La scena successiva è la scuola-laboratorio teatrale per 16 attori, precedentemente selezionati, promossa da Teatro pubblico campano.
Un progetto che nasce, secondo il direttore Alfredo Balsamo, dall’esigenza di dare alla Campania un ulteriore e nuovo spazio di alta formazione teatrale, per moltiplicare le possibilità di creare professionisti del settore.
La sede principale dei corsi è quella del teatro Parravano di Caserta, nel tentativo, non celato, di eludere il centralismo di Napoli per tutto quello che riguarda l’arte teatrale, a fronte di un discorso che si snoda in tutte le province, accomunate da una attività frenetica con produzioni importanti e un dialogo costante.
Caserta, quindi, come centro di un progetto innovativo che prende forma in un luogo che, dopo aver accorpato gli ambienti del vecchio municipio, si candida ad essere nucleo di formazione culturale ad ampio raggio.
La scena successiva, tuttavia, parte dalle salde radici della tradizione scenica napoletana, come ci dice Claudio di Palma, attore, autore e regista teatrale nell’orbita cappucciana e che qui è direttore del progetto.
Radici salde servono per resistere al vento canaglia e per guardare con serenità al futuro, andando anche contro vento, in quella doppia dinamica della tradizione che appartiene al teatro.
Infatti, se questo da un lato al passato, dall’altro lo tradisce in quel tradere per nulla paradossale che si annida in seno a ogni tradizione.
E la tradizione teatrale napoletana è l’unica al mondo che possa vantare una linea inesausta e ininterrotta che dagli oschi arriva fino a oggi, attraverso migliaia, milioni, di registi, attori, cantanti, artisti impegnati ad arrivare alla generazione successiva, a restare impressi nell’immaginario di un popolo antico quanto la sua arte teatrale.
Di questa tradizione occorre che gli attori del progetto (tutti tra i 18 e i 27 anni) siano a conoscenza e da qui si muovano in un percorso del quale saranno loro stessi a decidere il punto di arrivo.
Perché, prosegue Di Palma, se si conoscono le premesse e i motivi che danno il là al progetto, non se ne possono conoscere le potenzialità, né il destino ultimo.
L’importante è restare fedeli a quel perfezionamento dell’ozio artistico che permette, dopo secoli, di parlare ancora di teatro.
Il lavoro dell’attore (e dell’autore) di teatro, deve portare inscritta la voglia di perfezionarsi, l’amore per la minuzia.
Da qui il percorso di qualche mese che prevede docenze permanenti, in cinque aree: Prove di scena, affidata allo stesso Di Palma; La voce umana, affidata a Paolo Coletta; Meccaniche, gestito da Maurizio Azzurro; Il corpo e l’anima affidata ad Anna Redi; e il laboratorio di scrittura Lettera22 a cura di Fabio Pisano.
Particolare importanza ricopre la scrittura, per la tradizione napoletana. Scrivere per il teatro è scrivere per l’attore, e solo sapendo come si muove l’attore, conoscendolo, standoci a contatto, si può capire come scrivere per egli stesso. E Fabio Pisano scriverà per i 16 attori attingendo anche dall’ampio repertorio napoletano, che trova il suo primo testo conosciuto nell’epistola napoletana del Boccaccio, un esercizio stilistico che segna il passo tra la tradizione orale e quella scritta della lingua teatrale per eccellenza.
Le classi permanenti saranno integrate da masterclass a cui parteciperanno personalità di livello nazionale e internazionale, con grande spazio alla monografia dedicata all’arte di Eduardo e dei De Filippo.
Le brevi lezioni si muoveranno in ambiti differenti, dalle aule sull’arte drammatica affidate a Mimmo Borrelli, Lucia Calamaro e Ruggiero Cappuccio, alla musica per il teatro, per cui interverranno Nicola Piovani e Pasquale Scialò, arrivando alla Monografia defilippiana, che vedrà l’intervento di personaggi come Roberto Andò, Lino Musella, Gianfelice Imparato, Carolina Rosi.
Ospiteranno le lezioni e il lavoro, oltre al già citato Comunale di Caserta, anche il Teatro Nuovo di Napoli e la Fondazione De Filippo.
In un progetto che mette insieme professionalità del teatro con caratteristiche, storia ed estrazione varia, c’è il rilancio dell’arte teatrale campana, con il tentativo di rafforzare quelle relazioni trasversali che la caratterizzano.
Resta la trasmissione di un sapere fondamentale a una nuova generazione di attori chiamati a reinterpretare il teatro napoletano e la sua storia secolare.
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