Peccato che fosse puttana, dramma di John Ford del 1632, epoca elisabettiana durante il regno di Giacomo I, ambientato a Parma, è portato in scena alla Galleria Toledo da Laura Angiulli in una lettura originale, carica di tensione drammatica, come è suo stile quando propone opere classiche greche, di Shakespeare, di altri del vasto panorama internazionale.
Immediata riflessione nasce dall’ambientazione in Italia, sede unica di arte e cultura europea ossia mondiale nei secoli del Rinascimento. Molto drammatico è il tema della violenza sulle donne di ogni et in particolare nell’ultimo millennio e, nei recenti decenni, è presente ogni giorno nella cronaca dei delitti perpetrati da maschi, fidanzati mariti abbandonati per la loro volgarit persistente, e da gruppi, anche non drogati, inclini a delinquere per gioco o rozza spavalderia.
La donna, in ogni religione e dittatura, è considerata succube e sottomessa al volere dei maschi. L’arte e la cultura differenziano il maschio dall’uomo. Nella pubblicit è oggetto di piacere. Tra i pochi allestimenti teatrali si ricordano quello di Visconti nel 1961, di Ronconi nel 2003, e il film di Patroni Griffi del 1971. Nel cast della Angiulli rivediamo attori, eccellenti in ogni spettacolo, come Michele Danubio in Vasques, Stefano Jotti in Florio, Maria Scognamiglio in Filotis, Gianluca D’Agostino in Giovanni fratello di Annabella. Se non erro, tra gli esordienti a Toledo, ugualmente bravi, Agostino Chiummariello in Bonaventura, Cloris Brosca la nutrice e Gennaro Di Colandrea sposo di Annabella, Gennaro Maresca nel ruolo del Cardinale, Agostino Chiummariello in Donado, Antonio Speranza in Grimaldi, Vittorio Passaro in Bergetto, Gennaro Maresca in Ricciardetto, Luciano Dell’Aglio in Poggio, Federica Aiello in Ippolita.
Alessandra D’Elia, regina del palcoscenico per il suo pregevole stile di attrice in ogni personaggio da lei interpretato, è Annabella, la protagonista del dramma che inquieta solo le coscienze bigotte ancorate ancora all’etica morale del primo Medioevo e del tragico secolo dell’Inquisizione in cui la donna, simbolo del peccato e della lussuria, paragonata al gatto nero, alla strega, al diavolo, è stata vittima sempre innocente, condannata in gran numero dal Tribunale, ad essere decapitata, sepolta o bruciata viva, dopo atroci sevizie di ogni genere.
Al centroè la passione incestuosa tra fratelli Giovanni e Annabella. L’incesto è stato sempre vissuto nell’umanit senza essere scandalo nell’antichit e nei secoli in cui ogni donna era segregata in casa giorno e notte. Ora viene taciuto da alcune madri testimoni di rapporti non consensuali tra padre e minori. Le cronache parlano di violenze subite da nonni, zii, fratelli, cugini, docenti, amici di famiglia, compagni di scuola. Altro tema è la verginit . Assurda stolta pretesa dei maschi fino a pochi decenni. La donna è essere vivo, dotato di fantasie erotiche impensabili, di sessualit , di voglia di fare sesso come o più dell’uomo. La verginit , imposta solo alle donne, è un dono che dura un attimo e non viene apprezzato. La castit non è in un sottile filamento invisibile. Si può fare sesso rimanendo sempre vergine.
Annabella fa sesso col fratello ma non lo ama e lui è sempre violentemente sgarbato ritenendola una puttana. Lei fa sesso perch ha voglia. L’amore è un sentimento che si sogna ma non si fa. Lo sposo viene a sapere che lei è incinta. Scoppia la gelosia. Altra violenza calci, botte, spintoni, cadute. Alessandra al centro palco si chiude in s stessa come gomitolo fatto di delusioni, inganni, violenze subite, lacrime trattenute per non mostrarsi vittima dei maschi.
Laura in ogni spettacolo pone all’attenzione la dinamica volitiva intelligenza della donna che cerca con tenacia di farsi rispettare e capovolgere la sorte avversa con la sua sottile arguzia. Nel dramma aleggia un costante conflitto tra la Chiesa, presente in scena da un Cardinale, francescano, gesuita, che impone la sua morale in cui il sesso non deve essere un piacere, non si possono avere figli al di fuori del matrimonio, l’assoluta verginit della donna, l’imperdonabile peccato dell’incesto, e la naturale vitalit sessuale dell’essere umano e il suo libero arbitrio. Tale conflittualit alimenta vendetta, gelosia, odio, inganno che trovano sfogo nella morte violenta resa legittima dal delitto d’onore, concetto atavico, ancora vivo nella cultura dei maschi in quanto si ritiene la donna oggetto di possesso del marito o dell’ex fidanzato accecati dall’idea che la propria compagna possa amare e giacere nuda con altri.
La scenografia sobria raffinata non invadente, di Rosario Squillace, è uno spazio silenzioso adiacente ad un immaginario chiostro. Sulle panche, in finto marmo rosa di Spagna come l’alta zoccolatura disposte su tre lati, siedono alcuni attori in pose statuarie. E’ una scelta della colta regia che ricorda il teatro greco e romano con statue intorno al palco e permette anche l’immediata entrata in scena degli attori evitando le pause degli ingressi e delle uscite.
Le sapienti luci ideate da Cesare Accetta creano al di sopra dei posti a sedere finte immagini di affreschi parietali, presenti sempre nei conventi, con effetti di soffuse luci e ombre. Due amici artisti, Cesare e Rosario, creano insieme favolose illusioni ottiche. I costumi, ideati da Rosario, seriosi scuri eleganti come si addice a questi protagonisti, sono sullo stile rinascimentale e della fine Ottocento. Solo Annabella ha un abito lungo rosso melograno, il frutto della passione, il frutto proibito dell’Eden che sconvolse Eva a tal punto da disobbedire all’ incomprensibile ordine di non gustarlo. Il suo capriccioso gesto procura ai due la cacciata.
Liberi dall’eterno oziare e di amarsi facendo sesso, induce a pensare che sia stata Eva a creare la vita, la passione per l’arte, la ricerca tecnologica, il viaggiare per conoscere e scoprire altri mondi e altre culture. Alessandra in quel abito è il simbolo della passione seme di vitalit , di forza creativa in arte, di desiderio di amare ed essere amati, di conoscere, di lottare per la democrazia, la pace e il libero pensiero. Lei, abile nel mostrarsi donna sensualmente affascinante, seria pensosa, triste scoraggiata e delusa, attira l’attenzione di ogni spettatore e suscita emozioni ed ammirazioni per la sua bravura di attrice artista vivace poliedrica.
Gli appalusi, ripetuti più volte dalla platea gremita, ricompensa tutti gli attori, Rosario, Cesare e ogni tecnico dell’arduo impegno nel realizzare un’opera non facile. Laura è raggiante di gioia, soddisfatta dell’impegno della compagnia, della calorosa accoglienza espressa dal pubblico, dalla presenza di tanti amici al debutto di un dramma ignorato nel cassetto da altri registi. Il teatro di Laura è un nitido specchio in cui si riflette l’umanit con i suoi pregi e difetti, avarizia, inganni, gioie e delusioni, evidenziando sempre la sacralit del rispetto per ogni donna. In molti hanno atteso all’uscita gli attori. La Galleria Toledo è la casa del teatro d’avanguardia, e tanto ospitale, da sentirsi in famiglia.
Per saperne di più
www.napoliteatrofestival.it
In foto, un momento dello spettacolo