L’amour fou, oppure l’amore folle, non inteso come follia d’amore, ma come amore incondizionato, che riesce ad andare oltre tutte le difficolt . I francesi rendono benissimo questo concetto con queste due parole e ormai fa in un certo senso, parte della loro cultura basti pensare al racconto autobiografico di Andr Breton, ideologo del surrealismo, intitolato cos, oppure ai dolcissimi versi de “La chanson des vieux amants” di Jacques Brel (anche se in questo caso nella versione originale è “l’amour fol”, ma cambia poco), versi che sembrano più che mai azzeccati per una storia d’amore che va oltre le barriere, anche quelle, probabilmente più inclementi, del tempo.
“L’amour fou” è infatti stato scelto come titolo per il film uscito nel 2010 sulla vita del grande stilista Yves Saint Laurent e lo stesso titolo è stato ripreso per l’opera teatrale scritta da Roberta Di Maggio, Pina Paone e Marco Sgamato, e portata in scena per la regia di quest’ultimo al Teatro il Primo di Napoli (foto). Il lavoro propone la storia d’amore tra l’artista e il suo compagno di una vita, Pierre Berg ma lo fa raccontando in realt una mancanza, l’elaborazione di un lutto.
L’opera ha infatti inizio al funerale di Yves, con Berg, interpretato da Gianni Caputo, che ne fa il suo elogio funebre, e segue la narrazione della grande asta delle opere d’arte (più di 700) acquistate nel corso degli anni dallo stilista. Nel corso dello spettacolo Berg racconta il suo rapporto con Yves, senza aneddoti, soltanto narrando il mondo che c’era nel loro rapporto l’amore per l’arte, il viaggio in Marocco, il sesso, ma soprattutto la depressione e la dipendenza da droghe e alcool di Yves, problema che non ha mai fermato l’amore del compagno.
Il protagonista non è solo sul palco, essendo accompagnato da una compagnia di giovani attori, ottimamente diretta, ma è come se lo fosse, visto che in ogni momento del ricordo, Berg/Caputo si ritrova in un soliloquio, un dialogo con il suo amato scomparso, in compagnia soltanto di un’ombra femminile dietro un pannello il loro rapporto è qualcosa di intimo e di impenetrabile, l’unica cosa che resta presente è l’arte di Yves, che aleggia, ma senza sovrastarli mai.
La direzione è molto elegante, come è giusto che sia uno spettacolo su Yves Saint Laurent, con gli attori che si muovono con leggerezza sul palco e il gioco tra luci e ombre che rende tutto più affascinante. Raccontare un personaggio come Saint Laurent è un lavoro molto difficile, vista la sua complessit , ma nonostante questo il lavoro riesce a rendere giustizia, nonostante qualche punto un po’ didascalico.
“Amour fou” è un lavoro coraggioso come se ne vedono pochi, non è infatti la semplice storia di uno dei più grandi artisti del Novecento, è l’elaborazione di un lutto, è la storia di un amore che riesce ad andare oltre il tempo e le difficolt e le tempeste della vita. Per tornare a Jaques Brel, più volte ascoltato durante l’opera “Bien s»r nous e»mes des orages, Vingt ans d’amour, c’est l’amour fou” (certo, di tempeste ne abbiamo avute, vent’anni d’amore, è l’amore folle).