Cinquanta di creatività. Li racconta il volume “La vita di mille colori di Tina Vaira” che sarà presentato alla Fondazione Humaniter di piazza Vantitelli 15 al Vomero (Napoli). L’evento (martedì 28 alle ore 18). L’incontro sarà introdotto dalla presidente della fondazione Marina Melogli, mentre a dialogare con l’artista e commentare la sua opera ci saranno Carlo Di Lieto, Fiorella Franchini, Maria Rosaria Riccio e Antonio Filippetti.
Nella pubblicazione realizzata per l’occasione dall’istituto di cultura del Mezzogiorno e molto apprezzata al recente “Salon du Livre” di Parigi, Antonio Filippetti ribadisce l’esemplarità del percorso artistico di Vaira in quanto la stessa biografia dell’autrice consente di capire “ il dipanarsi di un percorso che ha cavalcato circa mezzo secolo di storia individuale e collettiva attraverso la quale è possibile farsi ora una ragione di un’avventura creativa complessa ed affascinante. Gli interessi dell’artista hanno coinvolto per così dire le diverse stagioni dell’evoluzione intellettuale dell’ultimo secolo ritrovando riscontri e cittadinanza nelle diverse espressioni che caratterizzano la “modernità”, laddove il linguaggio creativo è sempre circolare, spaziando dall’arte figurativa alla poesia e alla letteratura e alla musica.”
Forse la svolta più significativa arriva negli anni settanta che condurranno l’artista alla piena maturità , nondimeno va sottovalutato l’incessante rapporto lirico-sentimentale che lega Tina al territorio della costiera: Massalubrense, Positano, sono i luoghi in cui si esercita non solo la fantasia creativa ma si consolidano rapporti interpersonali umani ed artistici e si inverano esperienze destinate ad avere corpo ed anima nella produzione della pittrice. Intanto gli amici abituali e la scoperta di un mondo rappresentato da personaggi capaci di dare linfa a emozioni e sensazioni indimenticabili, sempre nello scenario di un territorio unico e irripetibile.
Tina annota nel suo diario prima ancora si direbbe di tradurre il tutto sulla tela. Sono le amicizie che non si perdono e che riecheggiano puntualmente nell’ispirazione, giacché alcuni incontri non si possono davvero dimenticare, come quello col pittore Morgan conosciuto in anni lontani e tuttavia destinato a segnare un’epoca. Il tutto si potrebbe dire condito dalla consapevolezza di un vitalismo assunto come cifra esistenziale, come tramite indispensabile di arte e di vita.
In foto, Tina Vaira. Sullo sfondo, una sua opera