Il mito di Medea si rinnova. Attingendo dalla visione di Euripide e Seneca lo mette in scena il dramamturgo e giornalista Gianmarco Cesario al Teatro Instabile Napoli, dal 31 marzo al 2 aprile. Medea la pazza, l’infanticida, la strega, la gelosa, l’assassina, la straniera (foto).
Un lavoro di indagine psicologica con attori solisti e coro si incrociano in scena per dare vita a una tragedia umana che, con gli occhi contemporanei, diventa una tragedia collettiva di emarginazione, sangue e dolore.
L’ambientazione è una desolata spiaggia del Mediterraneo, una Corinto che si avvicina alla siciliana Lampedusa o comunque a una delle tante dove oggi sbarcano gli esuli dai paesi d’origine, così come è successo a Medea e Giasone, costretti ad abbandonare le loro terre. Ma l’uomo, che non accetta la misera vita da rifugiato, ha appena abbandonato la moglie e i suoi figli, per la sua scalata sociale: sposare la figlia del re Creonte.
Medea, disperata, come una belva ferita medita la vendetta. Innamorata e disperata, come nella versione di Euripide, la protagonista qui ha anche il piglio, la spietatezza e la lucida follia dell’omologa senechiana, così come Giasone, è sicuramente l’egoista e solitario eroe della tragedia greca, ma anche l’esule debole, combattuto e vinto così come lo ha dipinto il tragediografo e filosofo latino.
Un conflitto di personalità, di dolore, risolutezza, amore e odio, che offrono molteplici spunti di riflessione, per temi che restano immortali e sempre contemporanei.
Spiega il regista: « La Medea infanticida è un’invenzione teatrale di Euripide, reiterata da quasi tutti gli altri autori, a eccezione della scrittrice tedesca Christa Wolf, la quale diede ai cittadini corinzi la responsabilità dell’orrendo delitto, architettato proprio per incolpare lei, la “diversa”. Nell’affrontare la mia regia ho, tuttavia, preferito lasciare a lei la colpa del gesto, rifacendomi più al finale di Seneca che a quello di Euripide, perché l’orrore di quanto compie è comunque una conseguenza di un processo di emarginazione e ghettizzazione al quale lei non sa rispondere in maniera diversa, liberando definitivamente i figli dal suo stesso destino di reietta, e, sicuramente anche per colpire nel modo più atroce Giasone, fino a quel momento inconsapevole del dolore vero che ha causato».
GLI ARTISTI IN SCENA
Rosalba Di Girolamo (Medea), Gianni Sallustro (Giasone), Nicla Tirozzi (Nutrice), Ciro Pellegrino (Creonte) e i giovani attori dell’Accademia Vesuviana del Teatro e Cinema: Tommaso Sepe, Stefania Vella, Nancy Pia De Simone, Elisa Sodano, Roberta Porricelli, Noemi Iovino, Carlo Pio Sepe, Anna Franzese, Lucia Saviano, Sara Ciccone, Maria Rosaria Martinelli, Domenico Nappo, Enrico Anunziata, e ancora con i piccoli Giovanni Menna e Rachele Ambrosio. Lo spettacolo è prodotto da FdV – Fratelli di Versi in collaborazione con Talentum Production.
Per saperne di più e prenotare
Teatro Instabile Napoli
iel. 3383015465
Teatro Instabile Napoli/ Gianmarco Cesario brings to the stage the (eternal) myth of Medea. The madness of marginalization
The myth of Medea is renewed. Drawing from the vision of Euripides and Seneca, dramamturge and journalist Gianmarco Cesario stages it at Teatro Instabile Napoli, March 31 to April 2. Medea the madwoman, the infanticide, the witch, the jealous, the murderess, the foreigner (photo).
A work of psychological investigation with solo actors and chorus intersect on stage to bring to life a human tragedy that, with contemporary eyes, becomes a collective tragedy of marginalization, blood and pain.
The setting is a desolate Mediterranean beach, a Corinth that approximates the Sicilian Lampedusa or at any rate one of the many where exiles from their countries of origin land today, just as happened to Medea and Jason, who were forced to leave their lands. But the man, who does not accept the miserable life of a refugee, has just abandoned his wife and children for his social climb: to marry the daughter of King Creon.
Medea, desperate, like a wounded beast meditates revenge. In love and in despair, as in Euripides’ version, the protagonist here also has the poise, ruthlessness and lucid madness of her Senecian counterpart, just as Jason, is surely the selfish and lonely hero of Greek tragedy, but also the weak, conflicted and defeated expatriate as portrayed by the Latin tragedian and philosopher.
A conflict of personalities, of pain, resolve, love and hate, offering multiple insights, for themes that remain immortal and always contemporary.
Explains the director Cesario: ” The infanticidal Medea is a theatrical invention of Euripides, reiterated by almost all other authors, with the exception of the German writer Christa Wolf, who gave the Corinthian citizens the responsibility for the horrendous crime, engineered precisely to blame her, the “different one. In dealing with my direction I have, however, preferred to leave the blame for the act with her, drawing more on Seneca’s ending than on Euripides’, because the horror of what she accomplishes is in any case a consequence of a process of marginalization and ghettoization to which she is unable to respond in a different way, by finally freeing her children from her own fate as an outcast, and, certainly also to strike in the most atrocious way Jason, up to that moment unaware of the real pain she has caused.”