Una mostra per far conoscere e prevenire. Ecco un altro interessante progetto proposto dal Circolo culturale Antinoo Arci Gay Napoli. In un momento in cui l’informazione dovrebbe coinvolgere i nostri giovani ma i mass media raramente si interessano del problema HIv.
Solo poche associazioni, attivisti e persone di coscienza cercano di divulgare la storicità della famigerata Aids. Nella nostra città, da quando la malattia veniva definita la peste degli omosessuali, il circolo Antinoo si è sempre attivato avvalendosi di professionisti del settore.
Oggi come ieri dobbiamo invogliare i giovani a sottoporsi al test, è rapido, gratuito presso le strutture sanitarie, nella sede Arci Gay e nei vari circoli ricreativi omosessuali, ma soprattutto è anonimo, è chiaro che i test sono per tutti, di qualsiasi sesso, età, etnia. Per questo consigliamo il test, per questo consigliamo di essere informati.
Proteggi la tua salute, usa il preservativo.
Knet (Carlo Oneto)
Intanto, questa bellissima iniziativa (che coinvolge artisti, detenuti e studenti contro la sierofobia ) ha bisogno della vostra grande attenzione, anche perché sarà un momento di confronto e di conoscenza.
Il Comitato Arcigay Antinoo Napoli, in occasione della giornata mondiale di lotta all’Aids ha organizzato, come ogni anno, in una serie di eventi sul territorio per diffondere una corretta informazione scientifica su Hiv e Ist (Infezioni Sessualmente Trasmissibili)e per rendere sempre più efficaci i meccanismi di prevenzione do contrasto alla sierofobia.
Nell’ambito del progetto Street haart finanziato coi fondi del Bando Community Award di Gilead 2018, venerdì 22 novembre, alle 18, si inaugura a Palazzo Venezia in via Benedetto Croce (nel cuore antico di Napoli) un’esposizione che prova a ripercorre la storia dell’Hiv dalla nascita ai giorni nostri.
Lo scopo è informare la cittadinanza sulle nuove scoperte scientifiche e sui mezzi di prevenzione. La mostra, che sarà poi itinerante, vuole, inoltre, combattere lo stigma verso le persone sieropositive attraverso la rappresentazione dei nuovi studi da cui si evince che i sieropositivi in cura, con virus non rilevabile non possono trasmettere il virus.
Il tema verrà trattato da artisti sierocoinvolti, in particolare ci saranno le opere realizzate dai detenuti della casa circondariale Giuseppe Salvia di Poggioreale, dove, in questi mesi, grazie al supporto direttrice, Maria Luisa Palma, e dell’amministrazione penitenziaria, è stato realizzata, nel padiglione Salerno, dopo un corso di formazione ai detenuti tenuto dai nostri esperti, un’opera murale sul tema dell’Hiv e della prevenzione.
L’affresco di Poggioreale di fatto rappresenta la prima opera d’arte sull’Hiv realizzata in una struttura detentiva italiana, la più grande, per numero di detenuti, dell’Europa occidentale.
Alla mostra di Palazzo Venezia saranno esposte anche le opere degli studenti e delle studentesse del liceo statale Giorgio de Chirico di Torre Annunziata che hanno affrontato le paure e le fobie sulla tematica, esprimendosi durante le lezioni con i nostri formatori attraverso il linguaggio dell’arte, apprendendo contemporaneamente gli elementi di conoscenza necessari a una corretta prevenzione, destrutturando e liberando le paure dai pregiudizi attraverso proprio la rappresentazione artistica.
Martedì 26 novembre ci sarà l’evento conclusivo, a Palazzo Venezia: verrà presentato, nell’ambito della rassegna letteraria Poetè, il libro Febbre di Jonathan Bazzi.
Del progetto ci parla l’artista Knet (all’anagrafe Carlo Oneto) impegnato anche nell’iniziativa Al di là del muro. Che parte dall’espressione sieroconvolti. «Artisti e persone sieropositivi o sieronegativi ma che hanno una conoscenza del virus ravvicinata ( parente, compagno, genitore, amico) o che abbia partecipato a corsi informativi. Forse sarebbe anche ora che tutti fossimo sierocoinvolti, chi conosce il pericolo lo combatte , la conoscenza è obbligatoria per proteggere i nostri giovani».
E si presenta ai nostri lettori. «Sono laureato in sociologia, ma da sempre appassionato di Kandinskij, Van Gogh e Picasso, dopo varie esperienze mi dedico Street Art. Una delle mie opere è “I portoni della diversità” (Casa della Diversità in vicolo San Geronimo 19, Napoli). Spray e smalto all’acqua. Ispirato alla transessuale Sylvia Rivera (1951-2002), che lanciò per prima una bottiglia contro le forze di polizia che fecero irruzione in un bar di Stonewall il 28 giugno 1969, dando così il via ai moti per cui si celebra oggi il Gay Pride».
Ma il suo interesse va oltre le tematiche omosessuali. «E’ il caso di “Ironia della morte”: il corpo di Aylan, il bambino siriano annegato nel tentativo di migrare da Bodrum, Turchia, all’isola greca di Cipro, il 2 settembre 2015. Ricorda tristemente che non si finisce mai di morire e in quest’orribile spettacolo ognuno di noi conficca nel bene e nel male la sua misera bandierina. Ancora “Trattamibene Liberami”, opera da animare con realtà aumentata, pittura e spray su bus. Per guardare l’animazione, inquadrare con uno smartphone su carta o pc attraverso la app Bepart. Una mano che, idealmente, rappresenta i progressi scientifici e l’informazione, fa esplodere la bolla virus che racchiude le persone che convivono con l’Hiv, permettendo loro di uscire dall’isolamento e tornare a vivere in società alla pari degli altri».
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