Il Commissariamento governativo del ciclo dei rifiuti in Campania nasce nel ’94 con lo scopo di sanare lo scarico incontrollato di materiale inquinante sul territorio regionale a opera di organizzazioni malavitose che trasportavano i rifiuti prodotti fuori regione per smaltirli su committenza nel nostro territorio. Ma lo scopo non si può dire raggiunto.
Vediamo alcuni esempi che lasciano molto perplessi e preoccupati. In provincia di Salerno, sul fiume Sele, di fianco all’Oasi Wwf di Persano, c’è uno sbarramento da cui partono le condotte irrigue per tutta la pianura del Sele, è presente una fiorente attivit agricola con prodotti pregiati, dai latticini agli ortaggi, che hanno bisogno di acqua non inquinata che arriva dal Sele. Nel 2004, mentre era commissario di governo l’ex prefetto Catenacci, viene proposta la realizzazione di una discarica in questo punto, a Basso dell’Olmo nel comune di Campagna. Facemmo presente l’assurdit della soluzione perch questa discarica si trova a 400 metri dall’acqua del Sele, per cui, qualsiasi dispersione di materiale inquinante dopo non più di due o tre ore sarebbe gi sugli ortaggi e sull’erba che viene utilizzata dagli animali. Nel 2007 si propose un’altra discarica a Valle della Masseria, nell’adiacente comune di Serre. Falliti i tentativi di realizzare la discarica di Valle della Masseria, fu costruita una discarica a Macchia Soprana nello stesso comune di Serre in situazioni tali da non garantire la stabilit dell’invaso stesso. Dopo qualche mese dalla realizzazione si documentò l’esistenza di un cavodotto appositamente collocato per consentire al percolato di fuoriuscire liberamente dalla discarica, andando a disperdersi nel Sele; la realizzazione dell’impianto di discarica fu realizzato in violazione delle disposizioni di legge, con l’inserimento di spuntoni di roccia a spigoli vivi al di sotto del telo impermeabile cos da provocare la sicura dispersione del percolato nel sottosuolo.
LA PROTEZIONE VIOLATA
Un’altra discarica che prendiamo in esame è la discarica di Sant’Arcangelo Trimonte che insiste in una zona che l’autorit di bacino del Volturno aveva dichiarato a rischio frana. Nonostante il fatto che ci fossero anche delle frane attive, furono portati avanti i lavori della discarica e appena dopo l’inizio dei lavori, in pieno agosto, l’invaso franò. Adesso è in via di approvazione un progetto per la quarta palificata di grosso diametro per cercare di consolidare quest’area di 700 mila metri cubi di rifiuti. evidente che in zona sismica di prima categoria questa struttura non può resistere molto.
Arriviamo alla discarica di Chiaiano. L’unica volta che riuscimmo a entrare prima che iniziassero i lavori abbiamo fotografato massi a spigoli vivi posizionati sotto il telo impermeabile, l’argilla che dovrebbe essere rullata e compattata fino a trasformarla in roccia era semplicemente buttata per terra con al di sopra il telo senza nessun rullaggio. Questi sono veri e propri reati ambientali. Per di più questa discarica è ubicata al di sopra di una falda, in una zona di grande ricarica d’acqua proveniente dalla collina dei Camaldoli. Da questa zona l’acqua defluisce a 360 cos che l’inquinamento che la discarica trasferisce alla falda sottostante viene trasmessa in aree enormi.
Altro esempio di trasgressione alle leggi nazionali ed europee è la cava SARI e la contigua Vitiello nel comune di Terzigno. Si trovano vicino a una colata di lava del 1760, in zona di vulcanismo attivo dove la legge italiana vieta di fare discariche; per di più, come è noto, è in pieno Parco Nazionale del Vesuvio e in zona SIC e ZPS il massimo della protezione violata.
L’INCENERITORE DI ACERRA
Arriviamo all’inceneritore di Acerra. Il progetto prevedeva la realizzazione di un deposito scavato nel sottosuolo per circa 5-7 metri, perch secondo i progettisti la falda acquifera non c’era anche se quella localit si chiama Pantano. Si prevedeva che i camion arrivassero a raso, scaricassero l’immondizia che poi veniva bruciata. La falda invece era a un metro e mezzo dal sottosuolo. Uno dei più grandi inceneritori, tra i più costosi alla realizzazione del quale avrebbero dovuto concorrere le menti migliori è nato molto male hanno dovuto sollevare l’impianto, realizzare un terrapieno sul quale i camion devono salire per poter scaricare. Per questo errore di progettazione nessuno ha pagato.
L’OSPEDALE DEL MARE
Data la direzione dei venti e la collocazione delle varie discariche, dell’inceneritore di Acerra, dell’inceneritore di Napoli Est, di quello di Santa Maria La Fossa e di Taverna del re (previsti dalla legge 133 del 2008 e confermati dalla 1 del 2011) poco si salva della pianura campana. Gli inquinanti che ricadono sul terreno entrano nel circolo biologico e gran parte del suolo, gran parte dell’acqua, gran parte delle coltivazioni vengono inquinate. Chi mangia, chi beve quello che c’è su questo territorio andr incontro a seri problemi.
Infine l’ospedale del mare in costruzione a Napoli, tra i più grandi del mezzogiorno, è stato collocato sottovent 6 o sia rispetto alla centrale a turbo gas di Vigliena sia rispetto all’inceneritore programmato a Napoli est.
*ordinario di Geologia dell’Universit degli Studi di Napoli “Federico II”
In foto, il quadro dell’emergenza rifiuti in Campania