Chi è Svain Bellenger? Che è il nuovo direttore del Museo di Capodimonte lo so. Ma vorrei saperne di più perch devo scriverne un articolo. Cerco notizie. Vado a Capodimonte a fargli un’intervista. E la prima notizia su di lui me la d il custode del cancello che d accesso al magnifico parco dove si trova il Museo« Non potete passare- urla- è un ordine del Direttore» e blocca il taxi che mi trasporta. Quindi Monsieur Bellenger è un tipo che si fa rispettare.
Gi mi sento in soggezione. Ora me lo immagino, severo, rigido, immobile dietro una scrivania. Sono azzoppata da un incidente di qualche giorno fa e mi presento a Lui con il bastone. E lui, sollecito, mi viene incontro e mi aiuta a prender posto su una poltroncina. Quindi Monsieur Bellenger è anche una persona molto gentile.
So che è francese. Non è del tutto uno straniero, però. Perch è della regione Normandia e i primi Normanni (uomini del nord=northmen) vennero dalle nostre parti, poco dopo il Mille, chiamati appunto da Sergio, duca di Napoli, per combattere il longobardo principe di Capua. Erano comandati da Rainulfo Drengot che, per ricompensa, ebbe in sposa la sorella di Sergio e anche un terreno fuori le mura, ci adversus, dove fondò Aversa, di cui fu nominato conte.
Gi la stampa ha citato, tra le intenzioni di Bellenger, quella di istituire l’associazione degli Amici del Bosco e quella di valorizzare il parco e gli edifici che vi si trovano. In uno di questi, ora in ristrutturazione, -mi dice- vuole stabilire gli uffici amministrativi e la sua stessa residenza, per essere sempre presente alla bisogna. Quindi Monsieur Bellenger è un gran lavoratore.
E mi parla poi degli edifici che si trovano nel parco, della fagianeria e del “cellaio”, un casotto, una sorta di dispensa, dove venivano conservate verdure e frutta. S, perch nel bosco ci sono alberi di pere, mele, albicocche ecc…, anche di qualit rara, piantati al tempo dei Borbone. Dei prodotti del bosco si servir il ristorante che vi sar istituito con cucina napoletana, magari anche con un menu borbonico. Quindi Monsieur Bellenger è un salutista buongustaio.
Se gli alberi sono rimasti, l’orto non c’è più e neanche la bellissima serra creata da Raffaello Causa, un sovrintendente del passato, sebbene chi vi lavorava percepisca ancora uno stipendio. Me ne informa Bellenger, che cercher di ripristinare sia l’orto che la serra. Quindi Monsieur Bellenger è un ecologista.Che poi mi svela il suo ideale «Il mio modello di Direttore del Museo è Raffaello Causa».
Di Causa sono stata allieva e ricordo le due mostre che preparò, quella splendida del Settecento borbonico e quella del Seicento che gi aveva completato, ma alla quale non pot essere presente, perch, poco tempo prima della data della sua inaugurazione, fu sorpreso dalla morte; e si notò la mancanza del suo tocco finale. Quelli che lo conobbero lo rimpiangono ancora. E ricordo un fatto curioso l’avvocato Ettore Capuano, noto poeta, autore di una ricercatissima traduzione dell’Odissea direttamente dal greco e in esametri, un unicum, tempo fa diceva appunto « Altroch! Volesse il Cielo se a Capodimonte ci fosse un altro Causa! ». Quindi Monsieur Bellenger è un inviato dal Cielo.
Perch ammira tanto Causa? gli domando. «Per la sua sensibilit . Per le sue attivit , per la sua passione sincera, il suo attaccamento al lavoro. Le belle mostre che organizzava cercherò di organizzarle anch’io. Ai suoi tempi a Capodimonte si tenevano anche dei concerti. Sto cercando di organizzarli. Ho gi ospitato nel Museo un concerto di musiche del vostro Paisiello, a duecento anni dalla sua morte, e vorrei anche farvi un festival di musica napoletana».
Poi mi parla di San Pietro a Majella, il conservatorio fondato dai Borbone che qui riunirono i vari conservatorii, ci i collegi per giovani musicisti, che esistevano a Napoli. Bellenger mi dice che in San Pietro a Maiella si trova un pianoforte che ha un suono speciale, perch il suo meccanismo è fatto di cristallo e «vi ha suonato anche Mozart», aggiunge. Mi accorgo che parla di musica con particolare passione. Quindi Monsieur Bellenger è un musicofilo.
Gli domando degli inventari, se siano in ordine, gli chiedo delle collezioni (cambier la loro disposizione) e se non vi siano dei falsi. Gli domando anche dei depositi, che visitai al tempo in cui era sovrintendente Raffaello Causa, e vi vidi tanti dipinti, appesi come abiti nell’armadio, ma poi, morto Causa, ne era stato vietato l’accesso. Ora i depositi non sono cachs, non sono nascosti e si possono visitare, se si vuole», mi assicura. Per molte cose si affida alle sue collaboratrici, perch «sono molto in gamba», mi dice. Sa organizzare il suo staff. Quindi Monsieur Bellenger è diplomatico ed è un buon organizzatore.
Lo guardo. Ha i lineamenti e il portamento aristocratico. “Perch non va in televisione?”, gli domando e penso a una trasmissione tipo quella di Marzullo. Oppure “perch non fa s che si interessino a Capodimonte trasmissioni come quelle di Alberto Angela?” Non è molto interessato alla prima proposta ma annota il nome di Alberto Angela. Quindi Monsieur Bellenger è telegenico ma non è vanitoso.
Gli domando anche perch, secondo lui, i manuali scolastici italiani quasi non parlino dell’arte napoletana; eppure Napoli è grande produttrice di opere d’arte. «E’ a causa degli storici antichi e i successori hanno copiato da quelli», risponde. «S, è colpa di Luigi Lanzi- dico- che, curatore degli Uffizi di Firenze, mise al centro della sua storia dell’arte italiana la produzione artistica toscana». Mi corregge «Ma gi il Vasari, parlando degli artisti italiani, elogiava i toscani, fiorentini e senesi soprattutto, ma anche i lombardi, i veneziani, i romani e altri dell’Italia centrale, mentre trascurava il Meridione».
Ha ragione Vasari nel suo ponderoso volume, “Le vite dei più eccellenti, pittori, scultori e architetti”, con più di mille pagine e circa 150 nomi di artisti, esclude l’arte meridionale, tranne per Antonello da Messina, che dice, però, discepolo dei fiamminghi. Perch succede questo? «Dipende dalla forza economica del luogo -dice – e un esempio ne furono le banche fiorentine e senesi. E cos fu anche nella Francia dell’Ottocento, quando dominavano i banchieri. Poi vede che successo ha ora l’arte cinese? Lo ha, perch la Cina ha una grande forza economica. Ma più che i critici, io ammiro quegli antiquari e quei mercanti che hanno l’occhio per guardare e capire un’opera, magari sconosciuta, magari che hanno scovata al mercato delle pulci». Quindi Monsieur Bellenger non è un accademico.
Perch ama Napoli? «Non lo so. L’amo ma le trovo pure mille difetti.(odi et amo qua re id faciam fortasse requiris nescio). Ma, se qualcuno me ne parla male citando i suoi difetti, m’infurio. Per esempio con la mia amica di Roma Benedetta Craveri, che accusa sempre Napoli. Ma come! Proprio lei, che è nipote di Benedetto Croce! A me piace Napoli anche per la spontaneit , la simpatia, la comunicativit della sua gente. Mia madre, una volta che è venuta a Napoli, conosce un po’ l’italiano, mi ha raccontato che, salita in autobus, dopo poco aveva gi fatto amicizia con gli altri passeggeri. E poi qui ci sono persone singolari, che mi divertono, come una signora che, nel parco di Capodimonte, staccava le foglie da una pianta di alloro. Le domando perch lo faccia per la pasta? -nooo! per la pasta nooo, per le lenticchie- mi risponde, scandalizzata. Le dico che è vietato, quella pianta è un bene pubblico. Lei mi guarda, mi squadra, e poi mi dice – voi siete più alto, mi prendete, per piacere, quelle foglie l ?- senza scomporsi per niente». Quindi Monsieur Bellenger ha il senso dell’umorismo.
Ma è anche un laureato in filosofia. Parliamo di filosofia, di Cartesio e di Vico. Lui, che viene dalla terra di Cartesio, ama Vico! Lui, che viene dalla Francia colbertiana, ama una citt barocca come Napoli! «S, è una citt barocca ma la caratteristica di Napoli è la sua antichit , il suo attaccamento alle radici, la sua resistenza alla modernit . Cos Napoli è post-moderna e guider il mondo e diventer splendida come al tempo dei Borbone». Quindi Monsieur Bellenger è (per fortuna) anche un visionario.
Alle sue profezie penso "amen”.
La nostra conversazione è durata quasi due ore… Inseguendo un sogno che può diventare realt .
Per saperne di più
www.museocapodimonte.beniculturali.it
Nelle foto, Svain Bellenger e il museo di Capodimonte (esterno e un particolare dell’appartamento reale)
Il dibattito/Com’è difficile valorizzare la cultura
di Italo Pignatelli
Al Grenoble, istituto francese di Napoli, in via Crispi 86, Jean-Paul Seytre, Console generale di Francia e Direttore dell’Istituto, con Clelia Mazzoni, direttore del dipartimento di Economia della Seconda Universit degli studi di Napoli, hanno organizzato l’incontro “Valorizzare il passato per costruire il futuro un confronto tra i nuovi direttori dei luoghi della cultura in Campania”. Il dibattito, coordinato da Ludovico Solima, docente di Economia alla Federico II Universit di Napoli ed esperto di gestione delle organizzazioni culturali, ha visto partecipi Mariella Utili, direttore Polo museale regionale della Campania, Paolo Giulierini, direttore del Museo Archeologico di Napoli, Mauro Felicori, direttore Reggia di Caserta, Svain Bellenger, direttore Museo di Capodimonte, Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico di Paestum.
Tutti concordi sulle difficolt di gestire le attivit museali anche dopo le risorse finanziarie, hanno denunciato la scarsezza di video sorveglianza e il poco personale che rende impossibile tenere aperte tutte le sale la domenica. L’assunzione e la gestione dei sorveglianti museali dipende ancora dal Ministero. Cosa che rende difficile controlli sulle imprevedibili ripetute assenze spesso ingiustificabili per malattia o per altri motivi.
Antimo Cesaro, sottosegretario del Ministero del turismo e beni culturali, giunto due ore dopo l’inizio del convegno, ha tentato di allietare il pubblico prima con i suoi viaggi all’estero per motivi istituzionali e poi ha cercato di stupire con doti di mago, comuni a ogni politico, sciorinando un lungo elenco di sovvenzioni a favore dei giovani che intendono impegnarsi in attivit culturali aprendo scuole di teatro, musica, danza, cinema,arti visive. Promesse, gi lette e ascoltate in tv, che non hanno entusiasmato i tanti giovani presenti in sala.
Giovani che, per la loro giovane et , ignorano il referendum degli anni ’70 in cui politici italiani proponevano l’abolizione del Ministero del turismo e della cultura, unici beni preziosi noti nel mondo che producono introito di valuta estera, occupazione al Sud Italia ricco di patrimonio artistico monumentale archeologico e di clima mare paesaggi castelli borghi medioevali, sviluppo culturale sociale democratico proprio nelle nuove generazioni.
L’incontro rappresenta l’occasione per discutere pubblicamente del futuro del sistema dei beni culturali della Campania, alla luce delle recenti riforme promosse dal Ministero dei beni e delle attivit culturali e del turismo e del significativo stanziamento di risorse che ha interessato molti luoghi della cultura localizzati nella regione.