Quando ho assunto, con piacere ed emozione, la Direzione del Conservatorio di San Pietro a Majella, mi sono chiesto quale potesse essere il contributo più significativo da dare all’Istituzione che ero stato chiamato a guidare, quale era la mia missione fondamentale e di cosa fosse realmente utile mi occupassi. Di conseguenza mi sono posto alcuni interrogativi sul ruolo che questa Istituzione ha svolto, deve epuò svolgere. Ed ho trovato qualche risposta.
Come è noto, si tratta di Istituzione antichissima, che ha formato alcuni tra i musicisti più noti al mondo, che vanta una biblioteca preziosa ed un patrimonio umano di conoscenze e di competenze altrettanto vasto: docenti ed allievi che dedicano la propria vita all’attivit di didattica, di studio, di ricerca, con rigore ed impegno quotidiano sapendo bene che in Italia non esiste una seria attenzione n alla musica n a chi se ne occupa e che, nonostante ciò, continuano a farlo per passione, perch suonare, comporre, dirigere è per tutti quelli che vi lavorano o vi si formano, indispensabile e naturale come respirare.
Un piccolo regno cui il concetto di “utile” , inteso come possibilit di guadagno immediato, la spendibilit di titoli accademici cui non corrisponda una eccellente preparazione o le garanzie di un lavoro certo, è estraneo.
Qui vige il rigore, la dedizione, l’esercizio estenuante, l’impegno quotidiano, la ricerca dell’armonia e l’indagine sulle proprie possibilit di costruire speranza di Bellezza: un pezzo della “Citt di Anfione” contrapposta alla “Citt di Prometeo” per dirla con il filosofo Rosario Assunto.
Mi è sembrato doveroso, pertanto, lavorare innanzitutto a migliorare la qualit della Scuola intesa come elemento connotativo e fondativo dell’Istituzione, certo che ciò possa giovare sia agli allievi sia ai docenti, e che tale attenzione rappresenti un segno di profondo rispetto per la loro attivit che somiglia molto più ad una vocazione.
Credo infatti sia indispensabile il tentativo di potenziare e mettere a punto la “macchina culturale” prima di” lanciarla”, restaurare la preesistenza e poi valorizzarla adeguatamente, prestando attenzione alle sue componenti , alle sue fragilit , ai suoi punti di forza.
Tra i punti di forza, accanto alla Scuola, la Biblioteca: manoscritti straordinari autografi dei
più grandi musicisti del mondo: da Donizetti a Bellini, a Verdi a Paisiello, strumenti unici come l’arpetta di Stradivari, il fortepiano di Cimarosa, clavicembali settecenteschi e quant’altro. Quelli che potremmo definire “i nostri beni di famiglia”.
Credo nelle sinergie? Credo nel rapporto con la Citt ? Credo che la musica , come la danza, come le arti, possano rappresentare una ricchezza? Credo soprattutto nel bisogno di questa citt di ritrovare speranza, di ritrovare forza, di lenire le sue ferite tutte aperte.
Non credo più nei tavoli di concertazione, non credo più nei progetti strategici, nei riflettori puntati, nelle inaugurazioni, nei palcoscenici dalle travi fradice, tanto meno nella politica dell’annuncio: sar certamente un mio limite.
Credo nel dialogo serio, concreto, sobrio; credo nella relazione pura, nell’apertura silenziosa alla Citt intesa come volont di lanciare un messaggio: siamo nel ventre antico della Citt , inseguendo con rigore qualche risultato, un altro modo di essere una speranza di Bellezza.
E’ in costruzione faticosa la nostra rete con le maggiori Istituzioni europee e territoriali che si occupano di musica, di cultura, di formazione. Speriamo dia i suoi frutti.
*direttore del Conservatorio napoletano di San Pietro a Majella
Nella foto in alto, il chiostro grande del Conservatorio; in basso, quello piccolo