di Gesù Cristo, e la Pietà dei Turchini.
Si trasformano, nella prima metà del Seicento, in vere e proprie scuole di musica per compositori strumentisti e canto per i giovani castrati, lavoro sicuro in risposta alla richiesta di regnanti e nobili in Europa. Tra questi Carlo Broschi detto Farinelli. In età latina Napoli inventa il teatro con Pulcinella, simbolo di fame, povertà, autoironia. Con lui in scena il popolo e non dei ed eroi.  Goethe: «Basta girare per le strade e aprire gli occhi per vedere spettacoli inimitabili. Sul molo, uno dei punti più rumorosi della città, vidi ieri un Pulcinella: in piedi su di un assito, era intento a litigare con una scimmia, mentre su un balcone sovrastante una gran bella figliuola faceva offerta delle sue grazie. Raffigurato da Gérard Dou, un quadro del genere avrebbe potuto mandare in visibilio contemporanei e posteri».

Sos | Partenope
Sala giunta affollata di artisti e giornalisti per la presentazione del progetto

Marx Twain nel 1868: «Alle sei della sera, sulla riviera di Chiaja si svolge la passeggiata in carrozza. Per due ore si può assistere al passaggio della processione più variopinta e promiscua che occhi umani abbiano mai visto e contemplato. E’ una città “infestata” da principi, privi di principato, che abitano “a sette rampe di scala”, patiscono la fame, ma hanno la carrozza. A Chiaja sono presenti tutti: “impiegati, meccanici, modiste e prostitute saltano la cena e sprecano i loro soldi per una passeggiata; i rifiuti della città si stipano su un carretto sgangherato tirato da un asino poco più grosso di un cane, ed anche loro vanno a Chiaja. Per due ore il nobile e il ricco, il plebeo e il povero trottano l’uno accanto all’altro, poi tutti se ne tornano a casa soddisfatti, felici, coperti di gloria».
Città solare non può vivere al buio. Nel 700 inventò i tabernacoli con Santi illuminati da lampade a olio per illuminare vicoli e piazze per far desistere da azioni delittuose i malavitosi.  Scelta astuta. L’olio non poteva essere rubato perché dava luce ad una immagine sacra. Totò, nel ruolo di ciabattino portiere di un palazzo in via Atri, attento custode della lampada dinanzi a San Giovanni decollato, rievoca l’antica usanza. Nei 1841 nasce, prima in Europa, la Compagnia di illuminazione a gas della città di Napoli. Il napoletano ha la possibilità di vivere la notte in via Toledo, andare a teatro e in pizzeria.
Città d’arte ma anche eccellente nella ricerca tecnologica, arti grafiche, editoria, industrie navali, alimentari, ceramica, seta, oreficeria, pelletteria. Nel 1503 il pastificio a Gragnano. La Ferrovia per Portici e Benevento Cassino. Il 4 novembre 1737 il San Carlo.
Stendhal, giunto a Napoli nel febbraio del 1817 attratto dalla fama del Massimo, scrive: «La prima impressione è d’essere piovuti nel palazzo di un imperatore orientale. Gli occhi sono abbagliati, l’anima rapita. Niente di più fresco ed imponente insieme qualità che si trovano così di rado congiunte. L’apertura del San Carlo (apriva solo tre giorni alla settimana) era uno dei grandi scopi del mio viaggio. L’ampiezza della sala e del palcoscenico fa del San Carlo il paradiso dei balletti».
Carlo III scrive una lettera ai genitori, con toni entusiastici dopo una «preuve de l’opera, qu’on faira le jour de Saint Charles, qui est tres bonne, & j’assure à vos M.M. Que le teatre est reussi magnifique, & on entend la voix mieu que dans aucun autre».  Il San Carlo, opera coraggiosa, ardita, innovatrice, apre Napoli al mondo.
Sospartenope, dunque. Ovvero il popolo editore di una suaobiografia gioiosa e ironica, riapre la città al turismo ad un secondo favoloso impensabile Gran Tour. Diffonderlo in italiano significa far conoscere a italiani e napoletani una città troppo spesso schiacciata da stereotipi e pregiudizi.
L’idea di pubblicare il dizionario nasce nel 2008 quando Gallone fonda la società cooperativa ilmondodosuk che ha l’obiettivo di esportare il talento di Napoli nel mondo. Ha temporeggiato, ma non ha mai rinunciato al progetto.
In questi ultimi anni, Napoli viene visitata da un turismo giovanile e colto. Capodichino ha 17 altre rotte con la previsione di altri due milioni di viaggiatori. Le attività commerciali sono aumentate in città. Chi sbarca al porto rimane tra musei e Centro Antico.
L’ultimo dicembre a Napoli è stato il più ricco in Italia di eventi culturali per ogni età.  Quasi tutti gli eventi del 2016 sono stati alla riscoperta del teatro, musica, canto, cucina tra XVII e XVIII sec. per ricordare re Carlo III e gli anni di Napoli capitale di un Regno e della cultura in Europa.
“Dizionario appassionato di Napoli” è il libro della città. Per un napoletano significa avere l’immagine della cultura secolare della sua città in un grande mosaico. Ognuno prende un suo tassello scopre la grande notorietà di Napoli nel mondo leggendo nomi di artisti napoletani o stranieri, detti, proverbi, cenni storici, monumenti, le tante rivolte popolari per difendere la propria libertà, musiche, poesie, teatro, lirica, filosofia, economia, scritti di viaggio di illustri, ricette di cucina.
Totò non viene definito in modo errato e stupidamente riduttivo quasi offensivo “Principe della risata”. Antonio de Curtis è il docente che spiega la filosofia napoletana, forse, con varianti è presso altri popoli. Insegna con ironia, fa meditare, condanna malcostume e violenza, divertendo.
Sosa Partenope è “una chiamata alle arti” cui hanno già risposto oltre 100 autori di età diversa. Una loro opera sarà offerta attraverso un sorteggio sulla piattaforma di crowdfunding  Mertidonare e la si potrà avere come riconpensa  donando una  quota di  crica  200 euro. Un grande progetto che coinvolge non solo Napoli, ma tutta l’Italia. Ancora città modello come nel settembre del 1943 da incoraggiare alla partecipazione popolare contro ogni dittatura rozza da bruciare libri e imporre censure.
Il popolo, dopo le Quattro Giornate, dopo aver pianto altri morti, dopo aver combattuto per la libertà, si ritrova offeso umiliato spettatore di violenze anche ai propri figli di ogni età, da parte degli americani e inglesi “Amici alleati” che hanno villeggiato tra Sorrento e Capri mentre in città anche donne e minori privi di armi cacciavano un esercito. Il napoletano con ironia ha cantato “Dove sta Zaza?” Ha sempre cercato Democrazia, Fratellanza, Pace, Libertà.
Dopo la Rivoluzione in Francia, Napoli ha vissuto il sogno della Repubblica Partenopea. Sos Partenope ricorda le origini di Neapolis con le sue 10 Fratrie, associazioni politiche religiose di tribù di etnie diverse presenti in città. Nelle incisioni trovate sulle lapidi d’epoca romana se ne conoscono dodici: Eumelidi, Artemisi, Cinei o Kumei, Aristei, Agarrei, Panclidi, Jonei, Eumedi, Antinoidi, Eunostidi, Partenopei, Mopsopiti. La scelta democratica porta a escludere note divinità e individuare in Partenope, Sirena affascinante, protettrice della nuova città.
Lei, dotata di voce soave, abitante di quel mare navigato da tutti, ha offerto ad ognuno la possibilità di vivere nuova vita. Il dizionario, edito da cittadini diversi per età, professione, religione, scelte politiche, sarà il nuovo protettore che farà tornare il turismo unica fonte di benessere e occupazione anche per gli emigranti che scelgono vivere tra noi. A Partenope, ogni anno si dedicava il rito della Lampadoforia, corsa a staffetta con fiaccole di atleti di ogni Fratria intorno alla sua ipotetica tomba. Il culto per la Sirena è leggibile sul obelisco in piazza San Domenico con medaglioni insieme a stemmi borbonici e volti di santi.

Schifano | ilmondodisuk.com
Ancora Schifano durante l’incontro con la stampa

Napoli è città donna saggia colta e ammaliatrice, cattolica ma legata ai riti pagani.  Seduce e stupisce nell’essere eccellente innovatrice in ogni arte, gelosa delle sue tradizioni, della storia dell’umanità, delle testimonianze archeologiche e del suo originario impianto urbanistico.  Città definita paradiso ma ha l’accesso all’inferno nel lago d’Averno, mitico suggestivo luogo, sulle cui sponde si erge il tempio di Apollo, protettore delle Muse e dedito al suono della lira.
Dopo l’ultimo incontro, in conferenza stampa a Palazzo San Giacomo, con Nino Daniele, assessore alla cultura e al turismo che  sostiene fortemente il progetto, JN Schifano, Gallone, la stampa e gli artisti, il prossimo è venerdì 7 aprile dalle 17. 30 alle 19.30 , a Castel dell’Ovo con gli artisti e le loro opere in mostra fino al 17 aprile. Ingresso libero.

 

 

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