Ai miei alunni diventati adulti
e ai giovanissimi non ancora alunni
Giovanni, Giulia, Luca e Miriam
Una volta, tanto tempo fa, tutti gli utensili erano animati e parlavano. In una antica abitazione, un grosso lume a petrolio, di ottone lucido godeva di grossa considerazione tra tutti gli abitanti della casa. Quando il sole, che aveva riscaldato e illuminato il giorno, andava a riposare e la luna, con la sua luce pallida, si levava per vegliare sulla quiete della notte, il lume veniva acceso.
La luce viva della fiamma si spandeva nella stanza, illuminava la tavola, ravvivava le pareti, dava nuova vita all’orologio a pendolo che scandiva con dei gong i minuti e con una melodia le ore.
Alla luce della lampada la famiglia si riuniva per la cena e raccontava della giornata; più tardi le donne lavoravano al corredo, gli uomini discutevano di lavoro, i bambini giocavano.
A notte fonda si spegneva e con lei la casa.
Di mattina, al primo aroma del caffè, quando le tazzine tintinnavano festose al nuovo giorno, la vecchia credenza, con voce burbera, le richiamava: “Silenzio, per carità un po’ di silenzio. Non turbate il riposo del lume, ieri è stato sveglio fino a tardi”.
A questo parole anche i cucchiaini, di solito fragorosi e striduli si avviavano a ruotare silenziosamente nelle tazze sciogliendo lo zucchero senza far rumore.
Un giorno nella casa venne portato un albero di bronzo alto e pieno di piccoli tronchi bianchi, tutti lo chiamavano candelabro. Quella sera la lampada aspettò invano che la fiamma accendesse il lucignolo per illuminare la casa. Tutte le attenzioni erano rivolte alle candele. Furono accese tutte assieme e gli abitanti della casa fecero grande festa. Nessuno si accorse del vecchio lume che restò sveglio tutta la notte.
Il giorno dopo fu portato tra i vecchi attrezzi del ripostiglio tra cianfrusaglie e ragnatele. Il suo cuore era triste perché nessuno di quelli che aveva fatto felice con la sua luce si era ricordato del vecchio lume. Aveva perso la gioia di vivere e il suo ottone la luminosità .
Tanti e tanti anni dopo rovistando sui ripiani del ripostiglio il vecchio lume fu ritrovato, pulito e portato in casa.
24 dicembre vigilia di Natale. Un blocco dell’energia elettrica spense le luci della casa, della città, di tutte le città del mondo. Nella casa tutti guardarono il lume, bastò una piccola fiamma allo stoppino e una luce viva illuminò il Natale. Ci fu grande emozione nella casa. L’orologio al gong gridò “Bentornato” tra lo stupore di tutti; da anni erano tornati inanimati.
Le tazzine tintinnarono, i cucchiaini fecero festa, la credenza si emozionò. Grazie al lume tutti erano felici. E quando la luna, con la sua luce pallida, si levò per vegliare sulla quiete della notte, trovò tutte le case e tutte le città del mondo al buio meno una. Riconobbe il vecchio lume e gli augurò un luminoso “Buon Natale”.
Alcune considerazioni
In classe, dopo la narrazione di una storia ci si è sempre fermati a conoscere gli elementi che la compongono e il significato di quella costruzione fatta di parole. Dopo aver riletto “Il lume” e gli avvenimenti che si sono succeduti ho provato a riflettere come si faceva in classe ma mi è mancato il contributo prezioso dei giovanissimi studenti.
La prima domenica di settembre mentre con il bus percorro il tratto che da piazza del Carmine porta a piazza Municipio, all’altezza della Chiesa di Santa Maria di Portosalvo, alcuni giovani si avvicinano, mi riconoscono e mi parlano di quando erano piccoli e frequentavano la scuola.
Ricordano la storia dell’asino con gli occhiali, della suonatrice di violino e di altre personaggi che avevano accompagnato la loro infanzia. A qualcuno, che mi chiede se è possibile rileggerli, rispondo che molti racconti appartengono ad una tradizione antica: quella orale. Uno di loro obietta che qualcuna l’aveva letta e, prima di un affettuoso saluto, mi parla di quello della lanterna e della luna. Resto un po’ pensieroso perché non la ricordo.
Mentre cammino ripenso alle tante storie nate nelle classi. Poiché ho sempre insegnato nelle scuole secondarie di I grado e in quelle di II grado, avevo cercavo affannosamente di trovare un modo per poter comunicare con gli studenti più piccoli dell’infanzia e della primaria. È così che ho scoperto le narrazioni e la loro capacità di coinvolgere i partecipanti con le parole, la testa, il cuore … le emozioni. Sono sempre le risorse immateriali a governare quelle materiali. Oh ecco … ora ricordo anche la Storia del lume. Vorrei chiamarli per dirglielo ma ormai sono scomparsi, inghiottiti dalle tante persone che da sempre affollano il centro della città.
A novembre mia nipote che lavora con i bambini mi chiede qualche racconto da condividere con loro. Ripenso alla storia del lume e mi metto alla ricerca. Una volta i racconti si cecavano nei libri o nei quaderni. Ora tutto è legato ai file contenuti nelle memorie dei computer che, come succede per chi le ha inventate, con l’età spesso non riescono a funzionare perdendo con i dati il ricordo e la loro storia. La memoria con il tempo sembra diventata più vulnerabile e fragile. Il supporto che conteneva il file di origine con tutto il contenuto di un anno è andato perduto ma ritrovo una copia del giorno 11 gennaio 2010 fatta alle ore 09.29.
Mentre rileggo mi faccio delle domande e cerco delle risposte.
Nel racconto c’è il sole che di giorno riscalda e illumina: fonte primaria di energia per tutte le forme di vita. E quando si fa sera è la luna che riflette la sua luce a ricordarci che ritornerà con il nuovo giorno. Nella casa c’è il fuoco, l’unica fonte di energia che può governare l’uomo, a riscaldare dal freddo e a dare luce nei momenti bui.
Il lume di ottone vecchio, di sicuro superato, spesso è relegato in un inaccessibile luogo: il ripostiglio. Eppure con la sua saggezza che viene dall’aver vissuto può aiutarci a risolvere i nostri incontri con le difficoltà quotidiane con quelli esistenziali della vita.
E poi ancora il sole, la luna, le tazzine, la credenza, i cucchiaini, le pareti dell’abitazione, gli abitanti della casa tutti costituiti da atomi, tutti compagni di viaggi, tutti nati da un’unica stella.
Ilmondodisuk pubblicando il racconto lo sottrae dall’oscurità della dimenticanza e gli restituisce una nuova vita.
Un grazie particolare va all’artista Andrea Martone, un caro amico, che ha valorizzato questo scritto con una interpretazione e resa grafica interessante ed originale.
©Riproduzione riservata