Il sipario si apre sulle note melodiose, orecchiabili e discrete di un valzer di chiara impronta musicale italo-danubiana, un indicatore spaziale preciso di un’epoca e del suo gusto la Trieste dei primi anni Venti, un occhio che guarda al presente e il cuore rivolto al passato. Clima da finis Austriae, walzer e non foxtrot, marcette alla Radetzky e non charleston. Le signore dell’entourage familiare di Zeno Cosini di l a poco suoneranno brani da La vedova allegra, e canteranno da soprano da operetta. Tra due pareti scorrevoli socchiuse si intravede un grande specchio, la cui immagine rimanda all’occhio, alla vista, ma soprattutto alla metafora della conoscenza del mondo esteriore e interiore; annuncia il travaglio esistenziale del protagonista. E alla fine l’orologio, al posto dello specchio, indicher  l’inutilit  dello strumento, inadatto a cogliere lo scorrere ininterrotto del tempo interiore.
Incommensurabile. Nel volgere di due decenni dall’inizio del secolo, segnato dalla pubblicazione de L’interpretazione dei sogni e dallosquarcio rivoluzionario aperto da Freud nel mistero fitto dell’inconscio, la pratica psicoanalitica si è largamente diffusa e il famigerato divano dello psicanalista è diventato un arredo familiare anche agli occhi di Zeno che chiede lumi al medico dell’anima sui suoi disturbi di deambulazione di origine affatto nevrotica.

Questo l’incipit di una storia, nata dalla penna di uno scrittore outsider, Italo Svevo, in una Trieste da poco non più italiana e da sempre mitteleuropea, profondamente intrisa di cultura e umori austroungarici.
Una storia, quella di Svevo, non psiconalitica, ma ricca di ampi e frequenti riferimenti alla storia della psicoanalisi. Una storia difficile da adattare per il teatro, ma l’operazione,perfettamente riuscita al compianto Tullio Kezich nel lontano 1964, si dimostra valida ancora oggi e ad essa la regia sobria ed elegante, firmata da Maurizio Scaparro, conferisce un ulteriore valore aggiunto. Teatro classico di parola e classico negli allestimenti e nelle soluzioni sceniche e illuminotiche.
Nei panni del protagonista, Giuseppe Pambieri, attore evergreen che conserva intatti nel tempo figura e portamento eleganti, scioltezza di eloquio, voce ricca di calde e variegate suggestioni timbriche, poste per intero al servizio del personaggio di Zeno, dal quale entra ed escecon misura e maestria, alternandosi con il ruolo del narratore nel ripercorrere la sua vita. Una vita intera segnata dal mal di vivere,vissuto tuttavia con ironia e disincanto la morte del padre, l’amore non corrisposto per una donna che lo rifiuta, le nozze di ripiego con sorella di lei, l’eterna rivalit  con colui che sposando la donna amata diventa sua cognato e morir  suicida… E sullo sfondo della vita di Zeno, “omino di fumo”, una citt  dominata dal capitalismo finanziario e dalla speculazione, dall’etica del profitto e dai”pescecani”, gli arricchiti di guerra che ostentano con volgare arroganza la loro condizione di benessere.
Scrittura ancora attuale quella di Svevo per noi che viviamo in una condizione di imperialismo economico, la borsa campo di battaglia non meno cruento, con il suo eterno gioco altalenante, che incide sul destino dei singoli e di intere nazioni. Lo assecondano egregiamente Nino Bignamini, Giancarlo Cond con Silvia Altrui, Margherita Mannino, Guenda Goria, Marta Ossoli, Antonia Renzella, Raffaele Sinkovic, Anna Paola Vellaccio, Francesco Wolf, ciascuno perfettamente in linea con il suo personaggio. Cupe ed efficaci quanto basta le scene di Lorenzo Cutùli ,in sintonia con il momento storico e gli stati d’animo dei personaggi, sottolineati in chiave visiva dai costumi sobri e raffinati di Carla Ricotti, sapientemente giocati sui toni del bianco, del grigio e del nero.
Al Teatro Mercadante
si replica fino a domenica 23 marzo

www.teatrostabilenapoli.it/

INCONTRO CON SCAPARRO E PAMBIERI
Maurizio Scaparro e Giuseppe Pambieri incontrano il pubblico. E parlano dell’attualit  del testo che portano in scena, rispettivamente, da regista e attore. Venerd 21 marzo alle 17.30 allo spazio LIBRI&CAFF del Mercadante di Napoli. Conduce la conversazione Adriana Russo.

La coscienza di Zeno, nell’adattamento di Tullio Kezich del 1964,rientra nella trilogia di spettacoli del regista Maurizio Scaparro dedicati alla letteratura italiana del 900 insieme a Il sogno dei Mille di Cavosi e Eleonora, ultima notte a Pittsburgh di Ghigo De Chiara.
«Il nostro Novecento dichiara Scaparro è assai più ricco di quel che appare e merita perciò tutta l’attenzione e la passione di chi si occupa di cultura e di arte».

Una vicenda, quella di Zeno Cosini, che a un secolo circa di distanza si presenta di sorprendente attualit 
sul piano individuale, della crisi dell’uomo moderno e il suo destino all’alba del nuovo secolo e segnata dall’ingress            6                 è« «    oè  á«so della psicoanalisi; sul piano sociale, del rivolgimento dei valori e delle relazioni umane imposto dal Dio denaro. «In questo continua Maurizio Scaparro consistono la grandezza e l’attualit  dello scrittore triestino, che seppe guardare avanti con incredibile capacit  profetica la dimensione economica che cambiò la vita del suo Zeno Cosini è esattamente quella che sta cambiando adesso le nostre vite».

In foto, Pambieri in scena

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