Forse avrebbe esclamato «Ma mi faccia il piacere!» Alla notizia dell’Università Federico II. Che, a 50 anni dalla scomparsa, gli conferisce la laurea honoris causa in discipline dello spettacolo. Mercoledì 5 aprile, alle 12. In questa occasione nell’Aula Magna dell’Ateneo Renzo Arbore terrà una speciale Laudatio: “Totò è eterno. Non c’è persona più meritevole di lui a ricevere una laurea alla memoria, quasi unica nel suo genere”.
A proporre l’iniziativa è stato proprio Arbore: «Ha incarnato e portato sullo schermo tutte le “articolazioni” dello spettacolo: dalla mimica alla comica, che gli riuscivano particolarmente spontanee, a quella teatrale e cinematografica, acquisite da una lunga esperienza personale che Totò ha vissuto e saputo catturare. Una cultura che rispecchia anche una napoletanità nobile che, nella sua carriera artistica e sociale, ha sempre rappresentato naturalmente».
Con lui ci saranno il rettore Gaetano Manfredi, il pro-rettore Arturo De Vivo e Matteo Angelo Palumbo, docente di Letteratura italiana alla Federico II.
Spiega Manfredi: «E’ stato senza dubbio uno dei più straordinari interpreti dello spettacolo comico teatrale e cinematografico italiano, lasciando contributi incisivi anche come drammaturgo, poeta, paroliere e cantante. Il suo impegno come attore, la sua strepitosa, indimenticabile motilità fisica hanno saputo attingere alla grande tradizione della commedia dell’arte, ma anche sfruttare – come non mancarono di notare prontamente Pier Paolo Pasolini e Carmelo Bene, suoi grandi ammiratori – la relazione strettissima tra marionetta e corpo umano teorizzata e praticata dalle avanguardie storiche. Nato e cresciuto prima degli anni ’40 del secolo scorso, Totò ha saputo mettere in scena, a teatro, a cinema e in televisione, la tendenza tipicamente italiana del secondo dopoguerra alla fusione tra il “popolo” e la “piccola borghesia”, ancora attratta dall’aristocrazia: “il principe De Curtis”».
In alto, un’immagine di Totò