Quando il teatro interpreta la vita. Che è stata traccia importante per Maurizio Casagrande andato in scena al Cilea con il nuovo spettacolo “Il viaggio del papà” da lui scritto a quattro mani con Francesco Velonà e presentato da Italia Concerti. Sul palco con lui, Ania Cecilia, Michele Capone, Giovanni Iovino e la performer Arianna Pucci, con il disegno luci a cura di Saverio Toppi, la scenografia di Max Comune, i costumi di Mariarosaria Riccio.
Ecco la storia di un padre e di un figlio che non si conoscono affatto, e che provano un profondo fastidio l’uno nei confronti dell’altro, divisi da sempre dalle loro differenze. Il padre avrebbe voluto un figlio che gli somigliasse, pragmatico, efficiente e spregiudicato, alla ricerca del successo personale, esattamente come lui; invece gli è capitato un figlio sognatore, vacuo e incapace di realizzare qualunque cosa.
Il figlio, al contrario, avrebbe voluto un padre che non incarnasse rigidamente la figura genitoriale, senza pregiudizi nei suoi confronti, che avesse una visione più ampia e moderna del mondo.
Sono due realtà completamente diverse che non s’intendono ma provano a darsi comunque una possibilità d’incontro; decidono così di fare un viaggio insieme con la speranza che questa esperienza condivisa possa abbattere il muro che li divide. Durante il loro viaggio accade un evento straordinario che li porta a cambiare la loro visione del mondo: si ritrovano naufraghi su un’isola sconosciuta, costretti ad aiutarsi a vicenda per sopravvivere.
Scoprono poi che quell’isola non è come tutte le altre, bensì è fatta di plastica e tutto quello che trovano in quel luogo non è quello che sembra. Questo li porta a un incontro con un essere sovrannaturale che, attraverso il linguaggio universale della musica, chiede il loro aiuto per non morire.
«Lo spettacolo – dice Casagrande – vuole essere innovativo con alla base un concetto importante: la cura dell’ambiente». E continua «Quando hai voglia di dire qualcosa che hai dentro, ci vuole un po’ di coraggio per farlo. Spero di non aver turbato nessuno, non voglio insegnare niente a nessuno, ma spero che questo messaggio arrivi a voi. E inoltre è uno spettacolo che mantiene intatta la voglia di divertire il pubblico. Sentivo il bisogno di farlo».
Questa è una favola che affonda le radici nella realtà. Uno spettacolo bellissimo e divertente che vuole mandare un messaggio importante con leggerezza, rivolgendosi alla parte più vitale dell’essere umano, al bambino che c’è in ognuno di noi.
In pagina, momenti dello spettacolo