Tre spettacoli, andati in scena negli ultimi giorni di Napoli teatro Festival Italia, meritano cenni prima di parlare del successo dello stesso Festival seguito, tra giugno e luglio, da decine di migliaia di spettatori, anche stranieri, nella citt  partenopea e in localit  della Campania.

"Carmen suite", al Politeama di Napoli, con Svetlana Zakharova, divina regina della danza, con Denis Rodkin, Mikhail Lobukhin, Martina Affaticato, Edmondo Tucci, il Corpo di ballo del teatro San Carlo, matre de ballet Lienz Chang, coreografia di Alberto Alonso, orchestra del Conservatorio Nicola Sala di Benevento diretta da Alexei Baklan su musiche di Bizet, scene e costumi di Boris Messerer, prodotto dalla Fondazione Teatro del Maggio Musicale fiorentino.

Allestimento leggermente diverso dallo stesso visto al san Carlo.
Identica scenografia, diversi i costumi simili a quelli dei paggi del Rinascimento nel disegno o come quelli dei cavalieri delle Contrade di Siena nello storico Palio, musica con vari toni da vibranti a delicati tintinnii.

Svetlana sul palco del San Carlo, definito da Stendahl “il paradiso della danza” per la sua vasta ampiezza, entra in scena dopo un iniziale balletto, applaudita dal pubblico in ogni ordine di posto.
Al Politeama entra ad apertura di sipario nel silenzio non con lo stesso nervoso battito di zoccoli di un toro immobile guardingo. La toile russa è la donna toro che affronta per prima il torero danzando con passi seduttivi focosi da amante spregiudicata priva di tabù. Lei vibra nel danzare come farfalla, disegna con corpo braccia e gambe geometrie plastiche nello spazio, aquilone quando volteggia, si avvolge su se stessa come bandiera spinta dal vento. Lei è protagonista con gli altri di un groviglio di amore, tradimenti, passione, vita e morte.

"Verso Medea", al Bellini, spettacolo concerto su testo di Euripide con la regia di Emma Dante che offre una sua originale lettura, con Elena Borgogni, Carmine Maringola, Davide Celona Salvatore D’Onofrio, Sandro Maria Campagna, Roberto Galbo.
Musiche e canti dei Fratelli Mancuso. Un duo di eccellenti professionisti che, oltre a suonare mandolino chitarra, tastiera, armonica a bocca, hanno cantato antiche composizioni popolari di culture del bacino del Mediterraneo. Tutti in abito nero, Elena nel ruolo di Medea mentre gli altri si alternano nei panni di Giasone, Creonte, messaggero, Mariarca, Giuseppina, Caterina, Rosetta, Mimma.

Pagina di teatro raffinato nella sua tessitura in cui si rispecchia la classicit  greca tra prosa e coro con sottofondo musicale.
La drammaticit  si evolve tra amore e odio in cui Medea sgrava la sua tragedia di donna, che si sente barbara e straniera ovunque, dalla fertilit  rigogliosa partorendo aborti in una citt  nella quale senza di lei è impossibile perpetuare la specie.
"David è morto", al Sannazaro, di Babilonia Teatri, Valeria Raimondi, Enrico Castellani, con Chiara Bersani, Emiliano Brioschi, Alessio Piazza, Filippo Quezel, Emanuela Villagrossi, è il racconto di cinque morti che parlano della loro vita e della loro morte. Chi si racconta da morto non ha nulla da perdere n da nascondere. Essi non hanno più sogni e traguardi da raggiungere. Urlano contro le manie, disagi, idiosincrasie, della societ  in cui viviamo. Alla fine di luglio, Babilonia Teatri ricever  il Leone d’argento alla Biennale di Venezia per i loro messaggi positivi densi di umanit  e di valori terapeutici, sensibilit  verso i più svantaggiati.

Nella foto di Eleonora Cavallo, una scena dello spettacolo "Davide è morto"

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