Alessandra Calabrese sarà Madama Pullecenella, Andivina Saracena domenica 27 aprile alle 19, andrà in scena al Teatro Instabile (vico Fico Purgatorio ad arco 36, angolo via dei Tribunali). Ce ne parla nell’articolo che segue Carmine Negro.

Pulcinella è una delle maschere più conosciute e amate della tradizione italiana ed è un vero e proprio simbolo di Napoli e della sua cultura. Le maschere si sa hanno la funzione di caratterizzare un personaggio che si presenta in situazioni differenti conservando alcuni aspetti fissi. Pulcinella non si sottrae a questa regola generale anche se risulta difficile dare una sua definizione precisa perché si tratta di qualcosa di più di una semplice maschera, è l’anima stessa di Napoli e del suo popolo, con tutte le sue contraddizioni[1].
Ben presto diventa il protagonista del teatro napoletano perché rappresenta il popolo quando affronta i problemi con il sorriso e l’ironia, deride i potenti e rappresenta la riscossa contro i soprusi e le ingiustizie.
Espressione di istinti primitivi, Pulcinella è una maschera complessa e ricca di contraddizioni: un insieme di opposti che convivono nello stesso personaggio. La sua doppia personalità lo porta ad essere allo stesso tempo servo e ribelle, sciocco e astuto, pigro e intraprendente, pauroso e coraggioso a volte triste ma anche allegro. Questa sua ambiguità lo rende un personaggio estremamente umano e realistico, capace di suscitare empatia e identificazione nel pubblico. Scaltro, ma dall’indole svogliata, si adatta a fare un po’ di tutto per vivere: dal ladro, al fornaio, dall’oste al contadino.

Incapace di star fermo o di mantenere un segreto (il cosiddetto segreto di Pulcinella[2]), quando gira per i vicoli della città va alla ricerca di espedienti per sopravvivere e di occasioni per prendersi gioco dei ricchi.
Pulcinella come buffone attraverso la comicità, il sarcasmo e il paradosso, può permettersi di dire cose che ad altri non sarebbe concesso dire. Con la sua ironia pungente e la sua apparente ingenuità può mettere a nudo i vizi, le ipocrisie e le contraddizioni della società, dei potenti e delle istituzioni.
Il suo linguaggio ricco di doppi sensi, di allusioni, di proverbi e di modi di dire popolari, sembra riflettere la vivacità e la creatività del popolo napoletano. I linguisti che studiano il suo linguaggio antico lo definiscono antifrastico e al tempo stesso ironico. Il linguaggio antifrastico è quell’abile pratica verbale che consiste nel dire una cosa e nel farne un’altra, nell’affermare il contrario di ciò che si pensa realmente, spesso con intento ironico o sarcastico di creare situazioni comiche[3].
Mentre il temperamento associato con questa maschera è ben noto, la sua storia è ancora avvolta nel mistero. A farla rivivere ufficialmente è stato l’attore Silvio Fiorillo nel XVI secolo, mentre le sue radici sembrano affondare nel IV secolo a.C., precisamente nelle Fabulae Atellanae[4], antiche rappresentazioni caratterizzate da personaggi fissi e da una comicità basata sull’improvvisazione e sulla satira. Alcuni studiosi vedono in lui una personificazione di antichi riti agresti e primaverili legati alla fertilità e al rinnovamento della natura. Di sicuro Pulcinella incarna elementi e tradizioni molto diverse tra loro, che si sono fuse nel corso del tempo, dando vita a un personaggio complesso e affascinante.
La maschera di Pulcinella ha varcato i confini di Napoli e dell’Italia, diventando una maschera universale. In Francia, ad esempio, si è trasformato in Polichinelle, un personaggio arguto e impertinente, protagonista di spettacoli di burattini e di commedie. In Inghilterra è diventato Punch, un burattino violento e irriverente mentre in Russia ha ispirato la figura di Petruska, un personaggio del teatro popolare russo, simile a Pulcinella per carattere e aspetto. In Spagna è Don Christoval Polichinela, in Germania è Pulzinella e in Olanda è Tonelgeek. Ogni paese ha adattato la maschera alla propria cultura e alle proprie tradizioni, mantenendone però i tratti essenziali: la comicità, l’irriverenza, la capacità di mettere a nudo i vizi e le ipocrisie della società[5].
Oltre al teatro di prosa, Pulcinella è presente in alcune opere buffe napoletane del Settecento ed è protagonista del balletto Pulcinella di Igor Stravinskij del 1920.
Anche in molte locuzioni Pulcinella è entrato nel parlare quotidiano, da il segreto di Pulcinella, che abbiamo già accennato, per indicare un segreto che non è più tale perché conosciuto da tutti a fare il Pulcinella per indicare il comportamento di chi cambia continuamente parere[6].
Il costume è uno degli elementi che più contribuiscono a definire il personaggio e a renderlo immediatamente riconoscibile. Ogni elemento del suo abbigliamento ha un significato simbolico, che contribuisce a definire la sua personalità e il suo ruolo all’interno della commedia.
La parte superiore è uomo dove la maschera nera, con il naso lungo e adunco, è un elemento di ambiguità, che lo avvicina al mondo animale e al demoniaco. Il camicione bianco, ampio e sformato, rappresenta la sua condizione di servo, ma anche la sua purezza e la sua ingenuità. Il cappello a punta, detto coppolone, è un simbolo fallico, che allude alla sua vitalità e alla sua irriverenza. In realtà, la maschera di Pulcinella è apparsa anche in alcuni dipinti del Settecento che rappresentano figure femminili. Questa dualità, questo continuo oscillare tra opposti, è una delle chiavi del fascino di Pulcinella, un personaggio che sfugge a ogni definizione e che continua a sorprenderci e a farci riflettere[7].
La parte inferiore, infatti, è da donna; proprio da questo punto di vista Pulcinella rappresenta non solo il maschile e il femminile, ma anche il caos e l’ordine, la luce e il buio.

A indagare su questa maschera ci ha pensato il progetto La Prima Pulcinella di Alessandra Calabrese che nasce dall’amore dell’attrice-mimo Alessandra Calabrese per la Commedia dell’Arte e soprattutto per il personaggio di Pulcinella, una maschera che Tommaso Esposito definisce: La più misteriosa ed intrigante maschera della cultura europea[8]. Il progetto interessante e innovativo, che diventa punto di riferimento per l’elaborazione di questo articolo, indaga la figura della maschera da un punto di vista differente: quello di una donna.
Nonostante le stampe di intere famiglie di Pulcinella rappresentino anche Pulcinella donna, non esistono testimonianze di nessun tipo che una Pulcinella donna sia mai andata in scena. In realtà le donne della commedia dell’arte, quindi anche le varie Fioretta o Colombina o altre servette innamorate o fidanzate di Pulcinella non indossavano neppure la maschera di cuoio, ma semplicemente dipingevano il volto.
Malgrado la dualità maschile e femminile di questa maschera, Pulcinella, è sempre stato rappresentato come un personaggio maschile e le donne che l’hanno impersonato non l’hanno mai portato in scena come una Pulcinella donna. Per questo motivo l’attrice nel 2017 ha deciso di dar vita a questo progetto portando in scena La prima Pulcinella donna.
La Pulcinella di Alessandra è l’anima di una città che, seppure vessata e depredata, riesce sempre a uscirne fiera e meravigliosa. Libera tutta la sua energia femminile quando da paladina delle donne diventa segno di emancipazione e forza, di intelligenza e astuzia. Incarna la creatività e la scaltrezza di Napoli e insieme la dignità con cui questa città resta in piedi anche quando il mondo crolla su di lei. Capace sempre di rinascere dalle sue ceneri come la fenice, come le donne nei secoli, come quelle molestate e violentate che possono e debbono reagire al maschilismo che le vuole ai fornelli e agli stracci.
Serva e maga, viscerale e spirituale, debole e forte, spaventata e coraggiosa, stupida e stupita, sciocca e scaltra è sempre affamata di cibo, di vita, di amore incarna tutte le donne perché di tutte le donne si fa portavoce.
Si relaziona al mondo dei vivi e a quello dei morti, perché Pulcinella resta uno spirito magico ed è una figura che accompagna lo spirito dei morti. Un gallinaccio nato dall’uovo, che già nelle antiche culture, era considerato il centro di raccolta di tutta l’energia cosmica.
Per dar vita al lato femminile di Pulcinella, l’autrice combina il nuovo con l’antico. Così rispolvera vecchi canovacci, lazzi, tirate, dialoghi e giochi, che della commedia dell’arte classica conservano l’animo, li modifica secondo la sua nuova sensibilità e li ricrea e li lega tra loro e con pezzi autografi, per dar voce a questa nuova creatura senza spazio e senza tempo.
Sono nati così diversi spettacoli, sia monologhi che spettacoli a più attori, e una serie di video[9], che hanno un obiettivo: la riscoperta e la tutela della tradizione e una rilettura nel tempo che viviamo, alla sua attualizzazione nonché al trasferimento di valori e messaggi di evoluzione personale e spirituale.
Nuovo e antico si mescolano per regalare allo spettatore divertimento e spunti di riflessione.
La prima apparizione de La prima Pulcinella è stata una performance di improvvisazione per le vie di Pollica, commissionata dal direttore del Museo della Dieta Mediterranea di Pioppi per un evento organizzato dal museo. In seguito l’autrice ha scritto una serie di spettacoli di vario tipo.
Il primo Sisibella e Pulcinella, lazzi tra i palazzi è una commedia dell’arte alla maniera classica con due personaggi femminili che danno vita a divertenti lazzi di equivoci, malintesi, fame, miseria e nobiltà, amori intricati, tradimenti e intrallazzi. Sulla scorta di questo nasce uno spettacolo per bambini: Sisibella e Pulcinella la maga pasticciona.
Su commissione di una agenzia di viaggi per un tour guidato sulla storia dello street food napoletano è stato realizzato Pulcinella mangia a Napoli dove la protagonista accompagna un gruppo di turisti in una saporita passeggiata tra storia e leggenda del cibo di strada napoletano.
Successivamente l’autrice scrive il canovaccio di Pulcinella emancipata. In questo caso Pulcinella è una povera popolana, ancora zitella: la madre, nella speranza di assicurarle un futuro, in un mondo che nulla di buono promette ad una donna, e ancor più a una donna povera, la manda a servizio dal vecchio Tartaglia a patto che lui la sposi. Il vecchio libidinoso, che non ha nessuna intenzione di sposare Pulcinella, decide di approfittare della situazione per farsi servire e per molestarla a suo piacimento; promette così ciò che gli viene chiesto ma, in realtà, vuol chiedere in matrimonio una giovane possidente. Pulcinella, qui nelle vesti di una serva furba e donna fiera, in segreto studia e impara a leggere e scrivere riuscendo così a difendersi dal vecchio e ad ottenere ciò che le spetta.
Lo spettacolo Pullecenella ’mbriaca- fuje suonne o nun fuje suonne è un dipinto dell’animo umano sempre combattuto tra bene e male, amore e odio, generosità e vendetta.
Dopo essersi dedicata allo studio dei tarocchi, l’autrice scrive una serie di tre spettacoli: che differiscono leggermente tra loro. A questa serie appartiene il concerto spettacolo Madama Pullecenella. Andivina Saracena che viene presentato domenica 27 aprile alle 19 al Teatro Instabile.
Lettura dei tarocchi, antiche filastrocche, proverbi e pratiche di arti magiche della Napoli dei secoli passati, si alternano a versioni in prosa burlesca di preghiere a Iside e della Tavola di Smeraldo nonché a metafore che rimandano all’Albero della Vita. Un racconto senza tempo e senza spazio alla scoperta dei meandri più nascosti dell’animo umano. Il vecchio e il nuovo, l’antico e il moderno si fondono in uno spettacolo che, come la creazione e la dissoluzione, la vita e la morte, il tutto e il nulla si nutrono e si sostanziano uno dell’altro. Le musiche accompagnano e sottolineano questi giochi e questa poesia, in una commistione arabo-napoletana sottolineando la vocazione alla contaminazione della città di Napoli che nel corso dei millenni ha saputo cogliere, fondere e ricreare l’animo e la cultura del Mediterraneo.
Da sempre il teatro è raffigurato come il luogo di una rappresentazione, un evento che coinvolge attori e spettatori. Sulla scena, di questo spazio, si incontra la vita raccontata, simulata e sognata. In più c’è un contratto, un’accettazione tacita di una finzione per cui gli spettatori sanno che ciò che vedono non è reale, ma al contempo partecipano al gioco. Accettano l’irrealtà del teatro, perché anche loro vogliono condividere questo sogno, anche se il teatro non esiste come diceva Carmelo Bene[10].
Per realizzare tutto questo l’artefice, che è l’artista, elabora e trasforma un complesso di riferimenti di varia natura, li ricombina secondo diverse tecniche e attribuzioni di senso e genera una forma del mondo che prima non esisteva in quella modalità. In una rappresentazione scenica l’artefice, usato al singolare, deve includere una pluralità di soggetti e cioè chiunque svolge un ruolo creativo nella generazione dell’opera d’arte.
Nella Prima Pulcinella i ruoli di chi concepisce l’opera, di chi la interpreta e del responsabile artistico e tecnico della stessa li ritroviamo in un’unica figura Alessandra Calabrese, un’artista colta e sensibile, attenta osservatrice della realtà e del suo divenire. Alessandra ha riesaminato i contenuti di un’antica maschera, ne ha ampliato i significati[11] permeando il testo di una nuova consapevolezza: la presenza della realtà femminile protagonista dello sviluppo sociale e culturale della società attraverso territori sconosciuti a tale tipo di problematica. Consapevole che l’arte[12], con il suo significato primario di andare, mettere in moto, muoversi verso, è uno strumento di conoscenza e di saggezza, che apre a possibilità di evoluzione del proprio stato di coscienza, con coraggio ha intrapreso questa strada difficile e piena di ostacoli .
Noi spettatori ci sentiamo generalmente deresponsabilizzati riguardo alla performance a cui assistiamo, come se l’esistenza di quel nuovo mondo non ci riguardasse perché gli unici chiamati a contribuire attivamente sono quelli che realizzano l’evento performativo. Forse non è così scoprire e comprendere l’importanza fondamentale del ruolo dello spettatore può aprire la comunità a possibilità inaspettate.
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Per saperne di più
Teatro Instabile Napoli/

l’interno del Teatro Instabile, nel cuore della Napoli antica e la locandina dello spettacolo
NOTE
[1] https://www.villaggicampania.it/articoli-storia-maschera-pulcinella.php
[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Segreto_di_Pulcinella
[3] https://www.eroicafenice.com/salotto-culturale/pulcinella-storia-ed-origini-di-una-maschera-senza-tempo/
[4] https://kartaruga.it/mask/pulcinella-2/
[5] Oltre a far riferimento alla nota 3) Nel volume Hetty Paërl La misteriosa maschera della cultura europea Apeiron Editori 2002 la saggista e scrittrice olandese ricerca, indaga e studia le origini ed i caratteri di Pulcinella
[6] https://www.treccani.it/enciclopedia/pulcinella/
[7] https://www.eroicafenice.com/salotto-culturale/pulcinella-storia-ed-origini-di-una-maschera-senza-tempo/
[8] https://www.amazon.it/Pulcinella-misteriosa-maschera-cultura-europea/dp/888597838X
[9] I ideo si possono visionare su Instagram laprimapulcinella
[10] Liberamente tratto da https://www.wiparchitetti.com/il-teatro-cose/
[11] Ogni segno è composto da due elementi: il “significante” (la forma fisica del segno, come il suono o la parola scritta) e il “significato” (il concetto associato al segno).
[12] La parola arte viene fatta risalire alla radice indoeuropea ar-, che ha il senso primario di “an dare, mettere in moto, muoversi verso”.