L’itinerario culturale della Napoli barocca si arricchisce di una nuova, importante tappa all’alba dello strepitoso recupero dell’apparato iconografico della Sala degli Angeli, nel complesso monastico Suor Orsola Benincasa. Sette sono le opere pittoriche portate al loro antico splendore a seguito di minuzioso lavoro di restauro quinquennale diretto da Anna Adele Aprile coadiuvata da un’quipe di collaboratori quali Patrizia Irene Somma, Ferdinando Calogero e Maria Paola Campeggia, nell’ambito delle attivit  laboratoriali del corso di Conservazione e Restauro dell’Ateneo napoletano.

Le opere, costituite da cinque tele di monumentali dimensioni e due tondi, per una superficie totale di 65mq, portano le prestigiose firme di Andrea Vaccaro, Salvatore Mollo, Andrea Malinconico e Santillo Sandino. Anna Adele Aprile è dal 1993 docente al Suor Orsola nonch responsabile del patrimonio del complesso monumentale e delle relative opere artistiche. Attualmente dirige il settore tele e superfici dipinte del laboratorio di restauro dell’Universit . La ricollocazione delle tele tardo-seicentesche nella Sala degli Angeli rappresenta il punto di arrivo di una intensa attivit  laboratoriale che in questi anni ha coinvolto generazioni di studenti, portando a compimento il restauro di circa 140 opere tra arredi pittorici, apparati lignei, superfici marmoree, sculture etc.

La “Cappella dell’Immacolata” attualmente denominata “Sala degli Angeli”, fu costruita nel 1668 per volont  di Pedro Antonio d’Aragona. Un tempo antica chiesa del monastero di clausura e per questo identit  storica della intera cittadella monastica, la Sala degli Angeli è ad oggi adibita alla funzione di Sala conferenze e grandi eventi del Suor Orsola Benincasa. Il primo punto di domanda a cui i restauratori hanno cercato di rispondere in fase di approccio al restauro è di tipo metodologico, relativo alle conseguenze che lo spostamento di opere di grande formato, mai mosse dal loro sito originario, avrebbe avuto sulle stesse e a un possibile consolidamento materico in loco per trattare le decoesioni di colore, che stavano palesemente depauperando la fruibilit  delle opere, mantenendo i dipinti in prima tela(ovvero senza affrontrare l’operazione di rifodero del supporto originale).

“Il lavoro del restauratore si deve svolgere salvando la materia, senza la quale peraltro si perderebbe l’immagine, e tutelando il valore artistico dell’opera; la responsabilit  di questi interventi è sempre impegnativa, deve tendere a preservare il più a lungo possibile nel tempo la materia e dare all’immagine il suo giusto valore”. Il restauro in loco non è stato possibile; le tele erano lacere e nella maggior parte dei casi erano state mal rattoppate dal recto, di conseguenza non più adatte a sostenere il grande peso di tutta la struttura.

“Il degrado più urgente da contrastare era la continua, lenta ma inesorabile perdita di particelle di colore”. Di sovente le superfici pittoriche sulle quali si è intervenuti presentavano uno stato di aridit  tale da richiedere una preventiva idratazione superficiale con oli minerali. Sono state rimosse le ridipinture dei panneggi che ricoprivano le nudit  degli angeli la cui sovrammissione, al di la degli esami istologici, sono state rivelate dalla cromia che imitava la conversione di colore dipendente dall’ossidazione del pigmento azzurro.

Le integrazioni pittoriche del materiale lacunoso, rigorosamente eseguite per selezione cromatica, sono state effettuate a seguito di una opportuna integrazione dello strato preparatorio con stuccatura di gesso e colle animali. Il Suor Orsola Benincasa ha una convenzione con la Regione che gli consente di intervenire ovunque ce ne fosse bisogno. In passato ad esempio, gli allievi del corso di restauro sono stati impegnati nel recupero di dieci ritratti di scuola napoletana dell’ex seminario di Ariano Irpino. E’ attualmente in fase di restauro un crocefisso ligneo di scuola napoletana del 500, probabilmente lo stesso che ornava una parete della cella di S. Orsola. Il restauro è finanziato dall’organizzazione “Soroptimist” per la fruizione dei beni culturali dei diversamente abili; una volta ripristinate le condizioni di godibilit  dell’opera, il crocefisso andr  a arricchire un percorso espositivo tattile (con l’uso di guanti speciali) appositamente ideato per consentire anche ai non vedenti di usufruire dei doni emozionali che l’arte ci regala.

Nelle foto, in alto, “La Trinit  con San Gaetano” di Andrea Malinconico. In basso, “Sant’Anna, San Gioacchino e la Vergine Bambina” di Santillo Sandino

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