“Quando nacque il nostro pianeta, il più bell’incontro tra mare e terra avvenne in Montenegro”. Lord Byron, genio poetico dell’Ottocento, portavoce della sregolatezza tra scandali di vita e amore, in fuga dall’Inghilterra, ne fu folgorato e così l’immortalò nei suoi pensieri affidati in eredità al mondo.
Un’emozione dello sguardo che vale la pena vivere ancora oggi, accarezzati da una bellezza mozzafiato, in vacanza con Voyage Privé. Costeggiando i tornanti che accompagnano i raggi del sole nell’abbraccio intenso con le sfumature adriatiche del Mediterraneo. Per raggiungere le bocche di Cattaro, il più esteso (28 chilometri) e suggestivo fiordo del Sud d’Europa, sito riconosciuto dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Dove quiete e dolcezza del paesaggio diventano armonia necessaria per l’anima. Un angolo di tranquillità, al riparo dal caos quotidiano.
Dopo la discesa nell’incanto del mare, da percorrere in particolare al tramonto per godersi tonalità fiabesche, la visita alla città di Kotor (questo il nome in lingua montenegrina e serba) offre un irresistibile tuffo nella storia. Dove ci si immerge attraversando la Porta del mare e infilandosi nelle viuzze fino alla piazza d’armi che svela la Torre dell’orologio pendente, costruita ai tempi dell’amministrazione veneziana (1420-1797) di cui resta profonda traccia architettonica. Per scrogere la colonna dell’infamia, luogo della pubblica vergogna per i cittadini che dovevano, per qualche ragione, scontarla pubblicamente.
Poco distante, Perasto, la fedelissima gonfaloniera. Così fu chiamato il borgo per aver aiutato, durante un assedio del 1368, la flotta veneta. L’ambientazione è pittoresca: merita una passeggiata notturna in riva al mare dove si può cenare in uno dei tanti locali che costellano il percorso. Da qui, pochi minuti, in barca per poter mettere piede sull’isola artificiale Madonna dello Scapello, accanto a quella di San Giorgio.
Sull’isolotto, galleggia la leggenda legata ai fratelli Mortesic: i due pescatori nel 1542 rinvennero su uno scoglio l’icona della Vergine Maria. L’immagine, collocata nella chiesa di Perasto, sparì nelle ore notturne per poi rispuntare di nuovo sullo scoglio dello scalpello. L’episodio profumava di prodigio: così gli abitanti decisero di erigere un santuario in suo onore.
Davvero fascinoso lo scenario della chiesa attuale (riedificata nel ‘600 e restaurata dopo il terremoto del 1979), tanto che non è difficile per i turisti assistere all’ingresso di giovani coppie che la scelgono per convolare a nozze. Qualcuna organizza anche un brindisi per gli invitati nell’ampio spazio esterno, accompagnati dalla musica di artisti ingaggiati per il cincin di buon augurio.
Tra le opere custodite all’interno, la commovente testimonianza di amore eterno ricamata in oro e argento da una donna del luogo: Jacinta Kunić-Mijović impiegò venticinque anni per realizzare il prezioso arazzo votivo, aspettando il ritorno del marito cui avrebbe voluto donarlo. Fino alla cecità, intessendo tra i fili persino i suoi capelli.
Di un altro matrimonio racconta il palazzo, stile liberty, completamente arredato del primo e ultimo sovrano Nicola, a Cettigne, antica capitale del regno, quello della principessa Jelena Petrović-Njegoš che, di fede ortodossa, per sposare Vittorio Emanuele III di Savoia si convertì a quella cattolica. Regina consorte fino al 1946 quando gli italiani votarono per la Repubblica.
Elena del Montenegro emerge dai ricordi attraverso le foto di famiglia, in un ambiente intimo più evocativo di una dimora aristocratica che reale. Tra armi, dipinti, bandiere, francobolli e altri oggetti storici, schegge di un piccolo universo antico. Uscendo, pochi passi passi a piedi per entrare nel Monastero dove un sarcofago accoglie la mano di san Giovanni Battista e un frammento della vera croce di Gesù.
Tra le altre gemme di un paese che cammina spedito verso l’Unione europea adottandone la moneta pur non facendone ancora parte, Budva, Miami del Montenegro; l’acqua cristallina della spiaggia di Sveti Stefan e il lago di Scutari. In un microcosmo di meraviglie da scoprire, aprendo il cuore a curiosità e conoscenza. Guidati dal suggerimento di Ungaretti, papà della nostra poesia ermetica: “la meta è partire”.