Carnale e genuina. Posseduta dalla sua spontaneit e in perenne ricerca dell’amore. Genny Flowers, uscita dalla penna di Pasquale Ferro circa una decina di anni fa e messa in scena (da poco) a san Giorgio dallo stesso autore in veste di regista. Elogiata dal pubblico del Centro teatro spazio (ora diretto da Vincenzo Borrelli), dove cominciò l’avventura artistica di Massimo Troisi negli settanta, Genny si è sdoppiata sulla scena interpretata dal bravissimo Raffaele Speranza, ballerino e coreografo, oltre che attore, ha affrontato la platea dialogando con un infermiere, il suo alter ego, rappresentato da Vincenzo Iavarone, una specie di grillo parlante; la sua coscienza, che ha la capacit , allo stesso tempo, di trasformarsi in personaggi differenti, amanti o amici della trans più bella di Napoli.
Pubblicato nel 2002 con il sottotitolo, “Confessioni di una travestita in attesa di pensioni di invalidit ” (edizioni SukLibri) il testo, presentato gi sul palco dei teatri Il Primo e Sancarluccio con due regie diverse, ha ritrovato il suo autentico vigore con una scenografia essenziale (un letto, un carrello e una sedia) e un ritmo brillante.
La vicenda , nel racconto dei due, viene fuori con l’originaria energia tragicomica. Chi è Genny? Una lei/lui che mette a nudo le debolezze di una societ borghese e ipocrita, dove uomini in giacca e cravatta vanno a cercare le trans sul marciapiede, per tornare poi a casa da moglie e figli. Non è pazza anche se molti la vorrebbero tale, ripercorre la sua vita, mai rassegnata alla solitudine, piuttosto costellata di storie difficili, finch l’infermiere non l’accompagna verso un viale inondato di luce «Vai Genny, tanto tu sei solo una fantasia». E lei si allontana, colpendo diritto al cuore gli spettatori, giovani e maturi. Decisa a conquistare altri applausi in un tour italiano.
In foto, due momenti della messinscena