Se ti inoltri nei vicoli adiacenti a via Toledo, precisamente nel cuore dei quartieri Spagnoli, e per caso incontri una signora bionda, decorosamente vestita,dignitosa nei gesti e nel guardare, ascoltando il suo parlare ti viene voglia di chiederle «Signora, chi siete? ». E, lei, scrutandoti, guardandoti con la coda dell’occhio (come fanno tutte le persone che hanno subto la strada e che ti leggono l’anima anche senza parlare ho ascoltare) ti potrebbe anche offrire un caffè nella sua casa, ti potrebbe anche offrire la sua simpatia, la sua cultura del sapere, il sapere che solo la vita dei vicoli ti può insegnare, e che nessun diploma o laurea ti regala.
Cos succede che, insieme, davanti a un caffè ci raccontiamo, lei parla con una cadenza che sicuramente non è napoletana, lei parla di quando era ragazzino, di quando, dopo una storiella d’amore con un adulto, fu cacciato di casa. Dopo che l’uomo l’aveva sedotto per poi riferire a tutto il paese di Avetrana l’accaduto.
Il bambino cacciato di casa, sporco, affamato, viveva arrangiandosi nel dormire, nel mangiare e quant’altro e la sua vocina dell’anima gli rimbombava nella testa "Scappa Tarantina, scappa, da questo paese di malfattori, che non capisconol’amore, scappa Tarantina, scappa".
Tra mille peripezie, la Tarantina scappò e fin dalla padella alla brace nel sito che era Taranto, lavorava come giovane di barbiere. Poi conobbe un soldato di stanza che aveva finito la sua leva e lo convinse a portarlo con s a Napoli. Durante l’allucinante viaggio, Tarantina sognava i suoi sogni di bambino che fuggiva da un paesino che le aveva imprigionata l’anima, derubata la sua fanciullezza…
Scappa Tarantina, scappa… Arriva a Napoli, una citt  smembrata dai bombardamenti (la guerra era appena finita) ma anche una citt  illuminata a festa, era Piedigrotta e tra le fastose luminarie Tarantina si perdeva in questa bellezza mai vista, ma perse anche il militare, il tapino l’abbandonò.
Dormiva nei cantieri, sotto i portici mangiava mele prese dalla spazzatura, cos fu che una donna notò questo scugnizziello e lo accolse, tutti lo chiamavano ‘o fummenello. A Tarantina, pur non conoscendo questo termine, piaceva essere apostrofata cos.

Da l la strada fu breve, subito venne avviata alla
prostituzione, nonostante avesse solo dodici anni.
Viveva bene, i soldi non le mancavano, anzi, e lei ricordando la fame che spesso l’accompagnava, era sempre pronta ad aiutare tutti, poi decise di diventare trans, usa gli ormoni dell’epoca, “Progino”, divenne bella perch era predisposta alla bellezza.
Decise insieme a una sua amica di andare a Roma, dove, dopo varie peripezie entra nel bel mondo, conobbe Brigitte Bardot, Fellini, Pasolini, Novella Parigini, Parisi e tanti nomi che accoglievano questo personaggio con simpatia e desiderio, ma anche a Roma veniva inseguita dalle polizie, e cap che il suo cuore è Napoli, i quartieri Spagnoli dove si sente tutelata e amata.
Ritornò nella sua citt  (perch lei si sente napoletana). Oggi è una donna di quasi ottanta anni, su di lei sono stati scritti tantissimi articoli, persino un libro, attualmente sta girando uncortometraggio/intervista con il regista Fortunato Calvino, ma sogna riconoscimenti che attualmente istituzione L.G.B.T. non le tributano. Alle persone come Tarantina, Coccinella, e a tante altre come loro dobbiamo riconoscere quel minimo di libert  e di diritti che oggi abbiamo. Non dobbiamo mai dimenticare la storia, dobbiamo conservare la memoria. Loro hanno subito la carcerazione, la fame, l’oltraggio, ma sempre come statue si mettevano sui marciapiedi, imponendosi con la loro caparbiet , con il loro coraggio.
Venivano insultate, aggredite e gli stessi aggressori di notte, di nascosto al buio le pagavano e si innamoravano. Ma, come al solito, alla luce del giorno, pubblicamente le evitavano con
gli occhi bassi e minacciosi.
Queste poche righe non fanno giustizia a Tarantina, perch la storia è tormentatamente bella. Lei dice «Se tornassi indietro rifarei tutto quello che ho fatto, compreso gli errori, ma ricordare le mie strade è bellissimo, vorrei oggi un mondo migliore anche per le attuali trans che subiscono la strada, un mondo senza cattiveria, dove possono aiutarsi l’una con l’altra e invece. Vorrei che mio fratello, ultracentenario, non sbuffasse quando sente parlare di me, ma comunque ho riallacciato un buon rapporto con le mie nipoti. Ma sono felice di quello che posseggo e di quello che non posseggo, almeno io ho vissuto».
Le utopistiche parole di Tarantina ti emozionano, come emoziona la sua semplicit , ma anche il suo modo diretto di dire quello che pensa. Brava Tarantina, tutti quelli che ti amano ti augurano tanta felicit .

Il libro
La Tarantina e la sua «dolce vita» (ed. Ombre corte)
Il racconto autobiografico di un femminiello napoletano
Raccolto da Gabriella Romano con un saggio di Eugenio Zito

In foto, la copert     ina e, in basso, la giovane Tarantina

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